Memorie di un assassino: un film “da paura!”

Memorie di un assassino è diretto da Bong Joon-ho, autore del Parasite aggiudicatosi quattro premi Oscar per il film, la regia, il film straniero e la sceneggiatura.

Immaginate che Federico Fellini (per citarlo nel suo centenario) non sia autore conosciuto e che ora, arrivato al successo e agli Academy Awards, si decida di recuperare la sua seconda opera (non la prima, come erroneamente scritto da molti), che lo ha fatto conoscere almeno nel suo paese.

Il paragone con il nostro Fellini c’entra poco dal punto di vista stilistico, ma non per quanto riguarda il fatto che stiamo parlando di un grandissimo autore che viene dallo splendido cinema sudcoreano, conosciuto da chi sa apprezzare la buona celluloide, senza pregiudizi razziali o accompagnati dalla classica frase “sono tutti uguali “.

Di una cosa siamo certi: questo sarà il suo commento al termine della visione: “Ammazza che film fanno ‘sti coreani, da paura !”. Frase che, forse, rende l’idea meglio di una colta recensione in cui possiamo dire tranquillamente che l’osannata serie televisiva True detective è stata di sicuro influenzata da Memorie di un assassino.

Un film che, datato 2003 e approdato in home video nel 2007, ma visto da pochi spettatori, viene recuperato in modo astuto da una piccola casa di distribuzione quale è la Academy Two, che cerca così di portare al nostro pubblico l’incredibile talento di questo regista decisamente degno del premio Oscar.

Vi è poco da aggiungere, se non consigliare caldamente la visione di questo lungometraggio che ci mostra – come avvenuto anche in Parasite – la capacità del cineasta orientale di unire grottesco e tragedia, in questo caso rielaborando il testo teatrale di Kim Kwang-Rim Come and see me, basato su un fatto di cronaca nera e su una serie di delitti consumatisi nella provincia del Gyeonggi tra il 1985 e il 1991.

Memorie di un assassino è uno splendido noir che ci mostra anche i problemi di un paese come la Sud Corea all’epoca, la ricerca di una verità che non si riesce a raggiungere, i capri espiatori, i metodi sbrigativi per scovare il colpevole, un serial killer inafferrabile.

E tutto il film si muove nello sguardo lucido di un attore sconosciuto al nostro pubblico che risponde al nome di Song Kang-ho, perfetto antieroe.

 

 

Roberto Leofrigio