Cambio tutto: Lodovini casa e… Chiesa

Ritorno alla commedia per il torinese Guido Chiesa, dopo il riuscito Belli di papà ma anche i dimenticabili Classe Z e Ti presento Sofia, Cambio tutto – disponibile su Prime Video dal 18 Giugno 2020 – si basa bene o male su un interrogativo: cosa accade quando una lavoratrice quarantenne di città, sottoposta ad ogni tipo di stress, decide di passare dall’essere totalmente incapace di farsi rispettare al tirare fuori la propria rabbia in cerca di un riscatto?

È ciò che succede ad una Valentina Lodovini che, responsabile marketing di un’azienda e dal compagno che è uno squattrinato e approfittatore pittore dalle fattezze di Dino Abbrescia, non solo è alle prese con un nuovo, non molto maturo capo inesperto e incline al fascino delle giovani impiegate interpretato da Andrea Pisani, ma si ritrova come sua supervisor una odiosa influencer.

Del resto, nel corso della oltre ora e mezza di visione – rifacimento del cileno Sin filtro – non risultano davvero assenti evidenti critiche rivolte a questi individui che, in un’epoca in cui “la cultura non fattura”, hanno discutibilmente finito per diventare parte integrante delle strategie di comunicazione.

Oltre all’ora e mezza la cui protagonista, oltretutto consumatrice di tranquillanti, comincia improvvisamente a cambiare la propria esistenza dopo essersi rivolta ad un counselor olistico incarnato da Neri Marcoré, esternando e concretizzando giorno dopo giorno ogni azione da sempre trattenuta che le passa per la testa.

All’insegna di una non troppo originale idea di base, quindi, che, se da un lato può ricordare il Michele Placido di Viva l’Italia!, preso a sfoderare tutte le verità che non aveva mai detto prima, dall’altro richiama vagamente alla memoria il punto di partenza di Amore a prima svista di Bobby e Peter Farrelly.

Anche perché, con un cast comprendente, inoltre, Nicola Nocella, Libero De Rienzo, Valentina D’Agostino e Flora Canto, Cambio tutto strizza chiaramente l’occhio alle commedie americane a stelle e strisce, soprattutto a quelle di taglio femminile.

Tanto che potrebbe risultare consigliabile esclusivamente a spettatrici in vena di cavalcata della sempre più abusata e stucchevole onda del Girl power tipica di questa prima metà del XXI secolo; in quanto, tra rare occasioni per (sor)ridere e difficilmente non avvertibile fiacchezza narrativa, l’insieme finisce per evolversi all’insegna della palese mancanza di fantasia… proprio come nella banale scelta di una colonna sonora annoverante ormai sfruttatissimi classici delle note quali Knock on wood di Amii Stewart e Think di Aretha Franklin.

 

 

Francesco Lomuscio