A PROPOSITO DI PARIGI: ABBIAMO CHIESTO IL PARERE A D.M. MEMBRO DELLA COMUNITA’ EBRAICA ITALIANA

L’informazione che troppo spesso arriva dai media, risulta essere parziale(per non dire faziosa ,fuorviante, o di parte). Noi di MondoSpettacolo, riteniamo che dare informazione, invece, significhi dare voce a tutti. Anche e soprattutto a quella parte, che ritenuta scomoda , viene citata nelle notizie che la riguardano,senza però mai essere chiamata  in causa a parlare. Di questo tipo di politica interna di Portale , ce ne assumiamo i rischi e le critiche. Riteniamo che il “giornalismo” dovrebbe avere questo come compito : dare ogni notizia ,o informazione, a tutto tendo. Senza una versione globale dei fatti, non si possono conoscere realmente i medesimi. Poi, una volta raccolti tutti gli elementi che li riguardano da più angolazioni, saranno gli individui stessi a farsi il loro pensiero personale.

Sull’onda di questo assunto, oggi abbiamo qui con noi ospite un membro della Comunità Ebraica . Per ovvie ragioni di sicurezza, ne manterremo l’anonimato.

Signor D.M. , grazie per aver accettato il nostro invito, e per essere qui con noi oggi.

La prima e ovvia domanda che vorrei rivolgerLe , è cosa pensa circa i fatti recentemente accaduti a Parigi. Come valuta la reazione scatenatasi nei confronti del mondo Islamico ?

Gli attentati di Parigi, o meglio, la reazione delle Istituzioni nazionali e sovrannazionali ma, e soprattutto, quelle del c.d. “cittadino comune”, hanno evidenziato due aspetti che denotano un atteggiamento schizofrenico e ingiustificato.

Da un lato, infatti, si è opposta, alla violenza assassina, la dimostrazione che culture diverse non solo possono convivere nei paesi dell’Unione Europea, ma possono contribuire, in ugual misura, al progresso umano ed etico delle nazioni.

In Place de la République hanno sfilato, l’uno al fianco dell’altro, cittadini parigini uniti nelle loro diversità. Mussulmani, ebrei, cristiani, atei, agnostici con la loro partecipazione hanno rifiutato l’idea che la Francia e l’Europa diventasse il teatro di una “guerra di religione”.

Quindi Lei non condivide l’allarmismo che si è creato nei confronti dell’Islam?

Non è l’Islam il nemico. Chi ha colpito lo ha fatto seguendo una visione distorta della religione islamica, visione rigettata da grandissima parte del mondo mussulmano che, invece, si propone come interlocutore pacifico ed affidabile. Tuttavia, deve denunciarsi il silenzio complice. Non è mai accaduto che praticanti mussulmani denunciassero l’attività di proselitismo nelle moschee o che segnalassero alle Autorità di Pubblica Sicurezza quella zona oscura di fiancheggiatori o di integralisti che fanno opera di arruolamento nei movimenti violenti.

Da ultimo, manca una netta ed inequivocabile condanna all’antisemitismo ed alla violenza antiebraica. Si condannano, per lo più a richiesta, le stragi ma nessuno ha mai affermato, senza se e senza ma, che gli ebrei non devono essere uccisi.

E la reazione avuta dal “cittadino comune” , piuttosto che del mondo in genere, nei confronti di Israele? Cosa ha notato? Ritiene che in questo frangente, piuttosto che in altre situazioni, si sia resa giustizia alla Vostra posizione reale?

In questo quadro pacificatore, emerge, con tutta la sua incoerenza, la acritica e pregiudiziale avversione per lo Stato di Israele, che si manifesta anche in contesti totalmente estranei alla vicenda mediorientale.

Il giorno stesso dell’attentato alla rivista satirica Charlie Hebdo, a fianco di un cronista francese in onda sulla tv nazionale, si posizionava una donna con una maglietta con su scritto “Boycott Israel”. La mattina successiva, prima ancora che si diffondesse la notizia del sequestro di ostaggi nel supermercato kosher, attivisti del movimento BDS (Boicotta, Disinvesti, Sanziona) sostenevano, nel corso di una manifestazione, che l’attentato alla rivista era opera del Mossad (il servizio segreto israeliano) impegnato in un disegno di “persuasione occulta” volto a spostare le simpatie dell’opinione pubblica del continente. Ipotesi, questa, peraltro neanche originale dacché, già all’indomani dell’11 settembre 2001, fu avanzata l’ipotesi che gli attentati alla Twin Towers di New York fossero stati organizzati dai servizi israeliani per fare entrare gli USA in guerra con il mondo arabo.

L’incoerenza, però, non si consuma solo in queste posizioni complottistiche che, fortunatamente, non trovano troppo seguito, ma si evidenzia con ancora più evidenza nella condanna quotidiana ad Israele e nella incapacità di comprenderne le ragioni.

Ignorano, molto spesso dolosamente, i detrattori di questa nazione, che a Gaza, insieme alla bandiere di Hamas, sventolano anche quelle dell’ISIS e quelle di Al Qaeda, con i quali condivide le medesime radici nel movimento islamista egiziano denominato “Fratelli mussulmani”.

Ciò che si condanna oggi, ossia la violenza inaudita del rifiuto dell’altro in nome di una presunta Verità teologica, è la stessa che porta Hamas a rifiutare l’esistenza di Israele e a tentarne la cancellazione attraverso attentati che colpiscono civili inermi.

