AL CINEMA CON MONDOSPETTACOLO: INSIDE OUT

inside-out_banner

La mente della piccola Riley è gestita dalle cinque emozioni: Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto. Gioia ricopre il ruolo di leader nella “sala controllo”, cercando di tenere in disparte Tristezza; quando però Riley si trasferisce dal Minnesota a San Franscisco con i suoi genitori, Tristezza si fa sempre più spazio. Gioia, per cercare di impedirglielo, si trova catapultata per errore insieme a lei fuori dalla sala controllo. Le due, attraversando diverse peripezie, cercheranno di tornare al loro posto, per permettere a Riley di essere nuovamente felice.

inside-out

Quindicesimo lungometraggio Pixar, co-diretto e scritto dal Peter Docter di “Monster & Co.” e del bellissimo “Up”, Inside Out è in assoluto una delle opere più complesse e stratificate prodotte dallo studio di animazione americano. Non solo per l’intelligentissima rappresentazione delle emozioni e della memoria, divertente per i più piccoli e estremamente acuta per un pubblico maturo, che può notare il gioco ironico fatto sui meccanismi psicologici, ma soprattutto per i tasti dell’emotività che la pellicola va a toccare: si parla di crescita, di ciò che perdiamo e dimentichiamo lungo la strada del cambiamento; si parla di nostalgia, di come i ricordi più belli siano inevitabilmente velati di tristezza e di come quest’ultima sia necessaria per potersi poi rialzare e ritrovare la gioia. Temi tutt’altro che banali per un film d’animazione, che comunque non rinuncia a colori scintillanti e buffi personaggi per intrattenere i minori. Geniali poi sono le spassosissime gag su ciò che succede all’interno della mente dei genitori (e dei gatti).
Siamo di fronte a un ennesimo capolavoro Pixar, che condivide con “Up” e “Toy Story 3” la volontà di affrontare tematiche complesse, commuovendo anche chi è già cresciuto e può solo ricordare, con nostalgia.

Matteo Santoni