Cesare Deserto, un giornalista in cammino

Articolo a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo

Riassumiamo così, con un pizzico d’ironia che però non deve trarre in inganno.
Questa è un’ intervista seria, la nostra chiacchierata con Cesare Deserto. voce radiofonica, reporter televisivo, studioso attento del sociale e delle sue espressioni, appassionato di libri, dalla sua San Giorgio a Cremano è partito con un sogno e un obiettivo: sfidare e completare il cammino di Santiago, uno dei principali itinerari della fede in Europa che porta i pellegrini fino al santuario di Santiago di Compostela, dove finisce la terra galiziana e inizia il mistero dell’Oceano e dove sono conservate le reliquie di San Giacomo Apostolo. Cesare non ha voluto solo percorrere quelle centinaia di chilometri – sono poco meno di mille alla fine – ma lo ha fatto imponendosi altre sfide, come quella di partire solo e di rinunciare al telefono, oggi compagno di ogni attività della nostra vita.

Di questa sua esperienza parla talmente volentieri tanto da averci scritto un libro: “Mollo tutto e faccio il cammino di Santiago”.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci intanto di cosa tratta questo volume.
CESARE: È un po’ una guida e un po’ racconto di viaggio e un testo di introspezione. Ho cercato di raccogliere informazioni utili per chi decide di affrontare questi novecento e passa chilometri fino alla Spagna: ci sono storie e leggende ma parla anche di me, di cosa mi ha motivato e le sensazioni che ho provato in quei trentasei giorni di viaggio. Ho parlato, durante questa esperienza, anche con tanti altri viaggiatori come me, cercando di sapere da ognuno cosa lo spingesse a quello sforzo fisico. Molti mi hanno parlato della volontà di mettersi alla prova, di ritrovarsi, che poi sono anche i motivi per cui io sono partito, lasciando tutto alle spalle. Poi per tanti è anche un cammino di fede, ovviamente, ma questa motivazione, oggi, credo sia meno diffusa.

ILARIA: Da dove ti è venuta l’idea di partire?
CESARE: Hai presente quando nella vita ti entra nella testa un chiodo fisso? A me è successo dopo aver visto – otto anni fa – il film “Il cammino per Santiago (The Way)” con Martin Sheen. Da allora non ho avuto altro desiderio che gettarmi anche io in questa avventura: naturalmente non sono partito sprovveduto, ma ho studiato e letto tanto prima per affrontare il viaggio nella maniera migliore.

ILARIA: Quali sono state le sfide più grandi?
CESARE: L’aspetto fisico è stato fondamentale. Non sono uno sportivo, anzi, ho problemi di salute che mi limitano anche nelle semplici passeggiate. Ma la voglia di farcela mi ha trascinato come una forza interiore. Solitamente dopo mezz’ora di camminata devo fermarmi: durante quelle settimane camminavo trenta chilometri al giorno, più di dieci ore filate e con addosso anche uno zaino pesante almeno dieci chili. Qualcuno potrebbe dire che era impossibile per me portare a termine questa sfida, date le condizioni, e invece ce l’ho fatta. Non ho una spiegazione razionale, ma so che dopo gli anni di Covid, dopo l’isolamento e la connessione forzata ventiquattro ore al giorno, ho voluto mettermi in gioco. E ho vinto.

ILARIA: Una grande impresa…
CESARE: Certamente.. aggiungerei che per me questo viaggio ha rappresentato anche diverse “prime volte”. Per esempio la promiscuità con altre persone, con cui dormi, dividi i servizi igienici: da quando ho diciotto anni ho sempre vissuto da solo e non avevo mai fatto queste esperienze. Non ero neanche mai stato in un hotel che avesse meno di quattro stelle… ora ho provato tutto!

ILARIA: Che tipo di incontri hai fatto lungo il cammino?
CESARE: Di ogni genere. Persone di differenti età, provenienza, motivazione. Ognuno di loro mi ha arricchito in qualche modo. L’esperienza più bella – secondo me – è stata quella con la comunità hippie che vive a Matavenero nella Spagna centrale. Hanno “occupato” un paese abbandonato, dandogli nuova vita e lì vivono con uno spirito di condivisione e un’armonia che lascia a bocca aperta. Dopo aver passato quarantotto ore con loro non sono stato più lo stesso. Anche per questo ho filmato con la videocamera tutta il percorso per poi pubblicare le clip su Youtube. Anzi, vi invito a vederle. Sono la testimonianza, quasi un testamento, di quello che ho provato in quei giorni lungo i sentieri del cammino: ho voluto sottolineare questo aspetto perché la mia esperienza possa aiutare anche chi, per qualsiasi motivo, non abbia la possibilità di affrontare una simile avventura. Ho lasciato una testimonianza che spero sia utile e piacevole per altri.

ILARIA: Torniamo a “Mollo tutto e faccio il cammino di Santiago” che, ricordiamolo, è disponibile anche su Amazon oltre che nelle migliori librerie…
CESARE: Nel libro mi sono divertito a giocare su due piani. il racconto della mia avventura ma anche consigli utili per gli altri, per chiunque voglia cimentarsi e ripercorrere la stessa strada. Da questo nasce l’idea del volume, che ho voluto fosse interattivo. Al termine di ogni capitolo c’è un QR Code che rimanda ai video girati sempre da me durante il tragitto. Così anche leggere diventa un’esperienza immersiva, come è stato per me fare il cammino.

ILARIA: Dicci una caratteristica di questo testo
CESARE: Credo sia quella di raccontare non solo un viaggio dal punto A al punto B, ma anche di entrare nell’anima di chi lo ha compiuto, per capirne i significati meno evidenti, più sottesi. Naturalmente il tutto filtrato attraverso la mia esperienza e i miei occhi che sono poi quelli di un giornalista abituato a raccontare. Non mi interessa tanto quante copie venderà, ma sapere che qualcuno, dopo averlo letto, possa decidere di intraprendere il viaggio sarebbe la soddisfazione più grande.

Dove poter acquistare il libro online

https://www.ibs.it/ebook/editori/cesare-deserto