Flaminia: Roma Nord in flawless per Michela Giraud

Flaminia segna l’esordio dietro la macchina da presa per la comica e conduttrice televisiva Michela Giraud, la quale ne incarna anche la protagonista: una ragazza che vive a Roma Nord ossessionata dallo stare in forma, dagli abiti alla moda e, come dice lei, dall’essere “flawless”.

La nostra è una ricercatrice in diritto civile e sta per sposare Alberto, portato sulla scena da Edoardo Purgatori, giovane di bell’aspetto che eccelle nel rugby ed è desiderato dalle ragazze più avvenenti della Roma bene.

La famiglia del suo futuro marito vuole questo matrimonio solo per interesse economico, all’insaputa di Flaminia che crede Alberto davvero innamorato di lei. Dal canto loro anche i suoi genitori, i De Angelis incarnati da Antonello Fassari e Lucrezia Lante della Rovere, spingono per questa unione poiché Alberto è figlio di un importante diplomatico dai connotati del compianto Andrea Purgatori e di una donna molto impegnata in opere di beneficenza nell’alta borghesia romana, con il volto di Nina Soldano. I De Angelis hanno un chiodo fisso: la scalata sociale come ossessione, poiché il padre di Flaminia è un chirurgo plastico che “rifà tette e culi” e, per tutti, loro sono solo degli arricchiti.

A due settimane dalle nozze, però, irrompe un’inaspettata sorpresa: la figlia di primo letto del dottor De Angelis, che è stata cacciata temporaneamente dalla comunità che l’aveva in cura. Ludovica, ovvero Rita Abela, è la sorellastra di Flaminia, che ha dato fuoco al proprio letto nella struttura che la ospitava. Flaminia farà dunque qualunque cosa per riportarla da dove è venuta, in modo da impedire che mandi a monte il suo matrimonio. Sua sorella rappresenta l’esatto contrario delle proprie fissazioni, in quanto è estremamente corpulenta e dal comportamento che non è conforme alle amicizie che frequenta, su tutte le ragazze più viziate e viziose di Roma Nord, ovvero Catherine Bertoni De Laet, Ludovica Bizzaglia e Francesca Valtorta.

Flaminia è un film in cui la Giraud si racconta, poiché il personaggio di Ludovica è ispirato alla sorella nella vita reale. Le dinamiche però non convincono, in un lungometraggio che esordisce con battute da stand up comedy, palcoscenico da cui proviene la regista, per poi esplorare tematiche molto serie quali il body shaming e i problemi di salute mentale. Il tutto si scontra con gag ripetitive e scontate che sottraggono credibilità alla parte drammatica. Il registro narrativo è sconclusionato e sbilanciato, figlio di una sceneggiatura insufficiente e una regia che si limita ad un compitino elementare che non sarà sicuramente ricordato.

Ciò che emerge è che si desidera essere ciò che non si è: nel caso di Flaminia il non poter mai somigliare alle sue amiche, quando in prima analisi è lei che non accetta se stessa. In questo caso spicca la gag in cui Flaminia prende in giro chi guarda la Giraud (quindi se stessa) in televisione definendola una burina. Un’autoironia impressa in una sorta di specchio in cui la vita riflette l’arte e viceversa? Troppe pretese, comunque, per un film che, quando si prende sul serio, strizza l’occhio al politicamente corretto; stante la rivalutazione di un rapporto con la sorella, un ex marito spuntato all’improvviso e una Roma Nord impeccabile ma non troppo. La sensazione, infatti, è che Michela Giraud, almeno per adesso, si sia imbarcata in un’avventura più grande di lei.

 

 

Fabrizio Battisti