Nessuno come noi: l’amore… Vince?

L’amicizia tra uomo e donna esiste? È vero che più tratti male una donna e più lei ti viene dietro? Quando sei egoista significa che sei diventato un uomo?

Si apre e si chiude sulle note di Take on me degli A-ha, ma mentre un vinile gira sul piatto, perché, con una colonna sonora comprendente anche Please don’t go di KC & The Sunshine Band e Amore bello di Claudio Baglioni, è nella Torino degli anni Ottanta che s’immerge Nessuno come noi, diretto dal Volfango De Biasi autore di Come tu mi vuoi e di tre dei cinepanettoni Filmauro con protagonisti Lillo e Greg.

Il Volfango De Biasi che ne firma anche la sceneggiatura insieme alla fida Tiziana Martini, al Marco Ponti regista di Io che amo solo te e Una vita spericolata e al Luca Bianchini al quale si deve, inoltre, il romanzo da cui prende le mosse la oltre ora e quaranta di visione in salsa sentimentale principalmente basata sull’incontro-scontro tra due diverse classi sociali.

Classi sociali rappresentate da un lato dal liceale Vince incarnato dal Vincenzo Crea de I figli della notte, figlio di operai perdutamente innamorato della compagna di classe Cate alias Sabrina Martina, dall’altro dal suo migliore amico Romeo, ovvero il Leonardo Pazzagli di Non c’è campo, sbruffone il cui padre, sposato con la Ludovica dalle fattezze di Christiane Filangieri, è Umberto, noto docente universitario interpretato da Alessandro Preziosi.

Ed è la relazione extraconiugale intrapresa da quest’ultimo con la bella Betty, insegnante del figlio dal volto di Sara Felberbaum, ad intrecciarsi alle vicende amorose dei giovani, in un’epoca totalmente priva di smartphone e social network e nella quale, tra piumini, scarpe Timberland, vespe e cinturoni marcati El Charro, si comunicava per mezzo di telefoni a disco e citofoni.

Man mano che, con la brava Elisa Di Eusanio di Non è vero ma ci credo nei panni di una collega della insegnante, si apprende da un lato che le pagine migliori si riempiono per le persone che non ti amano, dall’altro che le storie non sono destinate a rimanere statiche, soprattutto se ne è coinvolto il cuore.

Quindi, quella che sembra quiete perfetta non fa che annunciare, spesso, la tempesta; in questo caso, però, al servizio di un’operazione che, infarcita anche di omaggi verbali al cult movie Top gun, difficilmente riesce nell’impresa di trasmettere la magia dello spensierato decennio in cui spopolarono musicalmente i Duran Duran, oltretutto penalizzata da una recitazione non sempre convincente e da una voce narrante eccessivamente sfruttata.

Mirato a ribadire che l’amore non corrisposto non è amore, ma è soltanto una prigione, non è del tutto da bocciare Nessuno come noi, ma può lasciare soddisfatti, probabilmente, soltanto gli spettatori dal palato molto facile, abituati alla piatta regia da fiction tv, e gli adolescenti che hanno apprezzato i lavori (più riusciti) del Federico Moccia regista.

 

 

Francesco Lomuscio