Escobar – Il fascino del male, successo e caduta del più grande magnate della droga

Se di Pablo Escobar si doveva parlare ancora, almeno lo si doveva fare in modo diverso da quanto già visto e sentito. Non raggiunge l’obietto il biopic Escobar – Il fascino del male di Fernando León De Aranoa, in cui a dare il volto al sovrano indiscusso della droga è un Javier Bardem capellone e pancione. E il mancato traguardo è un peccato, tanto più che l’ascesa e la caduta del colombiano sono raccontate attraverso lo sguardo inedito della giornalista di successo e amante di Pablo, Virginia Vallejo alias Penélope Cruz. Ispirato al romanzo Amando Pablo, odiando Escobar scritto proprio della Vallejo, che dopo anni di storia d’amore decide di consegnare il suo amante alla giustizia, Escobar – Il fascino del male poteva davvero essere una storia dalle sfumature originali e sconosciute. De Aranoa, invece, non aggiunge nulla alla figura e alle vicende già note del narcotrafficante.

La vita di Escobar, dall’ascesa criminale degli anni Ottanta, con la creazione del cartello di Medellín, fino alla cattura e morte nel 1993, è compressa in una narrazione scorrevole ma sbrigativa. Fin troppo. Di Pablo, introdotto nel momento in cui il successo è già raggiunto, si dice poco. Non si scava nell’animo dell’ “uomo” Pablo, né si indaga fino in fondo la mente del criminale Escobar. Non si cercano le ragioni del suo repentino successo tra la gente di Bogotà, né i motivi della sua altrettanto repentina disfatta. Lo stesso vale per la glamour Vallejo-Cruz che, ingessata in abiti e pettinature artefatte, finisce per essere una figura senz’anima, anziché la voce che dà direzione al racconto. Ci si sofferma poco sui personaggi, ancor meno sulla valenza della storia d’amore e poco di più sulla rappresentazione di eventi mai scavati fino in fondo. Non ci si sente immersi nelle vicende, né mai veramente coinvolti.

Quindi, sebbene punti ad apparire biografia drammatica ed esclusiva, Escobar trasmette la sensazione di rivelarsi una carrellata di eventi in cui ci si dimentica di far vedere dove sia Il fascino del male e in cui si perde quello che doveva essere il centro del racconto, la magia della leggenda.

 

Valeria Gaetano