Beast: tra le braccia del serial killer?

È la storia dal punto di vista di una donna che potrebbe essere strettamente legata ad un mostro quella raccontata in Beast, primo lungometraggio diretto dal Michael Pearce proveniente dall’universo degli short.

Un’attrazione fatale tra due anime complicate e fragili sull’isola di Jersey. L’attrazione tra la ventisettenne Moll, incarnata dalla Jessie Buckley presente anche nel cast di The lost daughter, esordio registico di Maggie Gyllenhaal, e lo sconosciuto dallo spirito libero Pascal, ovvero John Flynn.

Un’attrazione che esplode al loro incontro, tanto che lei, da sempre troppo legata alla propria famiglia per rompere i rapporti, comincia a sentirsi per la prima volta viva ed arriva a trasferirsi da lui. Almeno fino al momento in cui viene arrestato come sospettato di brutali omicidi.

Perché non è difficile, fin dai primissimi minuti di visione, intuire che Beast racchiuda tra i suoi fotogrammi una certa influenza proveniente da molti terribili fatti di cronaca che hanno afflitto la storia dell’umanità a suon di serial killer.

Un’intuizione confermata dalle parole del regista stesso: “Ho fatto molte ricerche nella British Library su Ted Bundy, Gary Ridgway e Jeffrey Dahmer, e c’era anche Ian Huntley come fonte d’ispirazione. È stata una sorta di unione tra questi diversi casi reali e i personaggi che ho inventato personalmente”.

E, con vaghi echi che potrebbero addirittura richiamare le atmosfere del primo Nightmare nelle inquietanti situazioni notturne in casa, possiamo tranquillamente affermare che sia una sorta di horror trattenuto “sottopelle” per esplodere nell’epilogo quello che prende forma in maniera progressiva.

Un horror che, però, non mira affatto al facile intrattenimento da brivido, immergendosi in una avvolgente ambientazione rurale per evolversi attraverso lenti ritmi di narrazione ed evitare i raccapriccianti dettagli espliciti tipici del genere.

Un horror che si basa in particolar modo sulle prove sfoggiate dagli attori coinvolti, individuando il proprio maggiore punto di forza proprio nella citata Buckley, impegnata a delineare magnificamente la sua Molly, guida turistica accecata dall’amore e tormentata da un passato da bullizzata. Mentre, al fine di trasmettere a dovere i suoi diversi stati psicologici allo spettatore, Pearce, oltretutto, non dimentica in Beast il fondamentale uso della colonna sonora.

 

 

Francesco Lomuscio