Stasera in tv Tutto in una notte di John Landis, con Jeff Goldblum e Michelle Pfeiffer

Stasera in tv su Twenty Seven alle 21 Tutto in una notte, un film di John Landis del 1985 con Jeff Goldblum e Michelle Pfeiffer. Prodotto da George Folsey Jr. e Ron Koslow, scritto e sceneggiato da Ron Koslow, con la fotografia di Robert Paynter, il montaggio di Malcolm Campbell e le musiche di B.B.King, Tutto in una notte è interpretato da Jeff Goldblum, Michelle Pfeiffer, Irene Papas, Dan Aykroyd, David Bowie, Vera Miles, Paul Mazursky, Roger Vadim.

Trama
All’aeroporto di Los Angeles, Diana, inseguita da killer iraniani, cerca scampo nell’automobile di Okin, un ingegnere tradito dalla moglie e sofferente d’insonnia. Diana ha contrabbandato alcuni smeraldi, non intende mollarli e trascina con sé lo strabiliato nottambulo alla ricerca di vari amici a cui chiedere aiuto. Al termine di una notte senza un attimo di tregua, Okin e Diana si ritrovano in un motel, innamorati e con una valigia piena di dollari.

Nel 1985 John Landis, nonostante la giovane età, poteva vantare nel suo curriculum film indimenticabili, divenuti leggenda in pochissimo tempo; forse è un po’ ridondante elencarli, eppure non se ne può fare a meno: Animal House (1978), The Blues Brothers (1980), Un lupo mannaro americano a Londra (1981) e, per chiudere in bellezza, Una poltrona per due (1983). Cosa aggiungere dopo questi incredibili e fortunatissimi esperimenti? Nel 1983 il regista apre una parentesi, dirigendo un episodio di Ai confini della realtà e, soprattutto, l’indimenticabile videoclip di Thriller di Michael Jackson, e poi torna al lavoro con un road movie notturno in cui alle atmosfere thriller si mescolano i toni della commedia – proseguendo il tal senso il lavoro di ibridazione già attuato con Un lupo mannaro americano a Londra –, divertendosi ancora una volta a demistificare l’ordine simbolico, a contaminare i generi, in un continuo processo di desacralizzazione attraverso cui superare i cliché, in direzione di un cinema liberato dai ghetti della catalogazione, in sintonia con quella vena di sperimentalismo che tanto favore trovò nel pubblico.

A rivederlo dopo molti anni, Tutto in una notte (Into the Night) appare un film meno ‘fracassone’ dei precedenti, sebbene tra scorribande continue, inseguimenti e sparatorie non manchino momenti caotici, eppure rispetto al passato è come se Landis tenesse a freno la tendenza all’eccesso, in favore di una sintesi che, senza strizzare l’occhio al pubblico (non era necessario accattivarsene il consenso), cercava di dare forma a un’opera dalla natura ambigua, laddove il ritmo alternato, volutamente discontinuo, creava delle atmosfere inconsuete, a tratti surreali, infarcite con massicce dosi di felice umorismo.

C’è Diana (una Michel Pfeiffer di una bellezza abbagliante), meravigliosa creatura dalla doppia morale, ora vittima, ora carnefice, e l’alienato Ed Okin (Jeff Goldblum, che avrebbe trovato la definitiva consacrazione l’anno successivo con La mosca di David Crobenberg), affetto da anni da un’insonnia cronica, il quale, dopo aver scoperto il tradimento della moglie, seguendo lo strampalato consiglio di un collega (Dan Aykroyd), una notte scivola via dal letto e si dirige vero l’aeroporto, forse in cerca di una misteriosa e più stimolante destinazione. Ad attenderlo un covo di malviventi iraniani che, per recuperare delle preziosissime pietre, non esitano a uccidere barbaramente un uomo; la sua accompagnatrice (Pfeiffer) riesce miracolosamente a fuggire, finché non precipita sull’auto di Ed, il quale non può fa altro che prenderla con sé e portarla in salvo. Da qui l’inizio di un’avventura che, a scapito del titolo, non si svolge in una sola notte, ma nell’arco di un paio di giorni, in cui Ed, trascinato dalla frenesia di Diane, riesce a compiere un’evoluzione emotiva che finalmente lo ridesta dal torpore da cui era da tempo avvinghiato.

Segnaliamo, poi, le sequenze finali, perché quando tutto sembra volgere al meglio, in una ricomposizione bonaria della vicenda, assistiamo a un’esplosione di violenza inaspettata che, per la sua crudezza, quasi stride con il resto del film: anche in questa occasione, però, Landis dà dimostrazione di voler forzare i codici cinematografici, invertendo all’improvviso la rotta e spiazzando lo spettatore che, a quel punto, si era acquietato, attendendo l’epilogo. Il regista americano si prende una consistente quota di libertà, rielaborando i generi, senza complessi, fidando sulla propria capacità di riposizionare le prospettive abituali, in un ardito processo di decostruzione e ricomposizione dei consueti stilemi.

Ad impreziosire il film contribuiscono le apparizioni di vari registi (tra cui lo stesso Landis, nel ruolo di un gangster iraniano), e per l’esattezza: Jack Arnold, David Cronenberg, Jonathan Demme, Richard Franklin, Amy Heckerling, Jim Henson, Colin Higgins, Lawrence Kasdan, Jonathan Lynn, Paul Mazursky, Daniel Petrie, Don Siegel e Roger Vadim. Paul Mazursky, in particolare, ricopre un ruolo significativo, quello di Bud Herman, il quale subisce l’ennesimo assalto del clan iraniano, che non dà tregua ai due fuggiaschi per l’intera durata del film. ‘Ospiti d’onore’, infine, David Bowie, nei panni di un crudele killer pronto ad eliminare chiunque intralci il suo tentativo di recuperare il maltolto, e una sublime Irene Papas, una dark lady spietata e priva di scrupoli. Tutto in una notte si ritaglia un posto significativo nella cinematografia di John Landis, e, dunque, sebbene sia considerato generalmente un’opera minore, necessita, invece, di un’attenta rivisitazione.

 

 

Luca Biscontini