RIVEDIAMOLI INSIEME: LA COSA!!!!

LA COSA (2011)

Il cinema di fantascienza non sta attraversando un momento eccelso. Le idee tendono a mancare. Si tende molto a puntare sugli effetti speciali, salvo trovare idee buone in produzioni a basso costo. I favolosi anni ’80 di Lucas e Spielberg sembrano abbastanza lontani, e il continuo ricorso al remake è diventato preoccupante.
In questo contesto si inquadra “La Cosa”, prequel dichiarato del film di Carpenter del 1982.
Dalle prime scene del film originale si apprendeva che tutto era iniziato in una base norvegese. E qui ci viene per l’appunto mostrato cosa fosse avvenuto nella base norvegese in questione.
Tutto inizia con il ritrovamento della famigerata astronave contenente l’alieno congelato. Viene allora convocata la paleontologa americana Kate Lloyd (Mary Elizabeth Winstead) per esaminare in loco la creatura dissepolta. Ma purtroppo l’alieno è ancora vivo, e le conseguenze le sappiamo: lentamente inizia ad assimilare i componenti della base, data la sua capacità di imitare qualunque organismo vivente.
Al film di Carpenter era stato rimproverato di spezzare la tensione con gli effetti granguignoleschi; Matthijs Van Heijningen, regista di questo film, risolve il problema rifilandoci praticamente solo quelli: la sottile paranoia del precedente film qui è appena accennata, prevalentemente vediamo il mostro fare le sue vittime togliendoci il dubbio su chi sia umano e chi no, dubbio sul quale Carpenter si era concentrato molto di più.


Qua è là si ritrovano anche elementi del film di Nyby/Hawks del ’51. Per esempio vi sono due donne tra il personale della base (il cast di Carpenter era solo maschile), e abbiamo di nuovo la figura dello scienziato incerto se salvare i colleghi o piuttosto la sua scoperta.
Ben gestito il finale, considerando che la storia dovrebbe proseguire con quella vista nel 1982.
Le musiche sono di Marco Beltrami, ma qua è là si odono i temi di Ennio Morricone utilizzati da Carpenter.
Alla fine il risultato non è nemmeno troppo disprezzabile, visto cosa c’è in giro ultimamente, però c’è poco da fare: Carpenter era proprio “un’altra Cosa”.

LA COSA DI CARPENTER

La recente uscita del film-prequel costituisce uno spunto per fare un passo indietro… e riesaminare il film originale di Carpenter del 1982.
L’obiettivo di Carpenter e della produzione era chiaro: non fare un remake del film di Nyby-Hawks uscito 30 anni prima, ma portare sullo schermo (come sempre nei limiti del possibile) la vicenda originale del racconto “Who goes there?” (letteralmente “Chi va là?”) pubblicato da John W. Campbell nel 1938 (e che secondo alcuni conteneva velate allusioni all’avvento del nazismo).
Interprete principale era Kurt Russell, già visto in “1997: Fuga da New York” (che probabilmente resterà il film della sua vita), e non tutti sanno che inizialmente per il ruolo principale era stato scritturato nientemeno che Clint Eastwood, che poi aveva dato forfait all’ultimo.


Gli effetti speciali (all’epoca ancora artigianali…) furono curati da Rob Bottin (futuro padre di “Robocop”), che ne guadagnò un balzo in avanti nella carriera ma anche un esaurimento nervoso…
Il film di Carpenter comincia necessariamente… dove finisce il film di Van Heijningen, il che rende necessario un brevissimo

******SPOILER******

Alla fine di questo ultimo film, infatti, un elicottero di soccorso norvegese si posa vicino alle rovine della base, dalle quali esce un superstite, Lars, armato di fucile e con i nervi a pezzi. Mentre l’incredulo pilota dimostra (senza capire di cosa stia parlando il suo interlocutore) di non essere la cosa, da una porta un cane da slitta fugge via. Lars urla che quello non è un cane, intima al pilota di accendere il motore e, fatta scorta di granate, i due partono all’inseguimento.

