La primavera della mia vita : radici della rinascita per Colapesce e Dimartino

Rinascita. È il tema principale del lungometraggio La primavera della mia vita, diretto da Zavvo Nicolosi

Un tabù per molti, ma non per i musicisti Colapesce e Dimartino, che, al loro debutto sul grande schermo, affrontano in maniera empatica e sensibile l’argomento.

E lo fanno ponendosi al centro della storia di due amici che, con un passato musicale in comune e un futuro tutto da scrivere, dopo la rottura del loro sodalizio professionale e un lungo periodo di silenzio tornano in contatto per un nuovo misterioso e affascinante progetto che non ha nulla a che vedere con l’universo delle note.

Nessuna vita è scritta e limitata, tutti possiamo cambiare, siamo sempre in tempo. Tutti siamo padroni della propria rinascita e questo ce lo sottolinea Dimartino, che, senza anticipare nulla, a fine visione sarà un “uomo nuovo”.

Nel cammino di ognuno di noi ci sono ostacoli, figure che resistono al cambiamento e che preferiscono rimanere nella loro zona di comfort. Questa visione della vita è presa “a braccetto” da Colapesce, il quale sembra avere molto cuore il suo essere “tradizionalista” per quanto riguarda la sua quotidianità.

La primavera della mia vita è sostanzialmente uno scontro in fotogrammi tra i due antipodi: l’essere urbano, il quale vuole rimanere tale, e l’essere che preferisce stare a contatto con la natura, intenzionato a rimanere abbracciato ad essa.

Una GAP immensa che, in fin dei conti, unisce (anche più di prima) i due attori e intreccia una sensibilità con un’ironia profonda, degna della trama del lungometraggio.

Dietro la macchina da presa Zavvo Nicolosi mette in luce lo scenario siciliano in un road movie attraverso il territorio e le tradizioni; man mano che tappa dopo tappa, l’amicizia tra i due protagonisti si rafforza sempre di più.

La primavera della mia vita si rivela alla fine dei giochi un’operazione perfettamente capace di generare nello spettatore emozioni innovative e molto profonde, proprio come le radici di un albero.

Il cuore del film si può cogliere nel momento in cui è accettato il cambiamento e, senza opposizioni e giudizi superflui, vengono accolte le decisioni altrui.

 

 

Virginia Lepri