Guerra tra poveri: il piccolo omaggio a Pier Paolo Pasolini

Presentato in concorso sugli schermi della sezione Alice nelle città della Festa del film di Roma 2022, Guerra tra poveri è un cortometraggio diretto da Kassim Yassin Saleh, già autore dello short Il vento sotto i piedi.

Girato in bianco e nero, si concretizza in un quarto d’ora circa di visione che sembra porsi a metà strada tra L’odio di Mathieu Kassovitz e certo cinema di Pier Paolo Pasolini; quest’ultimo aspetto oltretutto confermato dalla didascalia conclusiva riportante “Tributo al neorealismo di PPP”.

Forse, dunque, non si tratta di un caso se, accanto al giovane protagonista Matteo interpretato da Francesco Rodrigo Sirabella Sinigallia, troviamo un convincentemente rabbioso Alessandro Sardelli che incarnò Pino Pelosi ne La macchinazione di David Grieco, ricostruzione cinematografica della morte di colui che ci regalò Accattone.

L’Alessandro Sardelli che veste i panni di Manuel, fratello maggiore del citato Matteo e razzista convinto in un contesto altamente popolare dove, cresciuti privi di padre e ritrovatisi insieme alla madre improvvisamente sfrattati e senza casa, decidono di farsi giustizia da soli spronati dal cugino Sergetto, noto attivista di estrema destra.

Il Sergetto dai connotati dell’Andrea Autullo che, come già dimostrato nelle opere calvagnane Cattivi & cattivi e Baby gang, risulta perfetto nel rendere sullo schermo i caratteri del poco rassicurante romano rappresentante i lati peggiori della capitale.

Anche se, tra un violento momento di pestaggio e il desiderio di riprendersi armati di spranghe la propria abitazione assegnata a “sporchi extracomunitari”, Guerra tra poveri approda in realtà ad un lieto epilogo corredato di simpatico dialogo con un bambino.

Un lieto epilogo in cui, in maniera intelligente, anche la differenza di tifoseria calcistica finisce per testimoniare l’importanza dell’unione tra “diversi” relegati in periferie e costretti da un sistema marcio a ritrovarsi più o meno involontariamente l’uno contro l’altro.

All’insegna di un interessante spaccato sociale in piccolo che, comprendente nel cast anche Maria Lauria, Pino Calabrese e la compianta Mirella d’Angelo, si costruisce su un serrato dialogo scandito a dovere dal veloce montaggio del grandissimo Mauro Bonanni. Mentre la fotografia curata dall’infallibile Daniele Ciprì illumina il tutto.

 

Francesco Lomuscio