LA CRISI IN GRECIA NON HA MAI FINE : “A BLAST” – DI SYLLAS TZOUMERKAS (2014)

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Eccoli. Sono tornati. Al cinema, e finalmente, in una sala italiana. Si perchè dopo veri capolavori come “Dogtooth”, “Alps”, “Luton” e “Attenberg” i greci sono tornati nelle sale italiane con il film di uno degli ultimi “figli della crisi” , il regista Syllas Tzoumerkas, che dopo il primo lungometraggio “Terra madre”, torna nelle sale con “ A Blast “ .
Il solito film da cazzotto sullo stomaco. La solita Grecia, in crisi, quella che non sa più a cosa aggrapparsi per rimanere a galla, quella che non ha più un soldo, ma che come vediamo da questi lungometraggi di questa “new wave” greca, non ha neanche più un tessuto sociale che può salvare almeno la sua dignità, perchè ha il suo punto più debole in quello che dovrebbe essere l’ultima arma di difesa : la famiglia.
Qui non siamo certo nelle atmosfere surreali / ma nemmeno tanto surreali ) di “Kynodontas”, o nella tranquilla fuori \ putrida dentro famiglia di “Miss Violence”.
Qui siamo un po’ più nella realtà della vera crisi, quella delle banche che non concedono più soldi, e che fanno prestiti i cui interessi sono impagabili,dove nessuno sembra venirti incontro, e dove quindi ad un certo punto, no ce la fai più. Come la protagonista del film di Tzoumerkas, Maria (una immensa Angeliki Papoulia ), madre di tre figli, con una sorella che dire fuori di testa è un eufemismo pesante, un padre ed una madre ormai incapaci di reagire al momento che sta affrontando il paese greco, troppo “vecchia guardia”, e con un marito spesso fuori per motivi di lavoro.

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E boom, come una bomba, o meglio, come un esplosione arriva la crisi, anche per Maria. Il piccolo negozio che gestiva la sua famiglia ha un sacco di arretrati non pagati, tasse evase, e la fine è vicina. I precari equilibri di una famiglia già non del tutto apposto saltano, e Maria, prende una decisione definitiva.
Come in molti dei film greci anche in questo “ A blast” si vanno a legare alcuni temi cari ai registi ellenici : famiglia scricchiolante, crisi economica, che qui viene vista un po’ più da vicino a differenza delle pellicole passate, ma rimane comunque un elemento marginale, sesso visto più negativamente che positivamente.
La famiglia appunto è sempre la figura centrale di questo film, come dei suoi predecessori degli ultimi anni : una famiglia già non molto unita, due sorelle che vanno d’accordo ma non troppo, due genitori ormai immobili nell’agire e nel pensare, troppo ancorati al passato.
Uniteci la crisi economica, ma ancora di più sociale del paese e la frittata è fatta : non esistono più valori, ognuno pensa per sè, in tempi di crisi, ci si salva come si può, lasciando indietro e fuori anche gli affetti più cari se serve.
Non capiamo se ci sono eroi o antieroi in questa pellicola, capiamo solo che la frustrazione, la rabbia che cova dentro gli abitanti di questa terra un giorno tanto gloriosa e ora in piena crisi d’identità sta uscendo fuori dal vaso, non può più essere controllata.
Ed ancora l’elemento del sesso, tanto caro a questi registi greci degli ultimi anni, ma presentato sempre come un qualcosa di negativo; nel lungometraggio in questione vediamo scene di sesso spinto, dovuto anche alla lontananza tra Maria ed il marito, ma anche dal fatto che la donna una volta che il suo consorte è a casa può lasciarsi andare, ed averlo tutto per sè.

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Tutto per sè. Un altro concetto, l’individualismo. Un individualismo che complice la crisi, spinge chiunque a pensare da un certo punto in poi prima per sè e poi per gli altri, come vedremo fare sempre più spesso a Maria ( la scena dentro l’internet cafè è esemplare in questa, e c’è sempre il sesso di mezzo).
Musica angosciante e solenne, che non fa mai presagire niente di buono, la maggior parte delle inquadrature riprende i protagonisti da molto vicino quando sono soli, mostrandoci nei loro volti utta la loro preoccupazione, agitazione, insicurezza, voglia di un futuro diverso, mentre la cinepresa si fa più distante quando sono in gruppo, per mostrare meglio alcune scene di isteria familiare / collettiva (il litigio di Maria con sua madre è una delle scene più forti del film).
L’interpretazione di  Angeliki Papoulia è assolutamente eccellente. La vediamo immersa in una recitazione che è quasi isteria pura, quell’isteria che nasce da livelli di frustrazione per la propria vita altissimi, ma il film in sè è isterico, non si prende un attimo di pausa, non lascia mai annoiato lo spettatore, e anzi immette subito in lui quel desiderio di sapere verso dove si sta andando, che viene mostrato verso la fine del film in maniera corretta, lineare, e devastante visto il suo significato.
Sembra sia tutto da promuovere quindi nell’ ultima pellicola che il cinema greco ci ha regalato, ma c’è un grosso punto interrogativo da fare, non al film in sè per sè, di cui vi consiglio caldamente la visione, ma su quello che il cinema greco ci sta offrendo nell’ ultimo periodo.

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Ok la crisi, ok storie che nascono da questo difficile periodo che la Grecia sta attraversando, ok sui film che riflettono il male del paese nella società, nella famiglia, che perde un pezzo dopo l’altro. Questo però poteva essere bello, accattivante, sorprendente all’inizio, può esserlo anche adesso, visto che “A blast” rispetto ai predecessori ha più realismo e meno surrealismo, ma non sarà quasi ora di cambiare registro? Di raccontare altro, o di raccontare questa crisi da un punto di vista differente? A lungo andare questo elemento di mettere sempre e solo la crisi al centro delle pellicole made in Grecia potrebbe rivelarsi un potente boomerang per il cinema ellenico, e visto che di problemi questo paese sembra già averne, meglio non andare a rovinare anche quel poco di buono ed ancora valido di cui si può ancora andare fieri.

FERMATEVI IN TEMPO

Il Biondo

Fonte: http://www.jamovie.it