Recensione: Girotondo di Tonino Abballe racconta la violenza relazionale

Girotondo

Attraverso la vita di Erika e Loredana, Girotondo di Tonino Abballe racconta la violenza relazionale e come essa si declini nelle relazioni affettive.

I drammi relazionali di Girotondo

Girotondo, seconda regia di Tonino Abballe, si avvicina a un tema molto caro ai nostri giorni: la violenza relazionale, la violenza di genere, le mille facce dell’aggressività. Attraverso l’impiego di pochi attori (Erika Marconi, Massimiliano Buzzanca, Antonella Ponziani, Valentina Ghetti, Armando De Razza, Rosaria Razza), il film si snoda attraverso situazioni differenti e personaggi eterogenei, mostrando in tutta crudezza lo svolgersi dei drammi relazionali. Importante è l’uso della figura dello psicoanalista, il quale guida lo spettatore tra le diverse situazioni e al contempo spiega le dinamiche psicologiche che risiedono dietro l’atto di violenza.

L’impiego della psicanalisi e la violenza

La partita più interessante del film si gioca sul ruolo della psicanalisi, portata direttamente sulla scena attraverso le figure dei due psicanalisti (Massimiliano Buzzanca e Rosaria Razza). Dato il susseguirsi di personaggi in fin dei conti anonimi, l’impiego della psicanalisi diviene strumento non tanto per indagare la mente del personaggio, ma per scandagliare i motivi e le conseguenze della violenza nella vita umana in generale. Tuttavia, un impiego così diretto è sintomo di mancanza di elaborazione stilistica e, inoltre, il suo ripetersi risulta noioso agli occhi dello spettatore. Girotondo, in effetti, sta proprio a indicare il vorticare di facce, nomi e situazioni attorno all’unico tema della violenza.

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Un film ambizioso, ma non all’altezza dello scopo

Erika Marconi, attrice più in vista nel film, è prima una donna che ha subito violenza, poi parte di una coppia omosessuale, dopo ancora amica di una donna di mezz’età che riscopre l’amore. Rosaria Razza, caso particolare, interpreta una psicoanalista e una paziente invertendo i ruoli con semplicità. Il regista sembra affermare che non esistono volti e colpe, ma mancanza di comunicazione e atteggiamenti malati, che portano alla violenza. Tuttavia, a parte questo felice commento, non resta molto del film. Pretenzioso fin dalle prime inquadrature, Girotondo lancia un monito importante, ma distrugge la potenza del messaggio con una troppo vistosa autoreferenzialità e con un approccio registico e attoriale non certo all’altezza dei propri scopi. Se l’intenzione è buona, dunque, non si può dire lo stesso del risultato: un film troppo ambizioso, dai dialoghi irreali e spesso ridicoli.

Girotondo di Tonino Abballe sarà in sala dal 22 giugno, distribuito da SeDici Cinema S.r.l., mentre questa è la conferenza stampa del film, tenuta dagli attori.

Voto 4

di Antonella Stelitano