Stasera in tv su La7 alle 21,30 Parenti serpenti di Mario Monicelli

Stasera in tv su La7 alle 21,30 Parenti serpenti, un film del 1992 diretto da Mario Monicelli. Scritto e sceneggiato da Carmine Amoroso, con la collaborazione di Suso Cecchi d’Amico, Piero De Bernardi e Mario Monicelli, con la fotografia di Franco Di Giacomo, il montaggio di Ruggero Mastroianni, le scenografie di Franco Velchi, i costumi di Lina Nerli Taviani e le musiche di Adelio Cogliati, Parenti serpenti è interpretato da Marina Confalone, Paolo Panelli, Alessandro Haber, Cinzia Leone, Monica Scattini, Eugenio Masciari, Pia Velsi, Tommaso Bianco, Renato Cecchetto, Alfredo Cohen. Il film è stato quasi interamente girato nella cittadina di Sulmona, in provincia de L’Aquila. Ha ricevuto due nomination ai David di Donatello (miglior produttore a Giovanni Di Clemente, migliore sceneggiatura a Carmine Amoroso) e ha vinto un Nastro d’Argento (migliori costumi a Lina Nerli Taviani).

Trama
Vigilia di Natale: intorno agli anziani genitori Trieste e Saverio si raccolgono i quattro figli con le rispettive famiglie. La vigilia trascorre tranquilla, tra cena e messa di mezzanotte. Poi i genitori rivelano ai figli che intendono passare gli ultimi anni della loro vita presso uno qualsiasi di loro, in cambio dell’eredità. I figli però, pur di non ospitarli, preferiscono escogitare una soluzione estrema.

Nel 1992 Mario Monicelli mise in scena un ritratto impietoso della famiglia piccolo borghese italiana. La tagliente sceneggiatura di Carmine Amoroso, a cui collaborano lo stesso Monicelli assieme a Suso Cecchi d’Amico e Piero De Bernardi, mostra la grettezza, i vizi e l’ipocrisia di un mondo apparentemente per bene, ma in cui realtà covano egoismo, indifferenza e incapacità di guardare oltre proprio il naso. Emerge un’umanità antropologicamente miserabile e ciò che di primo acchito si presenta come una normale riunione famigliare per le feste natalizie si trasforma in un “tutti contro tutti” che ben rappresenta, in scala, il nostro paese, da sempre afflitto dal disinteresse per il bene comune. La famiglia di Monicelli è fatta di cose non dette, tenute segrete all’interno e all’esterno delle mura domestiche affinché ci si possa rivedere per il natale successivo. Tra un piatto di polpette in brodo, un capitone che scappa dalla cucina e una giocata a tombolo, la situazione deflagra quando i vecchietti comunicano di voler abbandonare la casa per trasferirsi da uno dei figli, lasciando a loro scelta.

Personaggi ridicoli e finalmente “rotondi” colti in una cornice eccellente (da citare almeno i costumi di Lina Nerli Taviani, le scene di Franco Velchi e la fotografia di Franco Di Giacomo), i parenti serpenti sono i rappresentanti più attendibili dell’Italia che rottama il passato ingombrante per avviarsi verso un nuovo miracolo italiano. “Vivere senza malinconia!” canta Enzo Jannacci nel finale riprendendo un’antica canzone degli anni Trenta. Insomma, un paese che sposando in pieno la logica consumistica, che non contempla attriti, perde di vista l’essenziale, naufragando in un mare di miseria morale e stupidità. Stupefacenti, in tal senso, i dialoghi, all’insegna dell’effimero e della totale vacuità, e i vari battibecchi, che restituiscono la povertà morale dei soggetti contrapposti.

Terribile nell’inevitabile discesa verso una fine che fin dall’inizio galleggia nell’aria, Parenti Serpenti è una farsa che lavora per accumulo, trasformando i personaggi via via da uomini in macchiette, in pupazzi colorati senza alcun sentimento, consapevoli della propria meschinità, ma già profondamente corazzati da non provare alcun senso di colpa, in una facilità di autocommiserazione e auto-assoluzione che prevarica ogni morale e giustifica qualsiasi azione. Delitto senza castigo, poiché ai loro stessi occhi essi non sono affatto colpevoli, sono così e basta, borghesi che lottano ogni giorno per il loro pezzetto di artificiale serenità, pronti ad azzannare chiunque pur di mantenerlo intatto. Splendido e colpevolmente sottovalutato, Parenti Serpenti è invece un film estremamente lucido e compatto nella narrazione da risultare anche a distanza di anni assolutamente attuale.

 

 

Luca Biscontini