Stasera in tv Shutter Island di Martin Scorsese

Stasera in tv su Italia alle 23,30 Shutter Island, un film del 2010 diretto da Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Emily Mortimer e Max von Sydow. Il film è basato sul romanzo del 2003 L’isola della paura (Shutter Island) di Dennis Lehane. Ha esordito al primo posto nella classifica del box office con 41 milioni di dollari. È il film di Martin Scorsese che ha guadagnato di più nel weekend d’apertura. È rimasto al primo posto nel secondo weekend con 22,2 milioni di dollari. Alla fine, il film ha incassato 128 012 934 $ in America del Nord e 166 790 080 $ nei mercati esteri, per un totale di 294 804 194 $.

Trama
L’agente Federale Edward Daniels ha come missione quella di ritrovare una folle di nome Rachel Solando fuggita dal manicomio criminale più duro del mondo, situato in un’isola sperduta nell’oceano; lui, in compagnia del suo nuovo compagno Chuck Aule, deve ritrovare la donna e riportarla dove le spetta, mentre si troverà dinanzi al dilemma del 67 e la regola del 4 che contraddistingue la mente criminale di colei che fu rinchiusa per aver annegato i propri tre figli nel lago vicino casa per poi usarli come bambole; ma alla fine niente è come sembra e la verità si trova in cima al faro della misteriosa isola con a comando il Dottor John Cawley.

“Con Shutter Island Martin Scorsese firma uno psyco-thriller ad alta tensione. E lo fa con la solita maestria, magari con qualche incongruenza narrativa, confezionando un film gotico, cupo, enigmatico, a tratti claustrofobico, ricco di suspense e di colpi di scena; una pellicola che sicuramente rispecchia bene l’idea di film che il regista si era fatto dopo aver letto l’omonimo romanzo di Dennis Lehane, già autore di Mistic River, portato sugli schermi da Clint Eastwood e premiato con un Oscar: un puzzle in cui i pezzi si incastrano non seguendo un ordine preciso e che resta incomprensibile fino a quando l’ultimo tassello non viene messo al suo posto. Scorsese voleva fare un film sulla follia, senza però limitarsi a questo. Infatti Shutter Island è soprattutto un viaggio nelle paure interiori, le più nascoste e inconfessabili. Quelle che accompagnano, nell’autunno del 1954, l’agente federale Teddy Daniels (un credibile Leonardo Di Caprio) sull’inaccessibile e sorvegliatissima isola Shutter. Il suo incarico, e quello del collega Chuck Aule (il sempre più apprezzato Mark Ruffalo), è di trovare Rachel Solando, rinchiusa per aver ucciso i suoi tre figli, misteriosamente scomparsa. Sospetti e misteri si moltiplicano, in un crescente vortice di tensione in cui si fanno strada ipotesi di sordidi complotti – siamo negli anni segnati dalla paranoia della guerra fredda e dal maccartismo – e di disumani esperimenti sui pazienti cui gli enigmatici medici (i bravi Ben Kingsley e Max von Sydow) sembrano avere parte. Fedele al romanzo, la sceneggiatura di Laeta Kalogridis intreccia realtà e fantasia, verità e illusione. La creatività di Scorsese in Shutter Island sembra segnare il passo, sottomessa alla rigidità del soggetto scelto. Tuttavia ogni cosa appare credibile nella narrazione di Scorsese, grazie anche alla realistica ricostruzione dell’atmosfera e della vita degli ospedali psichiatrici americani del tempo firmata da Dante Ferretti e soprattutto alla plumbea, penetrante fotografia di Robert Richardson. Tutto collima e il racconto sembra seguire una sua logica, per quanto complessa. Solo alla fine, guardando all’indietro, si possono notare, come già accennato, possibili incongruenze, situazioni non proprio lineari. Ma il risultato filmico è notevole, pur non essendo di fronte a un’opera memorabile. Del resto se è vero che in un thriller ciò che conta è restare incollati alla poltrona fino alla fine in attesa che il mistero venga svelato, ebbene Scorsese – che da cinefilo appassionato conosce alla perfezione i meccanismi della visione – riesce con bravura nell’intento, raccontando una storia in cui la realtà cambia in continuazione e i piani si confondo. Un film sulla follia e sulla paura, dunque, ma anche sulle radici della violenza, che percorre questa pellicola trasversalmente. Fortunatamente alla maggior parte della gente ciò è risparmiato, ma Scorsese sembra dirci che tutti in qualche misura nascondiamo nel profondo una Shutter Island che contiene i semi di violenza, nonché le paure, i segreti inconfessabili, le cose che si vorrebbero cancellare dalla memoria. Ma invita altresì a prendere coscienza che solo accettando la nostra natura umana, con le sue debolezze ma anche con le sue infinite risorse, è possibile costruire un futuro di speranza. «Siamo noi a decidere come vivere – ha detto di recente – e la via del riscatto è la consapevolezza».”
(Gaetano Vallini, L’Osservatore Romano, 15-16 Febbraio 2010)

 

 

Luca Biscontini