La settima onda: un omaggio a Pirandello per l’esordio registico di Massimo Bonetti

La settima onda  ci porta in un luogo senza un tempo definito, ma, di sicuro, non quello dei telefoni cellulari che assillano le nostre giornate. Un mare cristallino, il mediterraneo, la storia di due uomini e di due vite molto diverse.

Tanino (Francesco Montanari) è un giovane pescatore dei un paese del sud,  un sognatore provato dai problemi quotidiani e da storie sfortunate. Assistiamo al suo incontro con Saverio (Alessandro Haber), un famoso regista con il quale, poco a poco, scopre di avere in comune l’amore per il cinema. Tanino è sposato con la bella moglie Sara (Valeria Solarino), donna forte che cerca di superare con lui le difficoltà della loro esistenza umile, resa complicata dalla presenza della madre, che la critica per aver sposato un uomo non alla sua altezza.

Tanino condivide il suo  peschereccio con un amico d’infanzia, ma, dopo aver perduto la barca per cercare di pescare di frodo ed evitare di essere arrestati, finiscono vittime del magnate del pesce locale (interpretato da Tony Sperandeo, il cattivo più bravo del cinema italiano), un personaggio temuto da tutto il  paese e che mette a rischio la vita dei due, fino a quando la fortuna non offrirà loro una  una speranza

La settima onda è l’esordio alla regia per l’attore Massimo Bonetti, che ha lavorato con i più grandi nomi del cinema italiano, dai fratelli Taviani a Pupi Avanti, fino a Massimo Troisi .

Si tratta di un lungometraggio ispirato a una sua reale esperienza nata dall’incontro con un pescatore di Gaeta che gestisce una trattoria e che, dopo averlo riconosciuto, ha cominciato a parlargli di cinema svelando una incredibile competenza, tanto da citare tra i suoi film  preferiti La camera verde di Truffaut e Il posto delle fragole di Bergman.

Il pescatore gli ha confessato che avrebbe voluto fare l’attore, poi, però, è rimasto lì nel suo paese, come Francesco, il qui protagonista. Un’opera volutamente atemporale, in cuiBonetti ha evitato l’attualità, pur inserendo i problemi della precarietà del lavoro. In definitiva, una lettera d’amore al cinema che l’attore ha percorso nella sua lunga carriera,  ma anche al  suo mestiere, dopo aver calcato tante volte anche il palcoscenico teatrale, spesso con i testi di Pirandello.

Un’opera che, quindi, mischia l’atmosfera del grande autore teatrale al personale amore di Bonetti per la Settima arte, fondendo il tutto con le onde del mare.

Un decisamente gradevole debutto per un attore non più giovane, ma giovane, anzi, giovanissimo, come regista.

 

 

Roberto Leofrigio