Stasera in tv Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci

Stasera in tv su Cine34 alle 00,45 Il tè nel deserto, un film del 1990 di Bernardo Bertolucci, tratto dall’omonimo romanzo di Paul Bowles. Prodotto da Jeremy Thomas, sceneggiato da Bernardo Bertolucci e Mark Peploe, con la fotografia di Vittorio Storaro, il montaggio di Gabriella Cristiani, le scenografie di Gianni Silvestri, i costumi di James Acheson e le musiche di Ryūichi Sakamoto, Il tè nel deserto è interpretato da Debra Winger, John Malkovich, Campbell Scott, Jill Bennett, Timothy Spall, Amina Annabi, Nicoletta Braschi. Il film si è aggiudicato un Golden Globe per la miglior colonna sonora (Ryūichi Sakamoto), un Bafta per la miglior fotografia (Vittorio Storaro) e tre Ciak d’Oro.

Trama
Siamo nel 1947. Port è un musicista senza ispirazione, Kit è sua moglie, una scrittrice a sua volta in crisi; insieme con l’amico George (che più tardi li abbandonerà) arrivano dagli Usa a Tangeri. Cercano di risolvere i loro problemi creativi e coniugali attraverso l’eccezionalità dell’esperienza africana. Port, però, si ammala di tifo e muore. Kit prosegue da sola: raccolta da una carovana di Tuareg, ha una drammatica storia d’amore con il loro capo.

“Poiché non sappiamo quando moriremo, si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile; però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia? – un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita – forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la Luna? – forse venti – eppure tutto sembra senza limite”.
(Voce narrante de Il tè nel deserto)

“Seconda grande produzione internazionale per Bertolucci dopo il trionfo de L’ultimo imperatore (1987). Adattamento dell’omonimo romanzo di Paul Bowles, è un viaggio alla scoperta di un universo tanto affascinante quanto misterioso, nonché un percorso introspettivo che porta i tre personaggi principali a interrogarsi su se stessi, sul legame che li lega e a mettere in dubbio certezze e modi di comportamento acquisiti. L’esotismo del film rimane l’elemento superficialmente più incisivo e memorabile (anche grazie alla strepitosa fotografia di Vittorio Storaro), ma Bertolucci firma una delle sue pellicole più complesse, ostiche e criptiche, che altro non è che un melodramma privo di romanticismo, una riflessione sull’amore e sul carico di solipsismo che ciascuna relazione sentimentale porta con sé, un’opera profondamente intimista rivestita da una confezione da kolossal. L’apertura verso un mondo esterno ed estraneo, il confronto con una cultura diversa, la messa in discussione di un’idea preconcetta di affettività portano i protagonisti a svolgere un cammino tortuoso, interiore e concreto, accompagnati da un cielo riparatore (questo il titolo originale del libro e del film) attraverso la vastità sconfinata del deserto, due elementi smisurati e statici che esaltano per contrasto i turbamenti, le smanie emotive e le peculiarità individuali dei soggetti coinvolti. Lo scrittore Paul Bowles è la voce narrante e compare in un cameo sul finale. Straordinaria la colonna sonora di Ryūichi Sakamoto e Richard Horowitz”.
(LongTake)

 

 

Luca Biscontini