ROMAFF10: NEL GIOIELLO “ROOM” MADRE E FIGLIO VIVONO SEGREGATI IN UNA STANZA

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Dopo l’eccezionale “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti (recensione QUI), subito un altro bellissimo film: “Room” di Lenny Abrahamson.

Joy (Brie Larson) è una ragazza che vive con il figlioletto di 5 anni Jack (Jacob Tremblay). Il loro mondo è circoscritto ad una “stanza” di pochi metri quadrati, in cui mangiano, dormono e passano 24 ore su 24. Questo perché Joy è stata rapita ben 7 anni fa ed è stata segregata in un capanno dal suo carceriere, che lei chiama “Old Nick” (Sean Bridgers). Le loro giornate procedono lente, tra colazioni, faccende, giochi e tanta televisione. Di sera invece Jack dorme nell’armadio, mentre Joy riceve le visite di Old Nick per il puntuale stupro quotidiano. La ragazza sogna la fuga, ma è ormai disillusa e praticamente rassegnata al suo destino, visto che la porta della stanza si apre unicamente con una codice numerico e che l’eventuale tentativo di uccidere Old Nick durante la notte condannerebbe anche lei e Jack. Il bambino, molto più simile ad una femminuccia per via dei lunghi capelli, non ha mai visto il mondo esterno se non attraverso il televisore ed un piccolo lucernaio dal quale si intravede un pezzetto di cielo. Per Jack ciò che c’è all’esterno è “un altro pianeta” e si consola immaginando di possedere un bel cane, mentre ogni mattina dà il buongiorno a tutto il mobilio della piccola stanza. Appena compiuti 5 anni, Joy (che lui chiama “Mà”) decide di metterlo al corrente della situazione, omessa fino ad allora perché non sarebbe stata capita, ed insieme approntano un nuovo piano di fuga. Ma se riuscissero finalmente a liberarsi, Jack come affronterebbe il mondo esterno che non ha mai visto?

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Jack (Jacob Tremblay) e Joy (Brie Larson)

Lenny Abrahamson, già regista del curioso film del capoccione “Frank”, ci regala un film tosto da digerire, ma anche sensibile e commovente. Il piccolo Jack, che vive la segregazione come “normalità” non avendo mai visto altro, strappa più di un sorriso (amaro) per la spontaneità e l’ingenuità con cui affronta i vari aspetti della (ripetitiva) vita quotidiana. Ma questo lascia intravedere anche una luce in fondo al tunnel, con la positività e la spensieratezza di Jack a colmare in parte lo sconforto di Joy, che invece conosce bene (e sogna) il mondo esterno. Sono convinto che il film vincerà diversi premi. Un piccolo capolavoro da vedere assolutamente.

VOTO: 8

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Joy guarda il cielo attraverso il lucernaio

In serata avremo il documentario musicale “Junun” di Paul Thomas Anderson e il fantascientifico “The whispering star” di Shion Sono.

 

Ivan Zingariello

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