ADDIO ROBIN WILLIAMS: FEDERICA QUAGLIERI TI RICORDA COSI!

Ieri sera, quando la notizia della scomparsa di Robin Williams ha cominciato a fare il giro del Web, ho sperato ( come tutti ) che si trattasse di una bufala. Da mesi, infatti, imperversa questo “scherzo” di pessimo gusto ,che da per  morti  personaggi famosi, invece ancora in vita. Solo la sera prima , per altro,  mi era capitato di vedere un servizio su di lui,  in cui si  parlava di un prossimo lavoro cinematografico ,che avrebbe iniziato  di lì a poco. “ Non è possibile”, mi sono detta, “ stava bene, non era malato. Sarà una delle solite notizie false di Internet”.

Poi, sui social ,e dalle fonti più disparate, la notizia è diventata come un’unica voce; confermata successivamente anche dai notiziari serali.

Robin Williams era morto davvero ; si era suicidato.

Per quanto possa apparire esagerato, ho provato un dolore acuto e pesante alla pancia. La morte , ultima fermata di questo viaggio, mi crea sempre uno shock quasi di stupore ; sebbene sia la sola cosa certa a  questo mondo . Ma non è stato questo il dispiacere più grande. Il mio pensiero, è andato immediatamente alla sua anima. Alla solitudine immensa ,e alla disperazione che doveva  aver provato quell’uomo (e attore straordinario), per aver deciso di togliersi la vita; lui che di vita ne era così pieno.

Ho ripensato a quanti ruoli diversi avesse interpretato magistralmente, a quante sfaccettature dell’animo umano fosse riuscito a catturare.

Gli occhi da bambino , una vitalità dirompente, un eclettismo raro che ci ha regalato brividi e lacrime , così come rara era la sua impareggiabile capacità di farci ridere. E far ridere, è  cosa molto seria.

Semplicisticamente, tutto ciò, viene definito come  “ talento”; ma io credo che chi possiede questo flusso enorme e potente dentro sé  , deve necessariamente avere anche la possibilità di farlo uscire, poi. Di canalizzarlo. Di dargli forma…Diversamente, credo, ci si possa  sentire sopraffatti da tanta energia e sensibilità emozionale. E’ stato allora ,che ho realizzato che da  anni non lavorava più  come avrebbe dovuto . Chissà che  fardello di frustrazione, d’impotenza e magari incomprensione , deve aver provato. Non voglio dire che  questa sia stata la sola ragione di tanto radicato malessere, ma di parecchio , credo proprio  di sì. Lo dico, immaginandolo da attrice, che vive questo mestiere come “ necessità”di vita .

La depressione ,poi, secondo il mio modo di sentire, è una malattia dell’anima ;anima, che in questo caso non ha avuto la forza e il coraggio di affrontare la prova più dura : continuare a vivere.

Con gli occhi lucidi, mi sono chiesta come sia stato possibile che le persone  a lui più vicine non si siano rese conto del  disagio che stava vivendo. Ma forse, poi mi sono detta,  non deve essere nemmeno così facile  comprendere a pieno.

Certo è, che la prima immagine che mi è tornata alla mente, è stata una scena indimenticabile del film “L’attimo fuggente” in cui , nei panni di un  professore, Robin Williams sale in piedi sopra una cattedra , per insegnare ai suoi alunni come le cose possano apparire diverse se guardate da un altro punto di vista. Magari,  se solo fosse riuscito a farlo  anche lui….non sarebbe arrivato a tanto.

Proprio lui, che sul destino che hanno le anime suicide, aveva girato un’altra pellicola per me indimenticabile “ Al di là dei sogni “ .

Già, perché per come vedo io le cose, le anime suicide non vengono perdonate per aver arbitrariamente deciso di togliersi la vita. Dono, che ci è stato fatto. Così, proprio come  nel film, viene descritto.

E’ stato questo,  il motivo più grande del mio dispiacere , nell’apprendere  la notizia.

Ho letto poi moltissimi commenti che invece  lo immaginavano in pace ora, e in un Paradiso fatto di colori. Spero davvero che abbiano ragione gli altri , e che sia io a sbagliare.

Resta il fatto, che questa terribile perdita ,per  il mondo del cinema, come per quello  degli affetti a lui più vicini, dovrebbe servire  a tutti noi . Se qualcuno che conosciamo vive questo  profondo stato di depressione, dobbiamo  tentare di aiutarlo. Provare almeno. Trascinarlo con noi nella vita e non lasciarlo  in un buio, che a lui ,appare senza speranza.

Non ho avuto l’onore di conoscerlo personalmente; ma un attore ( questo io lo so bene) , si dà nella sua parte più profonda e autentica, attraverso i  personaggi che interpreta . E quelli , noi, li abbiamo avuti in modo totale. Ecco perché sentiamo tutti, in qualche modo, di partecipare con dolore autentico  a questa perdita .

Voglio immaginare di salutarlo salendo anche io in piedi su cattedra … Salutando con la mano, facendo il suo  nano nano ,e gridando forte ,  solo per lui “ Capitano, mio capitano! “

Questo è il mio saluto a te Robin . Grazie del tuo passaggio qui tra noi.

Addio .

Federica Quaglieri