In dvd El Alamein (Deserto di gloria) di Guido Malatesta

Sebbene la famosa campagna d’Africa risalente alla Seconda Guerra Mondiale sia stata raccontata al cinema in svariati modi, in pochi hanno saputo estrapolare con grande dovizia i fatti avvenuti a El Alamein, dove molti nostri soldati hanno trovato la morte.

Tra i film italiani che hanno avuto modo di raccontare bene questa pagina storica possiamo annoverare El Alamein – La linea del fuoco di Enzo Monteleone, datato 2002 e lodevole nel suo intento di sviluppare gli intrecci tra un gruppo di nostri soldati in quel contesto a dir poco infernale; ma, quasi mezzo secolo prima, nel 1957, apparve sugli schermi El Alamein (Deserto di gloria), riscoperto ora su supporto dvd da Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it).

Al timone di regia Guido Malatesta, qui alla sua opera seconda e in seguito autore di peplum (Maciste contro i cacciatori di teste, Maciste e il vendicatore dei Maya) e titoli dall’ambientazione esotica (Samoa, regina della giungla tra i tanti).

El Alamein (Deserto di gloria) è prima di tutto una storia d’amore all’ombra, appunto, della campagna d’Africa: quella tra l’italiano Sergio Marchi (Gabriele Tinti) e la inglese Nancy Carson (Rossana Rory), anime candide che vedranno il loro rapporto minato dal richiamo alle armi del primo.

Il quale, una volta partito e arruolato per l’esercito, dovrà svolgere servizio a El Alamein, conscio del rischio che correrà e del pericolo di perdere l’amore di Nancy. E, tra i vari ostacoli che si porranno tra i due, vi è in primis la nazionalità della donna, considerando che il nemico da sconfiggere è l’egemonia britannica. Mentre l’uomo sarà sempre più coinvolto in un conflitto sanguinario insieme ad altri giovani arruolati, più la guida del rigido ufficiale Bruschi (Fausto Tozzi), nel mezzo delle sabbie del deserto.

Un’opera mai abbastanza ricordata, El Alamein (Deserto di gloria), che ci riporta alla memoria sia un fatto storico importante che un tipo di cinema ormai impensabile per l’intrattenimento in fotogrammi del terzo millennio. Malatesta riesce a contestualizzare la vicenda narrata poggiando lo sguardo sul manipolo di personaggi che lo costellano, tanto da affidarsi ai vari dialetti dei soldati per abbracciare la derivazione provinciale di ognuno di essi, riuscendo nel contempo a sviluppare il sottotesto sentimentale rappresentato dalla relazione tra la Nancy della bella Rory e il Sergio di un giovanissimo Tinti (attore poi caro, tra gli anni Settanta e Ottanta, all’exploitaion di Joe D’Amato alias Aristide Massaccesi).

Gli orrori, i pericoli e le disgrazie che la guerra porta sono tutti ricostruiti a dovere in questo lungometraggio anni Cinquanta, romanzato al punto giusto e piuttosto curato nella scrittura (da citare la tensione nel rapporto tra i militari e il rigido capitano Bruschi di Tozzi).

Da citare,  inoltre, la presenza di Pierre Cressoy e Lea Padovani nel cast e le musiche a cura del grande Nino Rota, qui in collaborazione con Roberto Nicolosi.

 

 

Mirko Lomuscio