La terra dell’abbastanza: il fascino del male

La terra dell’abbastanza è la storia di Manolo (Andrea Carpenzano) e Mirko (Matteo Olivetti), due giovani ragazzi che si conoscono fin da bambini. Entrambi sognano, subito dopo il diploma alberghiero, di poter fare un lavoro che li salvi dalla loro quotidianità, basata sullo “svoltare” poche decine di euro in più per poter aiutare i genitori, come fa Mirko con la madre, o per poter comprare un regalo carino alla fidanzata.

Tutto cambia, però, improvvisamente, senza che nessuno dei due sia pronto a ciò che sta avvenendo: a causa di un incidente automobilistico, prima Manolo, poi Mirko, si trovano proiettati in una realtà di violenza e sfruttamento, dove una vita umana perde significato, se non affiancata da una cifra.

La terra dell’abbastanza è un limbo che divide ciò che era prima dell’incidente da ciò che accade dopo. È un territorio di caccia, dove Mirko e Manolo inseguono il mal capitato di turno, ma, a loro volta, sono inseguiti dal senso di colpa e dall’opprimente giudizio sociale.

Da carnefici, i due giovani protagonisti sono, a loro volta, vittime di una società che li ha emarginati, relegati in una periferia dove delinquere è più redditizio che studiare.
Ne La terra dell’abbastanza non c’è spazio per il rimorso, come ricorda Manolo a Mirko, a cui dice “Sono solo contento che è andata bene. Che ci dobbiamo pensare tuta la vita?”, senza rendersi realmente conto che la loro vita è terminata quando hanno abbandonato i propri sogni di un’esistenza normale.

A guidare i due protagonisti nella loro nuova esistenza fatta di criminalità e violenza c’è la mano invisibile del capo del Clan Pantano, (Luca Zingaretti), che, a tratti, sembra essere l’unico ad avere quasi pietà per i due giovani che stanno gettando la loro vita.

Mentre Manolo e Mirko sono perdonabili, perché spinti dall’incoscienza e dalla fame di essere e di imporsi in una società di adulti, caratteristica che appartiene all’adolescenza, imperdonabile è il padre di Manolo (Max Tortora), il quale sfrutta la tragedia accaduta al figlio per avere un riscatto sociale, contento di una disgrazia che non fa che portare distruzione, andando a cancellare ogni forma di normalità e di quotidianità nella vita dei due ragazzi.

La terra dell’abbastanza, primo lungometraggio dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, è una spirale di disperazione ed emarginazione, dove lasciare andare è più facile che cercare di rimediare. In un crescendo di dolore e di perdita, i due protagonisti dimostrano doti attoriali fantastiche, soprattutto tenendo conto della loro giovane età e della altrettanto giovane età dei due registi.

 

 

Mara Carlesi