Stasera in tv Brivido caldo di Lawrence Kasdan, con William Hurt e Kathleen Turner

Stasera in tv su 7 Gold alle 23,30 Brivido caldo (Body Heat), un film del 1981 di Lawrence Kasdan. Il regista si ispira a La morte paga doppio (Double Indemnity), romanzo noir di James Cain, già trasposto in versione cinematografica da Billy Wilder con il lungometraggio La fiamma del peccato. Rispetto alla prima traduzione filmica e al romanzo, la trama è stata arricchita sia di elementi simbolisti sia di nuovi colpi di scena. Kathleen Turner esordì come protagonista nel ruolo di Matty Walker. Questo fu anche l’esordio come regista di Lawrence Kasdan, allora soprattutto noto come sceneggiatore de L’impero colpisce ancora (secondo film della saga di Star Wars) e, nello stesso anno, de I predatori dell’arca perduta, primo film della saga di Indiana Jones. Con William Hurt, Kathleen Turner, Richard Crenna, Mickey Rourke, Ted Danson, J.A. Preston, Kim Zimmer, Jane Hallaren.

Trama
Miranda Beach, Florida. Il giovane avvocato Ned Racine ha successo come dongiovanni ma non altrettanto nella sua professione. In una torrida serata d’estate, incontra una sensuale bionda, Matty, moglie del ricchissimo Edmund Walker, un affarista immobiliare coinvolto in traffici illegali. Comincia tra i due un’appassionata relazione clandestina. Nel frattempo Ned si rende sempre più conto che la sua carriera non decolla, impegnato com’è in cause di poco conto. Matty vorrebbe lasciare il marito, ma non intende rinunciare al denaro: un accordo firmato prima del matrimonio prevede che, in caso di divorzio, lei abbia diritto al pagamento degli alimenti solo fino all’anno successivo. La presenza del marito diventa sempre più problematica per i due amanti che, ad un certo punto, decidono di eliminarlo.

“Con Brivido caldo, e nello specifico con il personaggio della neo-femme fatale Matty Walker, Kasdan inaugura (a posteriori) l’epica stagione di un decennio in cui il cinema ridefinisce (anche ideologicamente) il ruolo della «seduttrice letale». Un cerchio destinato a chiudersi nel 1992 con l’emblematica e “definitiva” Catherine Tramell/Sharon Stone del capolavoro di Paul Verhoeven Basic Instinct. Come individuato sin dal titolo del più bel saggio sul genere mai scritto (Brivido caldo – Una storia contemporanea del neo noir di Pier Maria Bocchi, 2019, ed. Rubbettino), il film è il momento cruciale della palingenesi di un genere (ri)nato negli anni Settanta sotto la spinta “politica” della nuova Hollywood dell’epoca e poi rideflagrato nel decennio successivo grazie a una propulsione più carnale e meno astratta, senz’altro più cinefila e forse meno “corretta”: alla figura sempiterna della dark lady vengono infatti attribuiti nuovi ed esclusivi “poteri”, complici sia una rinnovata, più libera e in qualche misura “estrema” possibilità di mettere in scena (non solo visivamente) l’erotismo sia una oggi impensabile possibilità di correre lungo il filo pericolosissimo di ambiguità e sconvenienza. Se nel “modello” La fiamma del peccato i due protagonisti arrivavano “naturalmente” e congiuntamente a pianificare un omicidio comunque prestabilito/premeditato dalla donna, qui è apparentemente il solo Racine ad architettare il delitto, già vittima delle perverse dinamiche vettoriali di persuasione occulta di una “mantide” che praticamente si sottrae sin da principio alla correità esercitando la strategia gelida e manipolatoria di un dominio che da carnale si trasforma istantaneamente in mentale per manifesta superiorità intellettuale. In questo contesto, i corpi diventano “pezzi”, l’attrazione sessuale una delle possibili mosse di uno scacchiere mentale più tortuoso. Non a caso, lo sguardo “erotico” di Kasdan sembra faticare a posarsi sulla comunque bellissima e sensuale Matty, ma non sullo sprovveduto Racine. È sull’uomo, finalmente oggetto, che Kasdan sfoga la tensione scopica ed erotizzata della visione, non sulla donna; e l’attrazione (fatale) esercitata da Matty è così (anche per lo spettatore) di natura essenzialmente psicologica.

Rimosso, misconosciuto e poco programmato dalla tv, Brivido caldo è un film consapevolmente (surrettiziamente) equivoco: se la donna trionfa in qualità di deus ex machina, entità quasi demoniaca pensante e spietata, è altrettanto evidente che questa posizione debba per forza di cose passare attraverso una misoginia esplosiva (e dichiarata), che oggi sarebbe considerata inaccettabile. Ciò malgrado, a essere condannato alla percezione progressiva della propria discesa verso una parimenti aberrante disintegrazione della morale è solo il protagonista maschile, sin dalle prime battute costretto a un viaggio all’interno della propria coscienza il cui esito è già fatalmente segnato dalle prime battute. Kasdan “complica” la narrazione originale, pur mantenendo la struttura tripartita caratteristica di La fiamma del peccato (e di molte altre opere di Billy Wilder), inserendo elementi simbolici chiarissimi (come il fuoco dei tre incendi che “sostengono” i tre atti) e lavora grazie alla clamorosa fotografia di Richard H. Kline sulla percezione negativa del “calore” come elemento fisico e al contempo metaforico della perversione che innerva lo schema. Una ricognizione in un cinema a tratti puramente epidermico/sensoriale che sarebbe poi rimasta una dimensione a sé, mai più sondata o lambita per tutto il resto della carriera del regista. Un punto di partenza suo malgrado assurto in quarant’anni ad approdo quasi definitivo per la ridefinizione di un cinema che le odierne politiche dell’immagine e del senso non possono più permettersi in alcuna misura”.
(Filippo Mazzarella, Corriere della Sera, 28 Agosto 2021)

“Lawrence Kasdan, che finora si era fatto notare per aver collaborato alla sceneggiatura di alcuni grandi successi (L’impero colpisce ancora del 1980, I predatori dell’arca perduta e Chiamami aquila del 1981) esordisce alla regia con un torrido noir di ispirazione classica che è divenuto un piccolo riferimento all’interno del genere. Sulla base del romanzo di James M. Cain La morte paga doppio (1943), già trasposto da Billy Wilder con La fiamma del peccato (1944), Kasdan ha scritto e diretto una pellicola nerissima che aggiorna i consolidati stilemi del genere all’estetica anni ’80, rendendo manifesti la tensione sessuale, la morbosità e il rapporto dominazione/sottomissione solo suggeriti negli indimenticabili modelli degli anni ’40, a cui il film rende omaggio. Un’opera di incandescente erotismo e raffinata natura cinefila, che ripercorre la tradizione rinnovandola entro i binari del thriller contemporaneo. Ritmo serrato, ambientazione suggestiva, dialoghi a effetto e, soprattutto, una esplosiva coppia di attori protagonisti: Hurt è perfetto ma a rubare la scena è l’allora esordiente ventisettenne Kathleen Turner, dark lady perfida, ammaliante e spietata. Musiche di John Barry e fotografia in Technicolor di Richard H. Kline”.
(LongTake)

 

 

Luca Biscontini