Investire pedoni alla fermata del bus, pugnalare persone in strada, lanciare molotov all’interno di un’autovettura ferendo gravemente e sfigurando una bambina di pochi anni è terrorismo e non lotta di liberazione.

Lei è da sempre cittadino Italiano, e come tutti noi, ormai, Europeo. Come considera la posizione dell’Europa verso la comunità Ebraica tutta? Vi siete sentiti rappresentati, ascoltati ,nelle vicende che vi hanno riguardato ? Ha l’Europa , a Suo avviso, restituito i fatti che vi hanno coinvolti nel modo giusto? Restando, sì super partes, ma essendo presente  come Potenza Internazionale di appartenenza e rappresentanza anche della Vostra comunità ?  

L’Europa, tace o condanna, con formule troppo accomodanti, i fatti che, da anni, insanguinano Israele.

Dov’era, ad esempio e solo per citare un episodio, lo sdegno dopo i fatti di Itamar? La notte dell’11 marzo del 2011 un commando palestinese entrò in casa della famiglia e massacrò cinque persone: i genitori, Ehud e Ruth, rispettivamente di 36 e 35 anni, nonché i 3 figlioli di Hoad, 11 anni, Eldad, 4 anni e Hadas di soli tre mesi. I bimbi vennero decapitati.

Questo è solo uno degli episodi più cruenti che, quando non è stato giustificato come reazione alla politica degli insediamenti, ha generato condanne molto lievi

Lo stesso assordante silenzio ha accompagnato il massacro dei tre studenti di 16 anni nel luglio 2014, i cui corpi sono stati rinvenuti gravemente mutilati settimane dopo il rapimento.

Eppure Israele, che ha subìto numerosi attacchi, è lo Stato che nel periodo 2006 – 2015 è stato più attenzionato dalla Commissione diritti umani dell’ONU.

57 volte Israele è stato condannato da questa Commissione mentre, ad esempio l’ISIS, che sta portando avanti una sanguinosa guerra con sequestri ed omicidi di giornalisti occidentali, conversioni forzate all’Islam, riduzione in schiavitù di bambine stuprate e vendute, ha subito una sola condanna. Nessuna, invece, per Al Qaeda, Boko Haram o Hamas che, in pochi mesi ha lanciato sul territorio israeliano circa migliaia di missili che non hanno fatto vittime solo grazie allo scudo protettivo e che aveva approntato una rete di tunnel per colpire, con un attentato dalle proporzioni gigantesche, il giorno del capodanno ebraico.

Non possiamo non parlare dei fatti recenti avvenuti a Gaza. Lei sa perfettamente che la Vostra posizione è stata duramente criticata da tutta, o quasi, l’opinione pubblica . Che mi può dire in merito a questo ?

La reazione israeliana nell’estate del 2014 è stata duramente condannata. Certo che lo so.  Si è parlato di genocidio del popolo palestinese, di pulizia etnica, bombe al fosforo bianco ma non si è detto che, durante le operazioni militari, Israele ha continuato a fornire a Gaza elettricità ed acqua a spese dei contribuenti israeliani dacché i fondi europei, erogati per la costruzione di desalinatori, impianti autonomi di produzione di energia elettrica e creazioni delle infrastrutture, vengono impiegati da Hamas per l’acquisto di missili da lanciare su Israele e per la costruzione dei tunnel per raggiungere e colpire le città israeliane.

Così, quella che è una guerra di difesa degli abitanti, diventa una guerra di aggressione e poco importa se Israele cura i feriti innocenti vittime, non degli attacchi indiscriminati dell’IDF, ma di Hamas che usa i civili come scudi umani a difesa delle basi di lancio o di deposito di armi.

Nessuna condanna per gli attacchi, riprovazione internazionale per la legittima reazione di uno stato che vive quotidianamente il dramma parigino dei giorni scorsi.

Israele è lo stato ebraico e l’odio antiebraico, che dopo Auschwitz non trova alcuna legittimazione, viene sublimato in odio per Israele.

Per giorni, tutto il mondo, ha adottato lo slogan “Je suis Charlie”. Pochi hanno aggiunto “Je suis juif”. Eppure il giorno dopo sono stati uccisi, e non per caso, 4 ostaggi ebrei da un terrorista che aveva come primo obiettivo un asilo ebraico.

Queste morti non hanno nulla a che vedere con una pretesa offesa al Profeta dell’Islam, ma denunciano l’antisemitismo del progetto dell’attentatore.

E il silenzio dell’Europa anche.

“Je suis juif”, Lei dice. Ha ragione, non mi pare di averlo scritto da nessuna parte, ora che mi ci fa riflettere .

Noi, La ringraziamo per la Sua testimonianza e per averci fornito un punto di vista differente sul quale, a prescindere dal condividerlo o meno, poter riflettere.

Il dialogo… il confronto, crediamo siano le uniche vie, per comprendere la realtà che ci circonda. Questo,  nella piena libertà e conoscenza che ogni individuo dovrebbe essere messo in condizione di possedere.

Per meglio comprendere il senso dell’intervista, invito tutti i lettori a visionare il materiale suggerito nei link qui sotto

http://www.algemeiner.com/2015/01/08/bds-leaders-promote-anti-semitic-conspiracy-theory-linking-mossad-to-charlie-hebdo-atrocity/

Federica Quaglieri