Addio all’ex DG della Rai Ettore Bernabei, il democristiano che rese grande la tv italiana

Sabato sera si è spento all’età di 95 anni Ettore Bernabei, storico direttore generale della RAI, ruolo che ha ricoperto per ben 13 anni, dal 1961 al 1974. Dopo essersi occupato di grandi infrastrutture  e ingegneria civile dirigendo l’Italstat, nel 1992 ha fondato la Lux Vide, producendo decine di fiction di successo, dalla serie sulla Bibbia ai biopic sui Papi, fino a Don Matteo.

Questo il ricordo di Bernabei scritto per Globalist.it da Giancarlo Governi, giornalista RAI di lungo corso e curatore di alcuni tra i migliori programmi biografici della tv di stato, a cui va il nostro ringraziamento per la concessione della condivisione del suo scritto.

Ettore Bernabei nel 1997
Ettore Bernabei nel 1997

Per capire l’opera di Ettore Bernabei bisogna sapere che cosa era la televisione prima del suo arrivo. Il telegiornale non esisteva, era una specie di gazzetta ufficiale, dove le notizie che venivano date per prime erano quelle riguardanti il presidente della Repubblica e giù scendendo in ordine di importanza. Per cui poteva capitare che si aprisse con la notizia che il presidente aveva ricevuto pinco pallino (senza peraltro rivelare il motivo della visita) e subito dopo dare notizia di un terremoto disastroso in qualche parte del pianeta. I programmi erano diretti da un oscuro commediografo caduto nel dimenticatoio, Sergio Pugliese, che aveva organizzato un palinsesto per ricchi signori che poi erano i possessori dei primi televisori costosissimi. Mike Bongiorno e il suo Lascia o raddoppia avevano fatto scoppiare il fenomeno televisivo inaspettatamente, per cui gli italiani avevano scoperto questo timido mezzo ed era iniziata la corsa al suo acquisto.

Ettore Bernabei e Papa Giovanni XXIII
Bernabei con Papa Giovanni XXIII

Bernabei viene messo a capo della Rai da Amintore Fanfani, l’unico politico che ne avesse capito l’importanza, nel 1961 e fu subito rivoluzione. Chiamò Enzo Biagi a dirigere il telegiornale, il quale raccolse tutti i giovani più bravi intorno a un rotocalco televisivo che si chiamava Rt e poi Tv7 dove si iniziò il giornalismo vero di inchiesta. Alcuni servizi come ‘Mafia a Corleone’ di Gianni Bisiach vengono ancora oggi riproposti a distanza di oltre 50 anni. Anche il notiziario ruppe lo schema assurdo in cui lo avevano relegato e divenne un vero notiziario televisivo, vicino ai più famosi telegiornali europei.

Ettore Bernabei 2
Bernabei negli anni 2000

La rivoluzione di Biagi, Bernabei provò a riproporla nello spettacolo, con Dario Fo che aveva iniziato una collaborazione con il neonato secondo canale che non vedeva nessuno perché la maggior parte dei televisori erano monocanale. Gli affidò Canzonissima, lo spettacolo più popolare, ma non resse la botta perché Canzonissima lo vedevano tutti, anche i politici e il Vaticano, i quali non sopportavano la satira di Fo, che fu licenziato alla terza puntata quando lessero il testo di uno sketch sugli incidenti nel mondo delle costruzioni, dove i lavoratori si buttavano dalle impalcature… per fare dispetto al padrone. L’incidente Fo non fermò la riforma bernabeiana perché dette vita ai grandi spettacoli di Falqui, con Mina, le Kessler e la partecipazione dei più grandi protagonisti dello spettacolo italiano. Programmi che sono entrati nella storia della televisione e sono arrivati fino a noi. Bernabei aveva capito di avere in mano un formidabile mezzo di educazione di un popolo che non aveva una lingua comune, che in gran parte era analfabeta e quelli che erano andati a scuola spesso erano analfabeti di ritorno.

Ettore Bernabei, Gianni Letta e Matteo Renzi
Bernabei con Gianni Letta e Matteo Renzi

Dopo i 13 anni di Bernabei la televisione era diventata adulta e l’Italia era profondamente cresciuta dal punto di vista economico e dal punto di vista culturale anche grazie alle grandi inchieste ma soprattutto agli sceneggiati che avevano fatto conoscere la grande letteratura italiana e europea. Dal punto di vista politico le aperture parziali di Bernabei non erano sufficienti a rispondere ai profondi cambiamenti degli inquieti anni Settanta. Bernabei se ne andò nel 1974, anche per permettere la grande riforma di due anni dopo, lasciando una televisione solida, altamente professionale, in grado di rispondere e tutte le sfide, a cominciare dalla rottura del monopolio e della concorrenza della televisione commerciale.

Se la televisione italiana è stata grande, e continua ad esserlo, lo si deve in grande parte a Ettore Bernabei.

 
 

Giancarlo Governi

 
 

(foto e impaginazione: Ivan Zingariello)