Recensione: American assassin, sangue, scazzottate, inseguimenti ed esplosioni tra le strade di Roma

Centocinquantadue minuti di corsa e azione continua, senza fermarsi mai. È il modo con cui Michael Cuesta, tramite American Assassin, trasferisce sullo schermo l’omonimo romanzo di Vince Flynn e la storia di Mitch Rapp (Dylan O’Brien), che da giovane studente universitario e atleta promettente si trasforma in un perfetto Killer made in USA.

Quando la sua promessa sposa resta uccisa in un attacco terroristico, a Mitch rimane un solo obiettivo: la vendetta. E l’occasione arriva dalla CIA che arruola il ragazzo, lo sottopone a mesi di estenuante preparazione fisica e lo trascina in una missione segreta contro il terrorismo in Medio Oriente, agli ordini del glaciale, spietato e ironico veterano di guerra Stan Hurley (Michael Keaton).

Dalla fratellanza, al sacrificio, fino alla lotta incondizionata per difendersi dal nemico esterno e dalla minaccia nucleare, i temi cari al patriottismo americano sembrano, da subito, esserci tutti.

Certi contenuti, insieme alla minaccia terroristica a cui siamo ormai da troppo tempo abituati, trasmettono la sensazione di essere davanti a qualcosa di già visto e conosciuto.

Eppure, in maniera piacevolmente inattesa, in American assassin, la linea tra l’essere terroristi e l’essere eroi diventa così sottile da essere facilmente valicabile, a seconda dello Stato che stabilisce il punto di vista. I personaggi sono vittime e carnefici allo stesso tempo, in base all’ottica dalla quale li si guarda.

Questo consente al lavoro di Cuesta di non scadere (se non forse verso la fine) nella ritrita, noiosa e facile apologia dell’eroismo americano opposto ai cattivi d’oriente e di farsi perdonare una generale incapacità di sviscerare fino in fondo i temi trattati.

Torture, inseguimenti, scazzottate passano da ovest a est, fermandosi per le strade di una Roma che, tra esplosioni, elicotteri ed effetti speciali non proprio eccezionali, assume (per chi la conosce) un sapore ai limiti del bizzarro.

Del resto, la sagacia di non prendersi troppo sul serio, le inaspettate virate nella trama e la semplicità con cui si passa da scene di insopportabile violenza e serietà narrativa a momenti di genuina ironia sono tra i punti forti che fanno di American assassin un film che, senza troppe pretese a livello contenutistico, si lascia guardare con piacere.

Valeria Gaetano