Nobili bugie: le tragicomiche avventure di Claudia Cardinale e Raffaele Pisu ai tempi della guerra

1944. La Seconda Guerra Mondiale imperversa e la famiglia di nobili decaduti Martellini vive la sua condizione di declino nella tenuta Villa La Quiete. Sui colli bolognesi, il Duca Pier Donato (Raffaele Pisu), sua moglie la Duchessa Romola Valli (Claudia Cardinale) e il figlio, immaturo cinquantenne, Jean Jacques (Paolo Rossi), trascorrono le giornate accerchiati da una servitù ridotta all’osso e noncuranti della guerra, facendo quello che meglio riesce loro: assolutamente niente.

Il conflitto cambia tutto e diventa per i nobili occasione di rinascita quando una famiglia di ebrei chiede rifugio in cambio di un lingotto d’oro al mese. Il tempo passa e la ricchezza dei Martellini torna a crescere. Ma, proprio quanto i nobili sono sul punto di recuperare gli sfarzi passati, la guerra finisce. Spaventati dall’idea di riperdere nuovamente la gloria acquisita, Duca Pier Donato e famiglia inventano “nobili bugie” per convincere i tre ospiti ebrei che il conflitto è ancora in corso.

Lo spettacolo regge finché alla tenuta Villa La Quiete non arriva Franco (Giancarlo Giannini), che conosce i rifugiati e rivolta la situazione, svelando una verità inattesa.

A guardare Nobili bugie di Antonio Pisu sembra insolitamente di essere a teatro anziché in una sala di cinema. Uno dopo l’altro i personaggi di una storia stravagante prendono il loro posto sul palco dello schermo e danno forma ad un racconto che, popolato da un cast di livello, rivela subito il suo carattere di commedia corale. Sullo sfondo, il conflitto mondiale si staglia come una scenografia sbiadita che diventa opportunità per far luce, in chiave comica, sul lato più amaro della sete di ricchezza e per ricordare Árpád Weisz, che fu allenatore del Bologna e vittima del nazismo.

Man mano che ci si addentra nelle vicende, catapulta in un vortice caotico di eventi. E si resta gradevolmente sorpresi nello scoprire che, alla fine, tutto è finzione e niente è come sembra.

Amaro e comico si fondono indissolubilmente, a tal punto da saper lasciare in bilico tra una risata e una riflessione sulla durezza e avidità dell’animo umano. Questa fusione quasi perfetta è forse il lato più apprezzabile del lavoro di Pisu. Quello che, invece, un po’ spiazza è l’eccessiva forzatura di alcune situazioni, la caoticità di certe scene che confondono e portano a chiedersi, senza risposta, se il genere a cui Pisu abbia puntato sia uno piuttosto che un altro. Si passa dallo storico al drammatico, al tragicomico alla velocità della luce. E non si capisce bene che cosa Nobili bugie voglia effettivamente essere.

In ogni caso, anche se manca un vero equilibrio tra le parti il risultato è garantito; quindi, l’esordio alla regia di Pisu è una commedia amara che si guarda tutta d’un fiato, che coinvolge nonostante i difetti e che, nel finale col suo effetto sorpresa, conduce ai titoli di coda, sicuramente, con un sorriso.

 

 

Valeria Gaetano