Il dubbio – Un caso di coscienza: la miseria umana

Medico legale di un rinomato ospedale di Theran, il dottor Nariman (Amir Agha’ee) vede cambiare la sua vita in un istante, quando, per evitare un pazzo che lo supera ad alta velocità senza dargli il tempo di cambiare corsia stradale, si trova costretto a sterzare urtando la moto accanto a lui.

Prontamente, ferma la macchina e presta soccorso, trovandosi di fronte ad un’intera famiglia, con padre, madre e due bambini.
Presentandosi in qualità di medico desidera visitarli e condurli personalmente all’ospedale lì vicino, ma Moosa (Navid Mohammadzadeh) pare più preoccuparsi della condizioni del suo mezzo che della propria famiglia. Il dottor Nariman prova a visitare la donna, Leila (Zakiyeh Behbahani), che, prontamente, stringe a sé la bambina piangente e rifiuta di essere visitata, sostenendo di stare bene; così il medico ripiega le sue attenzioni sul bambino, che lamenta un leggero dolore al collo, visitandolo e facendolo sedere nella propria automobile.

Moosa non accetta altro che pochi soldi per sistemare, a dir suo, la moto e rassicura il dottore che si sarebbe recato immediatamente in ospedale,  per far eseguire una visita completa a tutta la famiglia.
Tornato in macchina, Kaveh Nariman segue per un tratto la moto, notando che questa non si ferma all’ospedale, ma continua per la sua strada.

L’incidente pare essere stato senza conseguenze per la vita dell’uomo, ma il giorno seguente Kaveh Nariman vede arrivare il corpo del bambino che aveva visitato la sera prima nella sua stessa auto. C’è bisogno di un’autopsia per comprendere come mai un bambino, apparentemente sano, sia morto così all’improvviso.

Palesemente scosso, Kaveh Nariman viene pervaso dal dubbio. Interviene in suo aiuto la moglie Sayeh (Hediyeh Tehrani), anche lei medico legale nella medesima struttura, che, tenuta all’oscuro dal marito sull’incidente della sera prima, compie l’autopsia scoprendo qualcosa che porterà a cambiare la vita di tutti quanti.

Il dubbio – un caso di coscienza è un film che mostra l’ingiustizia sociale in tutto il suo orrore, dandoci uno spaccato di vita reale, dove la giustizia è una chimera.

Attraverso questo film il regista Vahid Jalilvand gioca con gli spazi, alternando i grandi luoghi aperti alle claustrofobiche stanze, e, con il tempo, con continui avvenimenti che tengono viva l’attenzione sulla miseria umana mostrata sullo schermo.

 

 

Mara Carlesi