Per la collana Il collezionista della Eagle Pictures arriva Traffic di Steven Soderbergh

Verso la fine degli anni Novanta, la carriera di un regista talentuoso come Steven Soderbergh – vincitore della Palma d’oro per Sesso, bugie e videotape – stava ritrovando una propria rinascita creativa, seguendo progetti particolari e collocati nell’epoca storica, tra crime movie dal sapore pulp (Out of sight) e piccoli prodotti trasudanti noir (L’inglese); fino a lasciare il segno, all’interno della propria filmografia, nel 2000, con Erin Brockovich – Forte come la verità Traffic, che lo portarono ad essere il terzo regista candidato all’Oscar per due film diversi nel medesimo anno (dopo i pionieri Frank Lloyd e Clarence Brown).

Il primo era la vera storia di Erin Brockovich, con una Julia Roberts oscarizzata impegnata a vestire i panni di una reporter sola contro i giganti delle ditte farmaceutiche; mentre il secondo, incisivo e dalle forti ambizioni, riuscì a regalare a Soderbergh una meritata statuetta come miglior regista.

Un titolo, quest’ultimo, che fece da subito parlare a causa dell’argomento scottante che trattava, ovvero il traffico di droga negli Stati Uniti, da dove parte a dove arriva.

L’ispirazione principale fu una miniserie del 1989 intitolata Traffik e creata da Simon Moore, e, utilizzando un cast all star capitanato da Michael Douglas seguito a ruota da Benicio Del Toro, Catherine Zeta-Jones, Don Cheadle, Dennis Quaid e Tomas Milian, Soderbergh inscena una parabola particolare, virata da diversi giochi fotografici, affinché possa far capire che la tragedia del mondo dello spaccio arriva a coinvolgere diverse persone, per quanto queste si sentano lontane l’una dall’altra.

Sono tre le storie che compongono la linea narrativa di Traffic: nella prima vi è il poliziotto messicano Javier Rodriguez (Del Toro), il quale, di punto in bianco, si ritrova a lavorare per le corrotte fila di un pericoloso uomo di potere come il generale Salazar (Milian); nella seconda il giudice Wakefield (Douglas) di Washington, integerrimo sostenitore della lotta contro lo spaccio di stupefacenti, scopre a malincuore che sua figlia Caroline (Erika Christensen) è una tossicopidendente, cominciando, così, una guerra contro i cartelli della droga che va oltre il personale; nella terza abbiamo a San Diego l’agiata e gravida moglie Helena Ayala (Zeta-Jones), la quale viene a sapere che suo marito Carlos (Steven Bauer) altri non è che un ricercato spacciatore, ora arrestato e che ha lasciato la donna in balia a se stessa, con scottanti preoccupazioni di cui prendersi cura, figli in primis.

Intenso dramma dai connotati stilistici ben delineati, Traffic è ancora oggi, a diciannove anni dalla sua uscita, un vero e proprio cazzotto nello stomaco per la nostra società, un film che mette nero su bianco su cosa vi sia dietro lo spaccio della droga e i suoi abusi, che sembrano riguardare la gran parte delle persone che abitano il pianeta Terra.

Nei tre segmenti Soderbergh azzarda un’impronta specifica, caratterizzando ognuno di essi attraverso una scelta fotografia precisa (gialla per il Messico, blu per Washington) curata dal regista stesso (ma sotto lo pseudonimo di Peter Andrews), facendo sì che si amalgami quando i singoli protagonisti si incrociano durante la visione.

Riempie il tutto la presenza di un cast stellare senza precedenti, forse uno dei più ricchi della storia del cinema, che, oltre ai nomi già citati, comprende Amy Irving, Luis Guzman, Albert Finney, Miguel Ferrer, Topher Grace, Clifton Collins jr, Peter Riegert, Viola Davis, Benjamin Bratt, Salma Hayek e James Brolin.

Ma spicca su tutti la performance di Del Toro (senza dimenticare anche l’apporto del grande Milian), allora astro nascente e giustamente premiato in questa occasione dagli Academy Awards come non protagonista; mentre altri due premi andarono alla sceneggiatura di Stephen Gaghan e al montaggio di Stephen Mirrione.

Traffic è in home video grazie a Eagle Pictures nella collana Il collezionista, in un’edizione comprendente sia il supporto dvd che quello blu-ray del film, entrambi impreziositi dai medesimi contenuti speciali: scene tagliate (venticinque minuti), interviste (ventidue minuti) e undietro le quinte (tredici minuti).

 

 

Mirko Lomuscio