Stasera in tv Accordi & disaccordi di Woody Allen, con Sean Penn

Stasera in tv su Nove alle 21,25 Accordi & disaccordi (Sweet and Lowdown), un film diretto da Woody Allen, con Sean Penn, Samantha Morton e Uma Thurman. Interamente girata a Manhattan, la pellicola rientra nel genere del falso documentario, cioè un documentario imperniato su personaggi fittizi (sul modello di Nanuk l’eschimese e il precedente Zelig sempre di Allen): in questo caso il personaggio inventato è Emmet Ray, la cui figura e vita sono ispirate a quelle di Django Reinhardt. La colonna sonora è basata su brani originali di Django Reinhardt ed Eddie Lang, riarrangiati e diretti da Dick Hyman ed eseguiti nelle parti per chitarra solista da Howard Alden. Quest’ultimo insegnò a Sean Penn a suonare la chitarra per il suo ruolo nel film.

Trama
Anni ’30. Emmet Ray, chitarrista jazz di scarsa fama, percorre in lungo e in largo gli Stati Uniti con la convinzione di essere secondo solo a Django Reinhardt. Nella sua vita appare una lavandaia muta che si innamora di lui, ma c’è posto anche per una scrittrice conquistata dalla sua brusca personalità.

Accordi e disaccordi è produttivamente perfetto, incantevole. Il ritratto, fotografato meravigliosamente da Zhao Fei, il cinese direttore della fotografia di Lanterne rosse che per la prima volta lavora con Allen, sarebbe nulla senza Sean Penn, davvero bravissimo: il suo mix di genuina grossolanità e di tenerezza, di volgarità e idealismo, ne fanno un gran protagonista”.
(Lietta Tornabuoni, La Stampa, 26 Maggio 2000)

“Woody Allen ci immerge in atmosfere jazz assolutamente credibili perché ricostruite con scrupolo e soprattutto con timore. Il suo Emmet ci ricorda senza sforzo numerosi personaggi e numerose storie di jazzisti famosi, con il suo ego mostruoso e dominato allo stesso tempo dalle incertezze e dalle nevrosi, dunque intimamente fragile. Con la sua mancanza assoluta di senso pratico (non è capace di rispettare orari ed impegni, pretende un automobile costosissima quando non ha né scritture né risparmi), con la sua generosità come forma anch’essa della mania di grandezza, con il codazzo di donne sempre tenute a ba-da dalla volontà, ma capace di autodi-struggersi quando è ripagato della stes-a moneta. E con i lati cialtroneschi di un’esistenza irregolare, come i piccoli furti e lo sfruttamento della prostituzione. Insomma siamo sull’onda di Zelig, ma con tutte le cose (comprese i tics) che lo contraddistinguono in tutti i suoi film, da Prendi i soldi e scappa per la triplice vicenda della goffa rapina all’emporio a Pallottole su Broadway per la connes-sione fra spettacolo e gangsterismo, da Broadway Danny Rose per lo strano mondo degli artisti (ivi compresi i dilet-tanti di provincia come il suonatore di sega, quello di cucchiai, l’imitatore degli uccelli) a Celebrity per le eccentricità e i disordini della gente di spettacolo. Ma ancora e sempre, con quella regolarità che è diventata una sua caratteristica e che sposa il talento dell’artista alla pun-tualità del ragioniere, Allen si rinnova continuamente, nella sua continuità. Anche per il ricorso ai collaboratori: accanto a quelli ampiamente collaudati come lo scenografo Santo Loquasto, abbiamo stavolta, per esempio, un direttore della fotografia inedito, il cinese Zhao Fei, quello di Lanterne rosse e dei film di Chen Kaige”
(Ermanno Comuzio, Cineforum n. 396, 7/2000)

“Allen è il solito acuto osservatore e geniale ricercatore di uomini e cose che si barcamenano sopra questo strano mondo, di vite d’artista, pazzi e criminali, direbbe Osvaldo Soriano, spiriti melanconici votati eternamente alla musica, al mistero dell’arte, alla sregolatezza del vivere parallelo. Ambientata nei locali tipici dello swing, popolati di ogni genere di umanità (dai loschi figuri alle amanti focose) con brandelli di esperienze d’amore (la strana relazione di Emmet con la taciturna lavandaia Hattie interpretata da Samanta Morton), la fiaba di Allen è un leggero stordimento che conquista anche per le deliziose musiche, una sorta di antologia da collezione dei classici degli anni ’30”.
(Gianluca Mattei, centraldocinema.it)

 

 

Luca Biscontini