IL NOSTRO MICHELE DEGAN E’ ANDATO A TEATRO A VEDERE “SINGOLARI COINCIDENZE”: ECCO LA SUA RECENSIONE!

Singolari Coincidenze

Teatro L’Aura

Roma

La stazione, i binari, le attese e i ritardi. C’è già, in questi segni, tutta una costellazione di metafore e di rimandi che parla a chiunque.

Singolari Coincidenze, in scena al Teatro L’Aura di Roma, non tradisce queste aspettative; la trama si snoda da un contrattempo semplice, scontato: il solito ritardo del treno. Ben quaranta minuti di attesa, che non sono pochi, ma che diventano ancora più grandi se Quel treno rappresenta un viaggio importante. Così è per le tre donne che per la prima volta s’incontrano, si conoscono e si confrontano alla banchina della stazione di Ostia in un afoso pomeriggio di giugno.

Singolari Coincidenze viene riproposto al Teatro L’Aura in questi giorni, dopo essere già stato presentato nella regolare programmazione a Novembre, e il motivo è presto chiaro.

È una commedia fresca, leggera ma mai superficiale, che ritrae tre donne, giovani ma non più ragazzine, che devono fare i conti con le decisioni importanti, con le mancanze, con le paure, coi loro sogni e con la realtà, capendo che anche il ritardo di un treno può cambiare il corso e la direzione delle scelte.

Ma andiamo con ordine: chi domina la scena è Patrizia (nome d’arte: Yvonne; sì, “cò la Y”), interpretata da Cristina Galardini, esplosiva coatta a cui Ostia sta proprio stretta; vorrebbe conquistare Roma, l’America, Hollywood. È un’attrice che ha fatto solo qualche comparsa ma che quel giorno potrebbe rivoluzionare la propria vita conoscendo il suo idolo: Carlo Vanzina!

L’opposto di Yvonne è Franchina (Anna Tognetti), silenziosa, timorosa. La sua vita è pervasa di solitudine, ma proprio per questo sa ridere delle cose piccole e sa dedicarsi a ciò che le piace: aiutare, come volontaria, le persone disabili. Quel giorno, per lei, è speciale perché dirà a Ivano, uno dei ragazzi della comunità, che lo ama.

L’ultima ad arrivare è Miriam (Laura Monaco); è quella con l’anima più infantile: riempita di smartphone, foto, social network ecc. , fa di tutto per non essere assalita dai propri pensieri. Il suo chiodo fisso è Ciccio, il fratello: lo segue a ogni suo concerto e parla solo di lui; guarda caso, si è innamorata del cantante del suo gruppo e quella sera vuole dichiararsi.

Un bel quadro con tre ritratti femminili, tutti ben bilanciati.

Di ogni personaggio si riesce a ridere, a simpatizzare e a vederne i lati bui, quelli che nel corso dello spettacolo, scritto e diretto da Bruno De Stephanis, vengono snocciolati battuta dopo battuta. Così, l’attrice si scopre una donna che, pur d’inseguire il proprio sogno, si sta facendo raggirare da un “produttore” 70enne che probabilmente non la porterà da nessuna parte; Miriam è una superficie fragile che crepita: i suoi genitori sono morti e l’amore per il fratello è l’unica cosa che la fa andare avanti. Franchina, interpretata da Anna Tognetti, è solo in apparenza la figura più fragile e problematica perché, con la sua purezza, riesce a esprimere ciò che ama, anche se spesso si trova a disagio col mondo che la circonda.

La singolare coincidenza non è solo essersi incontrate tutte e tre sullo stesso binario, vittime dello stesso ritardo; o essersi sapute parlare nonostante la diversità di vita e di carattere. La vera svolta è decidere, tutte insieme, di non prendere quel treno, di sospendere la decisione, di aspettarne magari un altro, o semplicemente rimandare la partenza e capire che il ritardo è la cosa migliore che potesse capitare.

Tutte e tre hanno scoperto un lato di sé che tenevano nascosto, indicibile; lasciano posto al sorriso e le risate mentre se ne vanno al mare.

Esistono quegli incontri fugaci che riescono a cambiare qualcosa, esistono quelli sguardi che rimangono impressi; sono fili che s’intrecciano e che a volte non sappiamo vedere, ricordare o, banalmente, vivere.

Insomma, i ritardi dei treni sono una delle poche certezze che abbiamo della vita; la vera sfida è capire che ogni tanto sono pure salvifici.

Michele Degan