Non ci resta che ridere: le barzellette di Alessandro Paci

È vero che, quando tutto è perduto, non ci resta che ridere?

Ne sa qualcosa il fiorentino Alessandro Paci, che, contornato dallo stuolo di attori che da sempre lavorano insieme a lui, mette in piedi Non ci resta che ridere, barzelletta movie i cui protagonisti non sono soltanto coloro che troviamo coinvolti nell’agglomerato di gag e sketch, ma incarnano anche gli spettatori seduti all’interno di una sala di proiezione per visionarle mentre scorrono sullo schermo.

Protagonisti tra cui il Massimo Ceccherini che troviamo nei panni di Ceccù, ovvero un Gesù piuttosto sopra le righe; man mano che, in mezzo a doppi sensi e qualche eco proveniente dai film di Pierino con Alvaro Vitali, si avvicendano un po’ tutte le figure classiche della storiella popolare volta alla risata, dai sacerdoti ai medici, passando per i camerieri al ristorante e gli immancabili carabinieri.

E si passa dalla greve battuta che una suora dà ad un camionista a quella un po’ meno pesante dell’anziano che ordina il pane dal fornaio, divertente come anche il momento della prostituta che dialoga con il tassista.

Con Sergio Forconi, Benedetta Rossi, Alessio Nonfanti, Francesco Toccafondi e Gaetano Gennai a rientrare tra i volti del ricco cast alle prese con quasi un’ora e mezza di visione che, per lo più, attinge da barzellette fin troppo vecchie e risapute, dai tempi in cui si raccontavano ai tavoli del bar a quelli odierni, che ce le propongono direttamente attraverso il web e i social network.

Del resto, chi non ha mai sentito le diverse freddure che, ad un certo punto, vengono sfoderate dai conduttori di un telegiornale? Oppure chi non conosce quella della ragazza che confessa ai propri genitori di essere rimasta incinta di un uomo molto più grande di lei, pronto a prendersi le proprie responsabilità?

Dal tizio che si masturba nel cinema ricordando una situazione del poco conosciuto Il film più pazzo del mondo di I. Robert Levy a scivoloni volgari come quello della giovane che sta apprendendo la maniera in cui impugnare nella giusta maniera la mazza da golf, c’è praticamente tutto il campionario tipico della comicità per palati molto facili e propensi a tenere il cervello spento.

Quindi, con l’accento toscano a dominare, siamo più dalle parti del poco digeribile trash da tarda (e spesso ingiustificata) rivalutazione di W la foca e dei lungometraggi interpretati dagli Squallor che della maniera di strappare risate de Le barzellette – Il film di Carlo Vanzina, capace di rimanere garbata anche quando tira in ballo la parolaccia.

 

 

Francesco Lomuscio