Recensione: Un sacchetto di biglie, una fuga di speranza dalla repressione nazista

L’Olocausto visto con gli occhi di un bambino. È con questa curiosa prospettiva che Un sacchetto di biglie, ispirato all’omonimo romanzo scritto nel 1973 da Joseph Joffo, fa rivivere sullo schermo una delle pagine più buie dei nostri tempi, attraverso la storia di due ragazzi in fuga per la salvezza.

Siamo nella Parigi occupata da nazisti. I due fratellini ebrei Joseph (Dorian Le Clech) e Maurice Joffo (Batyste Fleurial) trascorrono le giornate tra scuola, giochi e scherzi come tutti i ragazzi. Finché un giorno il padre Roman (Patrick Bruel) e la madre Anna (Elsa Zylberstein) dicono loro che, per sfuggire alla cattura, devono partire alla volta di Nizza. Da questo momento tutto cambia. Inizia un viaggio che porta i due fratelli a ricongiungersi alla famiglia, per poi ri-perderla e ancora ritrovarla.

Accanto ai due ragazzi viaggiamo noi, guardando ogni cosa attraverso gli occhi del più piccolo dei fratelli, Joseph. Lo sguardo del bambino diventa punto di vista e attutisce la brutalità della tragedia, privando il film di quella durezza insita nella vicenda raccontata. La violenza si sente tanto, ma si vede poco e il regista canadese Christian Duguay sceglie di dare spazio alla speranza piuttosto che al dolore.

Perciò si deve guardare a Un sacchetto di biglie non come a un film storico sull’Olocausto, ma come a una narrazione intimistica sulla forza umana che eventi così grandi possono generare, sul valore dei rapporti familiari, sul peso e l’importanza delle proprie radici, sulla valenza della sofferenza come punto di partenza per un percorso di crescita e formazione che costringe a diventare grandi troppo in fretta.

Alla fine del suo viaggio, Joseph non è più il bambino di un tempo. Tutto è diverso. Il mondo è più grande, perché più grande e diverso è diventato lui. Non più ignaro, ma cosciente. Eppure, in questo percorso doloroso e commovente in cui una piccola biglia blu diventa simbolo di continuità, la speranza, l’altruismo e il bisogno di farcela non lasciano mai il passo al rancore o alla voglia di vendetta. Ed è in questo, oltre che nella straordinaria interpretazione di Dorian Le Clech e Batyste Fleurial, che va cercata la grandezza di Un sacchetto di biglie.

Intensa e mai ostentata, la storia Joseph e Maurice Joffo ci fa guardare un pezzo di storia, della nostra storia, da un angolo inaspettato. E, mentre ci fa commuovere e riflettere, sa come arrivare al cuore.

Valeria Gaetano