Stasera in tv su Iris alle 21 Effetti collaterali di Steven Soderbergh

Stasera in tv su Iris alle 21 Effetti collaterali, un film del 2013 diretto da Steven Soderbergh e interpretato da Jude Law, Rooney Mara, Catherine Zeta Jones, Channing Tatum e Vinessa Shaw. Soderbergh, per questo film, ha dichiarato di essersi ispirato al celebre thriller erotico Attrazione fatale del 1987 di Adrian Lyne. Scott Z. Burns ha iniziato a tessere la sceneggiatura tenendo a mente lo stile dei thriller a sfondo noir, come La fiamma del peccato e Brivido caldo, e coinvolgendo nello sviluppo narrativo l’universo della psicofarmacologia e il comportamento scorretto di alcuni medici a danno dei pazienti.

Trama
Dopo che il suo equilibrio è andato in crisi, Emily (Rooney Mara) è spinta a cercare aiuto per l’ansia di cui soffre. Curata dapprima con una cura a base di antidepressivi tradizionali, che le causano uno stato di assuefazione e non portano a nessun miglioramento, Emily trova sollievo con l’uso di un farmaco in via di sperimentazione, che le consente di ritornare ad essere felice come un tempo, piena di energia e profondamente innamorata del marito Martin (Channing Tatum). Una notte però Martin viene pugnalato a morte nella cucina della loro abitazione e all’arrivo della polizia Emily è sorpresa con un coltello ancora in mano, nonostante lei non ricordi nulla di quanto avvenuto.

«Il motivo per cui i film di Hitchcock sono ancora belli da vedere è perché esplorano la colpevolezza, una condizione affascinante da raccontare», espressa in Effetti Collaterali grazie all’espediente narrativo del “trasferimento di colpa”, un leitmotiv hitchcockiano di cui L’Altro Uomo (1951) è senza dubbio il caso più emblematico. Il confine labile che separa innocenza e responsabilità criminale non avviene tuttavia, nel film di Soderbergh, attraverso uno scambio diretto di crimini – come accadeva invece nel baratto (parzialmente volontario) di omicidi tra il tennista Guy Haines (Farley Granger) e lo psicolabile Bruno Antony (Robert Walker).

La sceneggiatura di Scott Z. Burns – già collaboratore di Soderbergh in Contagion e The Informant! – si avvale dei meccanismi sottili del thriller a svelamento, disseminando indizi che lo sguardo attento dello spettatore può cogliere soltanto in parte, e ai quali la confessione finale del colpevole sarà in grado di fornire davvero piena coerenza. Il sistema del trasferimento di colpa resta tuttavia incastonato nella struttura portante del film, che di esso si serve non solo per intorbidare le false certezze del pubblico – sviato dalla verità proprio nel momento in cui crede di averla raggiunta – ma anche per creare un clima di sospensione che renda effettivamente impossibile identificarsi o parteggiare senza riserve per ciascuno dei personaggi principali.

La critica al controllo dell’individuo, così come del mercato, da parte delle lobby farmaceutiche viene condotta da Soderbergh con spirito militante, meno scoperto che in passato ma più acuto e pungente per instillare nello spettatore il necessario esame di coscienza. Alla denuncia del sistema di compliance psicoterapica e della collaborazione anti-etica tra medico e grandi aziende si affianca inoltre un’attualissima incursione nel mondo dell’asimmetria informativa in ambito finanziario, incarnata prima dal personaggio di Martin (Channing Tatum, attore-feticcio dell’ultimo Soderbergh, in un ruolo accessorio e appena accennato) e poi estesa in termini di intreccio narrativo all’intera pellicola.

La cura del dettaglio nella costruzione del quadro e la predilezione per movimenti di macchina scoperti, angolazioni inconsuete e volontarie sgrammaticature di montaggio si abbinano, come di consueto, a una straordinaria abilità nella direzione del cast e nella levigatura dell’immagine, attributi indispensabili di un cinema che conferisce maestria e consapevolezza autoriale anche a intrecci non particolarmente innovativi sul piano del racconto.

 

 

Luca Biscontini