Rimetti a noi i nostri debiti: incontro con Marco Giallini, Claudio Santamaria e il regista Antonio Morabito

Autore nel 2013 del drammatico Il venditore di medicine, il carrarese classe 1972 Antonio Morabito è tornato dietro la macchina da presa con Rimetti a noi i nostri debiti, che recupera dal precedente il protagonista Claudio Santamari. Al suo fianco, oltre alla Flonja Kodheli di Vergine giurata), ad Agnieszka Zulewska ed al veterano Jerzy Stuhr, la cui ricca filmografia include Il caimano e Tre colori – Film bianco, troviamo l’attivissimo Marco Giallini.

Il film ha debuttato su Netflix il 4 Maggio 2018 e, con l’occasione, rispolveriamo il resoconto di questa nostra visita sul set avvenuta nel Gennaio dello scorso anno con la stampa, a Roma, nel corso dell’ultimo giorno delle riprese, durate sei settimane.

 

 

Da dove nasce l’idea del film?

 Antonio Morabito: L’idea parte da un articolo di giornale apparso in Spagna su El Pais e riguardante un recuperatore di crediti che va a dare il tormento a dei debitori per conto terzi. Recuperatore di crediti piuttosto particolare, in quanto abbigliato con un vestito tipo frac, ormai riconoscibilissimo localmente, e il cui compito è far vergognare i debitori a livello mediatico. Infatti, si avvicina alle persone indebitate e fa capire a chi guarda la situazione drammatica vissuta dalla vittima in questione. Un sistema legale in Spagna.

 

E il film cosa racconterà?

 Antonio Morabito: Nel mio film racconteremo la situazione di un debitore, interpretato da Claudio, il cui unico modo per poter saldare i conti sarà lavorare per i suoi creditori, affiancato da un professionista del settore, che sarà Marco.

Claudio Santamaria: Sì, il mio personaggio, che si chiama Guido, non può pagare ed è sommerso da problemi finanziari, quindi inizia a sporcarsi le mani con questo lavoro molto poco pulito, scoprendo anche lati oscuri del proprio carattere. Perché lui è un po’ il simbolo di una società che ti costringe a fare determinate cose per la sopravvivenza, a commettere azioni illegali, superare il confine tra la legalità e l’illegalità.

Marco Giallini: Tra l’altro, queste persone puniscono anche chi ti presta i soldi per estinguere il debito, perché la loro intenzione è quella di portare avanti la cosa il più a lungo possibile. Io, che nel film mi chiamo Franco, insegno un po’ il mestiere a Guido, poi facciamo anche cose illegali. C’è addirittura una scena in cui un debitore minaccia di chiamare la polizia e noi gli diciamo di chiamarla tranquillamente, perché non c’è nulla di illegale in ciò che facciamo.

 

Dove è stato girato il film?

 Antonio Morabito: Il film è stato girato qui a Roma, in diversi quartieri. C’è una prima parte girata a Primavalle, poi alcune sequenze a Prati ed altre all’Eur.

 

Quale scena girate oggi?

Antonio Morabito: Oggi giriamo la scena in cui Franco insegna il mestiere a Guido e gli fa vedere la gratuità di un’umiliazione, in questo caso riguardante una cameriera.

 

Che genere di film dobbiamo aspettarci?

 Antonio Morabito: Si tratta di un film che parte in maniera drammatica, ma che presenta molti cambi di tono e non manca di diversi momenti di leggerezza. Comunque, mi interessava la parte relativa a queste due persone che viaggiano parallelamente. È un film di personaggi, non avevo intenzione di farne uno di denuncia, pur buttando un occhio sul mondo, quindi, inevitabilmente, sul sociale.

 

Francesco Lomuscio