LIVIO CEPOLLINA PRESENTA: LE RECENSIONI DI MAURO SCACCHI

In questo periodo ad alto tasso di smottamenti interiori e terrestri, nel bel mezzo di cambiamenti epocali, dove la ruota della nemesi ha appena varcato la soglia del Nuovo sporcandolo dei nostri sbagli nel Vecchio, Dan Brown, raro esempio di talento e di abilità spirito – imprenditoriale, come un Google Maps attento sì – alle strade, ma anche (e soprattutto)  agli incassi, ci guida in una Firenze fortemente contagiata da chi in passato attraverso l’arte la rese immortale e pregna di messaggi. E sarà proprio dentro questi messaggi che  si tesserà la trama di questo eccellente thriller muovendo la sua inquietudine fra i paradossi e le minacce della scienza.

Questa volta Mauro Scacchi ci presenta l’”Inferno”.

 

Inferno (Dan Brown; Mondadori, Milano 2013; pp. 528, € 25).

Recensione su CronacaQui, 30 maggio 2013

Dan Brown e l’Inferno dantesco 

Lo statunitense Dan Brown è un maestro indiscusso di thriller. I suoi libri hanno venduto oltre 150milioni di copie e in Italia sono pubblicati da Mondadori. “Il Codice da Vinci” (2003), “Angeli e demoni” (2004) e “Il simbolo perduto” (2009) hanno come protagonista Robert Langdon, professore di Simbologia a Harvard, uno dei personaggi letterari meglio riusciti di tutti i tempi. A distanza di quattro anni dall’ultimo titolo, Dan Brown torna a svettare nelle classifiche con “Inferno” (2013); qui Langdon deve affrontare enigmi di difficile soluzione e inquietanti individui come il Rettore, capo di un’organizzazione segreta chiamata Consortium. La storia inizia a Firenze nell’ospedale dove il professore è ricoverato. L’esperto di simboli non ricorda nulla dei giorni precedenti ed è preda di visioni apocalittiche. Pochi attimi dopo qualcuno tenta di assassinarlo. Sarà la misteriosa Sienna Brooks a farlo fuggire e ad accompagnarlo nelle successive peripezie. La Divina Commedia e Dante fungono da espedienti narrativi funzionali a una trama ottimamente dispiegata. L’arte italiana, come la “Mappa dell’Inferno” di Botticelli, viene cantata dall’autore con profonda ammirazione. Langdon si troverà a giocare una partita voluta da Bertrand Zobrist, geniale scienziato che ha messo in moto una serie di eventi al termine dei quali si dovrebbe risolvere il problema del sovrappopolamento. Il movimento transumanista, secondo cui l’umanità deve sfruttare la scienza per evolversi, ha la sua parte nella vicenda. I continui richiami alla Morte Nera, peste che nel Trecento uccise un terzo degli europei, fanno pensare al peggio. Azione allo stato puro si alterna a momenti di riflessione sulla bioetica, passando per la storia dell’arte. Dei quattro libri sopra citati i primi due sono già stati portati sul grande schermo e “Il simbolo perduto” lo sarà l’anno venturo; non sarà quindi improbabile anche un film tratto da “Inferno”, magari sempre con Tom Hanks nei panni del professore di Harvard.

Mauro Scacchi