Recensione: Indictus – La Terra è di Nessuno, un avvincente ritratto della multiculturalità siciliana

Sicilia. Territorio per una volta non di mafia, ma (non)luogo di contaminazione in cui culture, lingue e religioni diverse si mescolano e arricchiscono. E, per questo, Terra di nessuno. Come la disegna, in modo del tutto insolito, l’opera prima del regista Francesco Dinolfo, che adatta per il cinema la precedente web series scritta da Marianna Lo Pizzo. Con una storia dal tono insieme epico e moderno e con un cast tutto siciliano, Indictus – La Terra è di Nessuno ci porta indietro nel tempo, fino alla corte del Gran Conte Ruggero d’Altavilla e alla Battaglia di Cerami del 1063, quando i soldati normanni guidati da Serlon d’Altavilla (Roberto Luigi Mauri) e da Arisgot (Dario Raimondi) sottrassero agli arabi infedeli le terre siciliane.

Seguendo le lotte, i complotti e gli adulteri di corte ispirati al libro del monaco benedettino Goffredo Malaterra, ci si perde sorprendentemente tra i paesaggi mozzafiato di una Sicilia Medievale che mostra tutta la sua modernità. E ci si accorge subito che Indictus non è un lungometraggio storico perché non è la Storia, che sia dei vinti o dei vincitori, detta o non detta, a essere la protagonista. Né lo è la lotta tra arabi e normanni o la voglia di prevaricazione dei popoli. Il ritorno al passato, mai lento o noioso, non è che il pretesto per guardare a qualcosa di più profondo e attuale, per raggiungere e svelare il cuore di un’identità siciliana che porta in sé il germe della diversità e dell’integrazione culturale. Un’identità che si manifesta nella Sicilia di ieri e, con forza, anche in quella di oggi.

In un presente in cui lo scontro tra Oriente e Occidente è ancora in atto, il racconto epico di Indictus – La Terra è di Nessuno diventa, perciò, un film attualissimo che fa dei suoi protagonisti gli specchi di uomini contemporanei spinti irrimediabilmente alla ricerca di un’appartenenza identitaria.

Proponendo un’intensa fotografia della diversità propria del popolo mediterraneo, Dinolfo esce vincente dalla prova e firma un lungometraggio che, ripercorrendo in modo inedito e consapevole le vie del passato, si rivela inaspettatamente piacevole e originale.

Valeria Gaetano