Venom – La furia di Carnage: il ritorno del simbionte Marvel

Attraverso un avvio piuttosto cupo, come il titolo lascia intuire Venom – La furia di Carnage riporta sullo schermo l’atipico personaggio dei fumetti Marvel che, nella seconda metà degli anni Ottanta, venne introdotto dallo scrittore David Micheline e dal disegnatore Todd McFarlane nelle avventure di Spider-man.

Del resto, con il volto di Topher Grace fu proprio nello Spider-man 3 diretto nel 2007 da Sam Raimi che lo abbiamo visto per la prima volta in azione in fotogrammi; anticipando di undici anni il Venom interamente dedicatogli dal Ruben Fleischer autore di Benvenuti a Zombieland.

Il Ruben Fleischer fìgurante soltanto in qualità di produttore esecutivo in questo sequel a firma dell’Andy Serkis conosciuto in particolar modo per essere stato il Gollum nella trilogia jacksoniana de Il Signore degli anelli.

Sequel in cui Tom Hardy – stavolta anche produttore e autore del soggetto – torna chiaramente a vestire i panni del giornalista Eddie Brock, ancora impegnato a tenere a bada gli incontrollabili e pericolosi poteri che ha acquisito in seguito all’accidentale fusione del proprio corpo con quello di un alieno simbionte.

Un Eddie Brock che, oltre a dover apprendere che il dolore emotivo arriva in profondità e dura più a lungo nel momento in cui si trova ad avere una vera e propria delusione sentimentale dalla ex fidanzata Anne Weying alias Michelle Williams, è destinato a scontrarsi con il serial killer Cletus Kasady, condannato a morte.

Serial killer che, incarnato da Woody Harrelson, si ritrova presto ad ospitare in sé il simbionte rosso Carnage e si riunisce all’amata Frances Barrison interpretata da Naomie Harris, dotata di poteri di urlo sonico.

E, come nel film precedente, non è un forte retrogusto horror a risultare assente nel corso della circa ora e mezza di visione; ma, se in quel caso lo svolgimento dell’insieme si rivelava piuttosto coinvolgente, tra un serrato momento di fuga in motocicletta e uno scontro conclusivo che sembrava sfiorare i connotati di quelli tipici dei monster movie a base di entità d’oltrespazio in lotta, in Venom – La furia di Carnage la sensazione di fiacchezza non manca di lasciarsi avvertire.

Perché nella sua primissima parte il tutto sembra ridursi ai continui battibecchi tra Eddie e il proprio simbionte, con tanto di immancabile ironia; facendo da preludio ad una seconda in cui, invece, a dominare il tutto è il consueto tripudio di effettistica digitale, fino al lungo e altamente spettacolare faccia a faccia all’interno di una chiesa.

Quindi, nonostante l’abbondanza di movimento, la totale assenza di sequenze particolarmente memorabili rende Venom – La furia di Carnage incapace di tenere inchiodato a dovere lo spettatore alla sedia.

 

 

Francesco Lomuscio