Addio a Curtis Hanson, premio Oscar per “L.A. Confidential” e regista di “8 mile”

Curtis Hanson e Brian Helgeland con l'Oscar per "L.A. Confidential"
Curtis Hanson e Brian Helgeland con l’Oscar per “L.A. Confidential”

E’ morto Curtis Hanson, regista e sceneggiatore di L.A. Confidential, per il quale ha vinto anche un Oscar. Il 71enne è stato trovato morto martedì pomeriggio nella sua casa sulle colline di Hollywood. I paramedici hanno risposto verso le 16.52 ad una chiamata per un uomo privo di sensi a casa di Hanson, che è stato poi dichiarato morto sul posto. Sembra che il regista sia deceduto a causa di un infarto, confermato anche dalla polizia di Los Angeles come “morte per cause naturali”. Hanson si era ritirato negli ultimi anni a causa dell’avanzare del morbo di Alzheimer.

Hanson dirige Meryl Streep e Kevin Bacon in "The River Wild"
Hanson dirige Meryl Streep e Kevin Bacon in “The River Wild”

Nato a Reno in Nevada nel 1945, Curtis Lee Hanson aveva esordito come sceneggiatore nel 1970 con l’horror Le vergini di Dunwich, proseguendo nello stesso genere anche da regista con i suoi primi due film, Sensualità morbosa (1972) ed Evil town (1977). Successivamente, a parte qualche incursione in altri generi come la commedia Un week end da leone (1983) con Tom Cruise, è stato il thriller il genere maggiormente frequentato da Hanson. Con film sempre intriganti e di qualità come La finestra della camera da letto (1987) con Steve Guttenberg, Cattive compagnie (1990) con Rob Lowe e James Spader, La mano sulla culla (1992) con Rebecca De Mornay, e The River Wild – Il fiume della paura (1994) con Meryl Streep e Kevin Bacon, il regista ha esplorato vari aspetti del thriller fino a raggiungere l’apice della sua carriera nel 1997 con L.A. Confidential.

Hanson con Kim Basinger per "L.A. Confidential"
Hanson con Kim Basinger per “L.A. Confidential”

Ambientato nella Los Angelese degli anni ’50, il film tratto dal romanzo di James Ellroy racconta storie di poliziotti arrivisti, violenti o corrotti, ricchi magnaccia di sosia di dive, boss della mafia, droga e tutto quello che c’era di torbido in quei tempi. Grazie all’ottima regia di Hanson e alle grandi prove attoriali di un super cast composto da Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pearce, Danny DeVito e Kim Basinger, il film ha ottenuto ben 9 nomination all’Oscar, comprese quelle per il miglior film e la miglior regia di Hanson. Era però l’anno dell’asso pigliatutto Titanic e le statuette finirono nelle mani di James Cameron; Hanson riuscì comunque a prendersi il suo Oscar, insieme a Brian Helgeland, per l’adattamento del libro di Ellroy, facendo coppia con quello per la miglior attrice non protagonista, vinto da Kim Basinger.

Hanson e Robert Duvall sul set de "Le regole del gioco"
Hanson e Robert Duvall sul set de “Le regole del gioco”

Raggiunto un livello qualitativamente così elevato, Hanson non ha più girato thriller, cambiando genere ad iniziare dall’ottimo dramedy Wonder boys con Michael Douglas, che nel 2001 ottenne l’Oscar per la canzone Things have changed di Bob Dylan, bissando poi due anni dopo con l’incursione nel mondo del rap di 8 mile, che portò l’ambita statuetta nelle mani di Eminem per la sua Lose yourself. Dopo un altro dramedy, In Her Shoes – Se fossi lei (2005) con Cameron Diaz, e il dramma pokeristico Le regole del gioco (2007), nel 2011 Hanson ha diretto il film tv sulla crisi economico-finanziaria Too Big to Fail – Il crollo dei giganti, che ha ottenuto diverse nomination agli Emmy. Il suo ultimo film, co-diretto da Michael Apted, è il surfistico Chasing Mavericks con Gerard Butler, risalente al 2012; poi la malattia ed il ritiro dalle scene.

Sui suoi film Curtis Hanson dichiarava: «Io preferisco storie di persone che stanno, in un certo senso, cercando di trovare la parte migliore di se stessi.» e «Puoi anche girarci intorno, ma alla fine resta il fatto che un film è buono solo se lo è il suo script.».

 
 

Ivan Zingariello

 
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