I “MILLE CULURE” DI FRANCESCO PAOLO ESPOSITO

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“Napoli è il miglior posto da cui fotografare il mondo”. Sembrano raccontare questo le diapositive di Francesco Paolo Esposito, un fotografo che non riesce ad immaginarsi altrove e, a trent’anni, ha molto da raccontare e da esprimere. Il genio, il sole e la bellezza della sua città sono riassunti nei suoi occhi che, quando non sono dietro l’obiettivo, lo bucano. Notato da Maurizio Aiello e Ilaria Carloni di “I’M Magazine”, rivista bimestrale di successo molto attenta a tutto ciò che è made in Naples, Francesco Paolo Esposito è diventato fotografo ufficiale del giornale. Galeotte furono le foto scattate in occasione dell’America’s Cup World Series 2012 e fondamentale per Francesco l’opportunità datagli.

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Come nasce la sua passione per la fotografia e quando è diventata la sua professione?

Si può dire che sono nato con la macchina fotografica al collo. Mio padre mi ha fatto conoscere il mondo della fotografia fin da piccolissimo e ho iniziato la mia formazione presso l’Istituto Casanova. In seguito mi sono laureato in graphic design presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Non ho avuto molti dubbi su quello che sarebbe stato il mio mestiere.

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Conta più lo studio o il talento?

Dico il talento ma studiare è importante per maturare e distinguersi. Oggi tutto ruota intorno all’immagine e troppi s’improvvisano fotografi soprattutto sui social network. Assistiamo anche qui, come in ogni settore, ad un livellamento verso il basso. Una fotografia trasmette di più se determinati aspetti tecnici non vengono ignorati.

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Quali sono i suoi soggetti preferiti e con quali ha iniziato?

Ho iniziato con i paesaggi e gli scorci. Li prediligo e ho vinto premi di concorsi nazionali proprio con quelli in occasione dell’“Ischia Foto Concorso” e “L’isola del postino”. Si colgono attimi irripetibili perché nessuno scatto sarà mai uguale al successivo. È quella la bellezza.

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Pensa più spesso alle emozioni che non è riuscito a fermare o a quelle ancora tutte da scoprire?

La macchina fotografica mi trasforma. In generale ho un pessimo rapporto con il tempo al punto da non portare l’orologio. Vivo molto nel presente e un po’ nel passato. Sul lavoro, invece, guardo al futuro e penso subito al prossimo obiettivo da raggiungere. Divento più serio e attento, meno burlone.

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Come si supera l’imbarazzo che può crearsi sul set di uno shooting, soprattutto se si tratta di nudo artistico?

Non c’è imbarazzo. Posso sembrare timido ma non lo sono e mi sento sicuro dei miei mezzi. Paradossalmente seguire gli eventi o i matrimoni è più impegnativo. Non si hanno a disposizione modelle e modelli professionisti e in poche ore, con condizioni atmosferiche non sempre ideali si deve accontentare il cliente portando a casa un buon lavoro.

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Quest’anno ha dato vita ad un nuovo progetto, Imagemodel. Ce ne parli.

È una vetrina multimediale per modelle e modelli con funzioni molto simili a quelle di un’agenzia. Siamo un team giovane e tutto partenopeo. L’intento è anche quello di far nascere un’associazione culturale che non si occupi di moda ma di tutto quello che può ricollegarsi alla fotografia con corsi specifici.

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Quali requisiti bisogna avere per entrare nel mondo Imagemodel?

Si cercano soggetti fotogenici che possano rispondere alle richieste dei brand di riferimento. Servono dettagli belli e la capacità di stare davanti alla macchina, non certo i canoni diversi e rigidi che impone la passerella.

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Un fotografo non è solo un freddo esecutore. Quanto è ampio il suo raggio d’azione e quando deve porre limiti alla sua creatività?

Quando ci sono determinati canoni da seguire e richieste precise, sono molto rispettoso e ovviamente limitato. Al contrario, se si tratta di un mio lavoro dove ho totale libertà, sfogo la mia fantasia e mi diverto.

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Quanto sente di appartenere a Napoli? Ha mai lavorato fuori?

Appartengo a Napoli al 101%. È come me, non ha mezze misure. Ha cento cose belle ma viene condannata per l’unica sbagliata. Mi sono misurato con altre realtà come Milano, dove avrei avuto la possibilità di trasferirmi. Ho preferito, però, restare a Napoli. Qui sto bene e l’ispirazione non la devi cercare, ti trova lei perché è ovunque. A chi ritiene Napoli una città difficile rispondo che le difficoltà fanno parte del gioco e non devono scoraggiare. Se si valorizzasse il territorio, altrove non esisterebbe nulla di superiore. Per me è stata una scelta tra cercare soldi più facili o essere fedeli a certi valori. La mia aspirazione è vivere di passione nella città dai “mille culure”.

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È anche fotografo di eventi sportivi.

Amo lo sport. Ho iniziato con eventi di nautica e poi sono approdato al pugilato, un’altra eccellenza della nostra città. Ora sono fotografo ufficiale della Napoliboxe, terza nella graduatoria delle società pugilistiche campane e prima della città.

Ambizioni?

Portare avanti i progetti a cui sto già lavorando, il resto lo scoprirò lungo il percorso.

Gabriella Diliberto