RIVEDIAMOLI INSIEME: PATRICK VIVE ANCORA ( 1980 ) di Mario Landi

Il Cinema di genere italiano degli anni ’70 e ’80 aveva l’abilità – almeno negli anni in cui tutto era possibile – di saccheggiare idee provenienti da pellicole di successo straniere e reinterpretarle “all’italiana” appunto, con risultati talvolta deludenti, talaltra curiosi ed interessanti, come nel caso di questa pellicola cult  diretta nel 1980 da Mario Landi ( il regista del Maigret televisivo con Gino Cervi ), per la Stefano Film e Gabriele Crisanti, produttore a cui si devono inestimabili “perle” del trash all’italiana come Le Impiegate Stradali – Batton Story ( 1976 ), Malabimba ( 1980 ), o il super-sleazy Giallo a Venezia ( 1979 )…tanto per citarne alcuni.

Il modello d’origine è Patrick, thriller di produzione australiana diretto nel 1978 da Richard Franklin, narrante la vicenda di un giovane che, per gelosia, uccide la madre ed il suo amante finendo poi in coma profondo, stato nel quale sviluppa dei poteri telecinetici in grado di uccidere a distanza, scatenato dall’amore non corrisposto di una giovane infermiera che lo tiene in cura. Questa pellicola – vincitrice tra l’altro del primo premio al Festival dell’Orrore e della Fantascienza di Avoriaz – ebbe un certo successo commerciale anche in Italia, per la cui edizione venne appositamente realizzata una colonna sonora eseguita dai Goblin, tanto che il già citato Crisanti pensò di metterne in cantiere una specie di “remake” apocrifo che in qualche modo ne ricalcasse il successo, speziandolo però con una certa dose di truculenza e un pizzico di erotismo, gli elementi che in quel periodo andavano per la maggiore. Partendo da un soggetto scritto da Piero Regnoli ( sceneggiatore e regista tra gli artefici dei primi fuochi del gotico italiano anni ’60 ) Patrick Vive Ancora vede il giovane Patrick ( Gianni Dei ) colpito per strada da una bottiglia di vetro, rimanendo sfigurato ed in coma. Il padre, professor Herschell ( Sacha Pitoeff ), lo ricovera in un reparto segreto della sua villa, e ne potenzia l’attività cerebrale con l’ausilio di tre cavie umane e speciali macchinari, con l’intento di sviluppare nel giovane dei poteri telecinetici che possano permettergli di scatenare la sua vendetta contro colui – o coloro – che quella volta lo ridusse in quello stato. A questo scopo, lo scienziato invita con l’inganno cinque persone – tutte più o meno equivoche o corrotte – nella sua villa, tra le quali potrebbe nascondersi il colpevole dell’infermità di Patrick…il risultato sarà una carneficina in piena regola, in cui le vittime saranno lessate, sbranate dai cani, ustionate, impalate, sgozzate e decapitate. Anche il dottor Herschell non sfuggirà all’ira del figlio, che lo uccide per amore della bella segretaria che l’uomo voleva far fuori con un’iniezione letale.

Che dire…tra le prime cose che più saltano all’occhio di questa bizzarra e divertente pellicola, è l’appetibile cast femminile, che vede schierato tra le sua fila la giovane ed esordiente Carmen Russo ( che ricordiamo nel coevo action-erotico Le Porno Killers di Roberto Mauri ), la scream queen Mariangela Giordano ( già protagonista quell’anno dell’insuperabile Le Notti del Terrore, abominio zombesco di Andrea Bianchi ), e la modella Andrea Belfiore ( che in una sequenza, sotto l’influenza ipnotica di Patrick, si dedica all’autoerotismo con dettagli che sfiorano l’hard core…), tutte impegnate a mostrare le loro generose grazie, mostrandosi quasi sempre nude. Non è da meno il cast maschile, che comprende l’attore franco-russo Sacha Pitoeff ( già visto in Inferno di Dario Argento ), il divo dei fotoromanzi Paolo Giusti, John Benedy ( cioè Giovanni De Benedittis ), fino al grande Gianni Dei nel ruolo del protagonista, in stato perennemente catatonico ed allucinato. E se il Patrick di Franklin rimaneva un film sostanzialmente thrilling, basato più sulle atmosfere che sugli effetti, la pellicola di Landi punta sul sensazionalismo e l’esibizione dell’effetto splatter con un campionario di morti macabre e violentissime ( la più audace è l’impalamento della Giordano, censurato in alcune edizioni home video ), tra cui spiccano lo sgozzamento di Paolo Giusti al gancio del pozzo, e la scena di Franco Silva “bollito” nell’acqua della piscina. Il tutto “contornato” dall’effetto molto cheap degli occhi spiritati di Patrick che appaiono come minacciosi fantasmi sul luogo del delitto. E la colonna sonora di Berto Pisano, una sorta di Tubular Bells con arrangiamento a là Goblin, fa da costante contrappunto alle gesta del killer telepatico, in un crescendo di blanda tensione ( alberi smossi da un vento misterioso, macchine da scrivere che battono da sole, bicchieri che esplodono, porte che si aprono da sé…), scene francamente esilaranti ( l’azzuffata tra Carmen Russo e Mariangela Giordano sotto lo sguardo atterrito di Sacha Pitoeff, Paolo Giusti che prende a sculacciate la Giordano ) e dialoghi altrettanto disarmanti ( “Ci pensi lei!…le femmine che strillano mi innervosiscono!” dice Paolo Giusti a John Benedy ), per giungere poi ad un finale – quello si – sinistro, in cui in un clima di silenziosa inquietudine la giovane Andrea Belfiore si ritrova, dopo la carneficina, intrappolata da sola nella stanza di Patrick, che, improvviso ed impercettibile, muove una mano per toccarla…Urlo finale e titoli di coda.

Trash? Chissà…non nel senso cattivo del termine, sicuramente. Un Cult certamente si, che come tutte le pellicole low-budget dell’epoca possiede tutt’ora quell’aura ammaliante e quella spregiudicatezza che le rende, al di là dei limiti e dei difetti, come gemme preziose da custodire gelosamente nella teca della memoria filmica. Serie A, serie B o Z non importa. Cinema e basta.

Norberto Fedele