Ieri sera, quando la notizia della scomparsa di Robin Williams ha cominciato a fare il giro del Web, ho sperato ( come tutti ) che si trattasse di una bufala. Da mesi, infatti, imperversa questo “scherzo” di pessimo gusto ,che da per morti personaggi famosi, invece ancora in vita. Solo la sera prima , per altro, mi era capitato di vedere un servizio su di lui, in cui si parlava di un prossimo lavoro cinematografico ,che avrebbe iniziato di lì a poco. “ Non è possibile”, mi sono detta, “ stava bene, non era malato. Sarà una delle solite notizie false di Internet”.
Poi, sui social ,e dalle fonti più disparate, la notizia è diventata come un’unica voce; confermata successivamente anche dai notiziari serali.
Robin Williams era morto davvero ; si era suicidato.
Per quanto possa apparire esagerato, ho provato un dolore acuto e pesante alla pancia. La morte , ultima fermata di questo viaggio, mi crea sempre uno shock quasi di stupore ; sebbene sia la sola cosa certa a questo mondo . Ma non è stato questo il dispiacere più grande. Il mio pensiero, è andato immediatamente alla sua anima. Alla solitudine immensa ,e alla disperazione che doveva aver provato quell’uomo (e attore straordinario), per aver deciso di togliersi la vita; lui che di vita ne era così pieno.
Ho ripensato a quanti ruoli diversi avesse interpretato magistralmente, a quante sfaccettature dell’animo umano fosse riuscito a catturare.
Gli occhi da bambino , una vitalità dirompente, un eclettismo raro che ci ha regalato brividi e lacrime , così come rara era la sua impareggiabile capacità di farci ridere. E far ridere, è cosa molto seria.
Semplicisticamente, tutto ciò, viene definito come “ talento”; ma io credo che chi possiede questo flusso enorme e potente dentro sé , deve necessariamente avere anche la possibilità di farlo uscire, poi. Di canalizzarlo. Di dargli forma…Diversamente, credo, ci si possa sentire sopraffatti da tanta energia e sensibilità emozionale. E’ stato allora ,che ho realizzato che da anni non lavorava più come avrebbe dovuto . Chissà che fardello di frustrazione, d’impotenza e magari incomprensione , deve aver provato. Non voglio dire che questa sia stata la sola ragione di tanto radicato malessere, ma di parecchio , credo proprio di sì. Lo dico, immaginandolo da attrice, che vive questo mestiere come “ necessità”di vita .
La depressione ,poi, secondo il mio modo di sentire, è una malattia dell’anima ;anima, che in questo caso non ha avuto la forza e il coraggio di affrontare la prova più dura : continuare a vivere.
Con gli occhi lucidi, mi sono chiesta come sia stato possibile che le persone a lui più vicine non si siano rese conto del disagio che stava vivendo. Ma forse, poi mi sono detta, non deve essere nemmeno così facile comprendere a pieno.
Certo è, che la prima immagine che mi è tornata alla mente, è stata una scena indimenticabile del film “L’attimo fuggente” in cui , nei panni di un professore, Robin Williams sale in piedi sopra una cattedra , per insegnare ai suoi alunni come le cose possano apparire diverse se guardate da un altro punto di vista. Magari, se solo fosse riuscito a farlo anche lui….non sarebbe arrivato a tanto.
Proprio lui, che sul destino che hanno le anime suicide, aveva girato un’altra pellicola per me indimenticabile “ Al di là dei sogni “ .
Già, perché per come vedo io le cose, le anime suicide non vengono perdonate per aver arbitrariamente deciso di togliersi la vita. Dono, che ci è stato fatto. Così, proprio come nel film, viene descritto.
E’ stato questo, il motivo più grande del mio dispiacere , nell’apprendere la notizia.
Ho letto poi moltissimi commenti che invece lo immaginavano in pace ora, e in un Paradiso fatto di colori. Spero davvero che abbiano ragione gli altri , e che sia io a sbagliare.
Resta il fatto, che questa terribile perdita ,per il mondo del cinema, come per quello degli affetti a lui più vicini, dovrebbe servire a tutti noi . Se qualcuno che conosciamo vive questo profondo stato di depressione, dobbiamo tentare di aiutarlo. Provare almeno. Trascinarlo con noi nella vita e non lasciarlo in un buio, che a lui ,appare senza speranza.
Non ho avuto l’onore di conoscerlo personalmente; ma un attore ( questo io lo so bene) , si dà nella sua parte più profonda e autentica, attraverso i personaggi che interpreta . E quelli , noi, li abbiamo avuti in modo totale. Ecco perché sentiamo tutti, in qualche modo, di partecipare con dolore autentico a questa perdita .
Voglio immaginare di salutarlo salendo anche io in piedi su cattedra … Salutando con la mano, facendo il suo nano nano ,e gridando forte , solo per lui “ Capitano, mio capitano! “
Questo è il mio saluto a te Robin . Grazie del tuo passaggio qui tra noi.
Addio .
Federica Quaglieri
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