Recensione: Silence, Martin Scorsese e il suo scontro sulla fede

Con Silence il grande Martin Scorsese ci accompagna in modo profondo ed incisivo in un viaggio senza tempo in una terra lontana, per tradizione e religione, dal mondo occidentale, ma soprattutto si addentra nei meandri della coscienza, in cui è incastonata come gemma preziosa la fede.

Silence è un’opera che ha visto luce in un lungo lasso di tempo dopo la lettura dell’omonimo romanzo di Shisako Endo. La sapiente tela narrativa del regista si snoda attraverso lo sguardo, le gesta, i sentimenti, i dubbi dei due padri gesuiti portoghesi Rodrigues e Garrupe (Andrew Garfield ed Adam Driver), in missione evangelica alla volta del Giappone alla ricerca della loro guida spirituale, padre Ferreira (Liam Neeson), sospettato di abiura. La macchina da presa ci catapulta nel 1640 in un dedalo di isole nel cuore del Giappone, tra paesaggi selvaggi e mozzafiato, in cui la spuma del mare è agitata come l’animo dei protagonisti e la natura potente, rude e indomita non lascia scampo alle umane debolezze e fragilità, proprio come le scelte interiori che i nostri saranno costretti ad affrontare durante il loro duro percorso.

Silence
Yoshi Oida, Shinya Tsukamoto, Andrew Garfield e Adam Driver

La ricostruzione scenografica, l’accuratezza ed i dettagli dei costumi creati da Dante Ferretti e la pregevole fotografia affidata a Rodrigo Prieto hanno un ruolo predominante in questa narrazione filmica. Le immagini hanno la forza di trascinarci passo dopo passo, attraverso un uso caravaggesco della luce impressa sui volti, nel travagliato viaggio che Rodrigues e Garrupe compiono nel Giappone assolutista e repressivo del XVII secolo, in cui la fede e l’esercizio dell’evangelizzazione venivano crudelmente puniti con la tortura e la morte. La fede, il dubbio, la battaglia interiore sono i protagonisti assoluti del film che ripercorre tutte le tappe di Cristo. Il buio e la solitudine a cui sono costretti i Kirishitan che hanno deciso di esercitare la propria fede celandosi al pubblico sguardo ci riportano alle prime persecuzioni romane, quando la preghiera veniva esercitata al di fuori dei luoghi di culto ufficiali, ma proprio per il carattere di segretezza e ribellione all’oppressione aveva forse un tratto più puro, originale ed allo stesso tempo dogmatico.

Silence
Andrew Garfield

Martin Scorsese non ci offre una visione monolitica della fede, non rasserena lo spettatore conducendolo verso il lastricato della certezza, ma lo costringe a percorrere un selciato scosceso, fino al dirupo più impervio insieme a padre Rodrigues. Il giovane padre gesuita dapprima ha una fede solida, stoica, che non tentenna, crede ciecamente alla rettezza, alla verità del cattolicesimo, alla superiorità del proprio credo rispetto alla fede buddhista del popolo nipponico, ma è proprio nel dialogo con l’Inquisitore e con padre Ferreira poi che emergerà il grande scontro culturale e tutto il relativismo di una religione che marcisce in una palude melmosa, perché non è fatta della stessa sostanza degli esseri che la abitano e che custodiscono tradizioni millenarie legate alla comunione dell’anima con la grande Dea Natura Madre.

Silence
Martin Scorsese dirige Andrew Garfield

L’illusione che Cristo sia riuscito a radicarsi nella comunità nipponica ed abbia dato coraggio e forza di resistere alle lusinghe dell’Inquisitore Inoue permea la prima parte del film che culmina nella tortura e nel martirio dei fedeli crocifissi tra i flutti e squassati dalle onde come sul monte Golgota. Scorsese contrappone le due facce della fede, interpretate dagli ottimi Andrew Garfield ed Adam Driver, quella di padre Rodrigues orgogliosa, che non ammette cedimenti, deroghe in nome della salvezza umana per la gloria della vita eterna e quella radicata all’integrità e unicità della vita votata al coraggioso sacrificio di padre Garrupe. Rodrigues sembra combattere una battaglia per il predominio della fede cattolica, ma in realtà Scorsese intavola un serrato conflitto personale, in cui il vero nemico del giovane gesuita diverrà se stesso, il proprio lacerante dubbio, la preghiera rivolta ad un Dio silente, riflesso solo in uno specchio d’acqua che pare abbandonare l’uomo, prendersi gioco di lui, ma che in realtà scaverà profondi solchi nelle rigide convinzioni del prete.

Silence
Yōsuke Kubozuka

Ai due padri, come un nipponico Giuda, si aggiunge la guida Kichijiro (Yōsuke Kubozuka), intrigante, folle, dalla mimica facciale sconnessa, continuamente combattuto tra menzogna e fede, paura e slanci impavidi, tentazione e resistenza, il volto più umano tra quelli raffigurati da Scorsese, il cui orizzonte morale viene più volte ribaltato e vinto. Tutti gli interpreti hanno grande spessore, in particolare i padri gesuiti e padre Ferreira che appare nell’ultima parte, che dà il senso di tutta la passione vissuta da Rodrigues nella sofferenza, nel dubbio, nella scelta di Cristo e ne suggellerà l’estrema scelta. La figura dell’Inquisitore Inoue, interpretato da Issei Ogata, è quella forse più caricaturale a tratti, velenosa, perfida, non stereotipata. Scorsese ha scelto di spezzare la marzialità di Inoue con delle fattezze, una voce, un’intonazione da satiro, in cui probabilmente il doppiaggio ha giocato un ruolo fondamentale.

Silence
Issei Ogata

Silence ci conduce in modo vibrante, intenso tra la natura sprezzante, le grandi contraddizioni della fede cristiana, la cieca battaglia per la supremazia religiosa, la lotta e la resistenza, il confronto tra due visioni parallele della missione umana e del rapporto con la divinità sulla terra e le fa danzare in un incastro di luci, ombre, dialoghi ben orchestrato, in cui a mio avviso pecca solo di un certo intento didascalico nella narrazione e nella simbologia manifesta, indagando, oltre il fenomeno storico dei prelati apostati del XVII in Giappone, la psiche, la profonda e dolorosa scelta di chi non vuole rinunciare al proprio credo, di chi percepisce la solitudine, l’oblio, ma ricerca la speranza e la voce di Dio nel grande silenzio che avvolge le vicende umane intrise di intolleranza, sangue ed odio.

Liam Neeson

In attesa di conoscere quante nomination all’Oscar riceverà Silence e soprattutto se avrà anche quella per il miglior film, questa è la Pagina Ufficiale Facebook.

 

Anna Urru

(revisione e impaginazione Ivan Zingariello)