Alla corte di Ruth – RBG: la vita meravigliosa di Ruth Bader Ginsburg

Dalle maniere timide ed eleganti, sempre moderata, con una corporatura esile e una voce leggera, ma un carattere di ferro. Quello che l’ha portata a diventare la seconda donna ad essere nominata, nel 1993 da Bill Clinton, tra i nove componenti della Corte Suprema degli Stati Uniti e un’icona indiscussa nella lotta per la parità dei sessi e i diritti delle donne. In un nome, Ruth Bader Ginsburg.

Figura pop dei nostri tempi, la giudice Ginsburg e la sua storia straordinaria sono al centro del docufilm di Betsy West e Julie Cohen, Alla corte di Ruth – RBG, che vanta due candidature agli Oscar 2019, nelle categorie miglior documentario e miglior canzone.

La Ginsburg nasce a New York nel 1933 e nel 1956 viene ammessa, insieme a sole otto donne, alla facoltà di Legge di Harvard. Si laurea con voti brillanti mentre cresce la prima figlia avuta dal compagno di una vita, l’avvocato fiscalista americano Martin D. Ginsburg. Ma, finita la scuola, si scontra con un mondo maschilista in cui viene rifiutata dagli studi legali in quanto donna. Un mondo che proverà e riuscirà, passo dopo passo, a cambiare.

Mentre insegna, negli anni Sessanta una Ruth ancora giovane comincia a raccogliere quelle istanze di emancipazione femminile che diventeranno le fondamenta della sua carriera. Ed è in questi anni che si concentrano le cinque cause iconiche, vinte dalla Ginsburg, che fanno ancora oggi della giudice una pioniera nella lotta incessante per la parità dei diritti e contro le discriminazioni di genere.

Attraverso un mix di interviste contemporanee dal taglio giornalistico che si intrecciano a filmati di repertorio, West e Cohen costruiscono un’immagine a ragione celebrativa di un magistrato donna che ha cercato il cambiamento con passi moderati e senza mai puntare ad una rivoluzione immediata del sistema.

Un magistrato che, a ottantacinque anni, è ancora una vera rockstar che i millennial chiamano “Notorious RBG”, dal nome d’arte del celebre rapper Notorious B.I.G.

Le registe non mancano nemmeno di scavare teneramente nella vita privata di una Ginsburg che, per sua stessa ammissione, ha ottenuto i propri risultati grazie alla presenza di un marito straordinario. Pacata e timida lei, socievole e scherzoso lui, sono stati una coppia ammirata da tutti, il cui legame trova intelligentemente spazio in Alla corte di Ruth – RBG.

Quello che ne viene fuori è un documentario avvincente, tenero, curioso, a tratti divertente e moderno, che cattura l’attenzione dall’inizio alla fine e incolla gli occhi su una figura straordinaria dei nostri tempi.

 

 

Valeria Gaetano