Poker face: la seconda prova di regia per Russell Crowe

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022 nell’ambito della rassegna Alice nella Città, Poker face è la seconda opera come regista per l’attore Russell Crowe, dopo The water diviner, del 2014.

Un film dalla gestazione complicata che lo stesso Crowe ha raccontato durante una lunghissima masterclass dedicata agli studenti di cinema. Infatti si tratta di un lungometraggio giunto in maniera totalmente inaspettata, ovvero per salvare e sostituire opera e regista ed evitare di mandare una troupe in malora, oltretutto nel momento in cui Sidney entrava in un lockdown stretto.

Rispetto al citato The water diviner, produzione di grande respiro che aveva visto ben due anni di preparazione, qui il buon Russell si è trovato in poche settimane a dover riscrivere la storia e a cercare suoi amici attori per realizzare, alla fine, quello che il titolo non promette. Ovvero non una partita di poker, bensì una storia basata sul perdono.

Storia scritta che ci presenta Jake Foley, giocatore d’azzardo professionista, miliardario, che scopre come, a causa di un male, la sua fine sia vicina. Di conseguenza, invita i suoi più stretti amici d’infanzia ad una partita finale, con la possibilità di vincere quanto più denaro abbiano mai sognato. Ma la posta in palio è anche di quella di rinunciare ai loro segreti che hanno protetto per tutta la vita.

Poker face è un po’ come il Covid-19: colpisce in tutte le direzioni. Potrebbe sembrare un film che disorienta, ma, in realtà, è proprio lo sviluppo caotico della produzione che lo fa risultare fin troppo pieno di variabili. E Crowe riesce a portare a termine la sua opera che, forse, senza la premessa di tutti problemi che ha dovuto superare ci avrebbe portati a sfoderare un giudizio negativo. Invece, tanto di cappello allo storico Gladiatore che ha vinto un’assurda sfida e che ha dichiarato “Se vi dicono di fare un film a meno di un mese dall’inizio delle riprese, non fate come me, dite di no”.

Si potrebbe dunque sintetizzare in questa risposta tutto Poker face, che alla fine risulta essere un titolo interessante e oltremodo contro il gioco d’azzardo. Insomma, quello che doveva essere un prodotto d’azione con tante partite di poker come metafora diventa qualcosa di completamente diverso, ma non per questo meno affascinante. Quindi, se Crowe è riuscito a confezionare la sua seconda regia in meno di un mese e durante la pandemia, non rimane che confidare in una sua terza.

 

 

Roberto Leofrigio