***FINE SPOILER***

Vediamo quindi un cane che fugge in mezzo alla neve, inseguito da un elicottero il cui passeggero cerca di ucciderlo a fucilate.
Il cane raggiunge una base scientifica americana, i cui occupanti accolgono il cane per metterlo nel recinto insieme agli altri. L’elicottero atterra, ma i due norvegesi a bordo parlano solo la loro lingua, sembrano impazziti e maneggiano fucili e granate: gli americani non capiscono cosa stia succedendo, e alla fine il pilota salta per aria con l’elicottero mentre l’altro viene abbattuto a revolverate.
Il pilota americano MacReady (Kurt Russell) e il collega Garry  si recano alla base norvegese, ma trovano solo macerie fumanti, e i resti carbonizzati di un essere mostruoso.
Quella sera stessa il cane inseguito dai norvegesi inizia a trasformarsi in una creatura orrenda che assimila gli altri cani, e gli uomini della base devono distruggerla con il lanciafiamme.
Si scopre la verità: i norvegesi avevano trovato una creatura aliena sepolta nel ghiaccio, in grado di imitare qualunque essere vivente con cui veniva in contatto. E quando anche uno degli americani, Bennings, inizia a trasformarsi nella creatura, i suoi 11 compagni capiscono che la contaminazione è iniziata anche in mezzo a loro e chiunque potrebbe essere la cosa.
I nervi iniziano a saltare a tutti, la cosa continua a mietere vittime e l’unico a cercare di mantenersi lucido è il pilota MacReady, che cerca di individuare e isolare il mostro prima che uccida tutti.
Di tutta la complessa saga della “cosa”, questo è forse il miglior risultato: all’uscita ebbe la sua parte di critiche per aver forse mostrato troppo la creatura e aver cercato troppi effettacci, ma ciononostante la tensione del film è notevole e Carpenter rende bene il clima paranoico che si viene a creare nella base americana infestata dal mostro.
Un altro dettaglio interessante: per questo film Carpenter, contrariamente al solito, non compone personalmente la colonna sonora, affidata invece al pluripremiato e indiscusso maestro Ennio Morricone, il quale compone un tema fin troppo minimalista ma comunque efficace (e riutilizzato nelle ultime sequenze-raccordo del recente film prequel).


IL VIDEOGAME

Forse non tutti sanno che il film di Carpenter ha avuto anche un seguito sotto forma… di videogame. Uscito nel 2002 per Playstation, Xbox e PC, di fatto inizia dove finisce il film di Carpenter. Il genere è il cosiddetto “strategico”: ovvero, non ci si deve limitare a sparare a tutto ciò che si muove come spesso succede, ma bisogna ponderare bene ogni mossa e risolvere vari problemi ed enigmi per poter andare avanti.
Infatti abbiamo il capitano Blake dell’esercito americano (che è il personaggio manovrato dal giocatore) che con una squadra esplora ciò che rimane (ancora una volta…) della base americana devastata dalla cosa. Ovviamente trova solo rottami, sangue e schifezze non identificate dappertutto. Decide quindi di far mettere in salvo la sua squadra e si mette alla ricerca di altre squadre come la sua.
Inizia quindi una vera e propria discesa agli inferi, costellata di cose mostruose (e di varie taglie) in libertà e di colleghi soldati che possono inavvertitamente trasformarsi in cose anche loro.


Blake dovrà usare tutta la sua abilità per impedire ai suoi uomini di perdere la testa e per uscire vivo dai continui agguati che le cose gli tendono. E scoprirà altresì l’esistenza di un complotto segreto dell’esercito, che coinvolge anche il suo superiore, per utilizzare le cose come armi biologiche… per cui da un certo punto in avanti Blake dovrà difendersi anche dai colleghi, che siano cose oppure no.
Il gioco è molto bello e avvincente, e arrivare alla fine è molto lungo e complicato. Da notare una inevitabile incongruenza: alla fine la dotazione di armi di Blake comprende un mitra, un fucile a pompa, un fucile di precisione, una pistola, un lanciagranate e un lanciafiamme, più tutti i relativi munizionamenti, più alcuni estintori e kit di pronto soccorso… il carico di un furgone o, se vogliamo, di un gatto delle nevi.
Opinione personale: forse è riuscito meglio il gioco che il recente film… questione di gusti.

The “thing” from another world (La “cosa” da un altro mondo, 1951)

A questo punto, diventa doveroso parlare anche del film capostipite, uscito nel 1951. Formalmente la regia è di Christian Nyby, direttore della fotografia, ma di fatto il regista è uno dei mostri sacri della Hollywood di quegli anni, Howard Hawks.
In una base polare, il capitano Hendry (Kenneth Tobey) e i suoi uomini indagano su di un oggetto misterioso caduto nelle vicinanze. Sul luogo dell’impatto, essi trovano quello che è, indiscutibilmente, un disco volante. Oltre al disco, essi trovano anche un misterioso essere congelato in un blocco di ghiaccio, e, decidono di portarlo alla base. Qui, per un tragico errore, l’essere viene accidentalmente scongelato e fugge. Assalito dai cani da slitta, esso perde un braccio, e il prof. Carrington (Robert Cornthwaite) scopre che la creatura è di origini vegetali, si nutre di sangue e, nella mano, sembra avere dei semi. Mentre la “cosa” attacca di nuovo uccidendo due uomini, Carrington pianta i semi, innaffiandoli con le riserve di plasma, e subito crescono dei baccelli che pulsano come cuori umani. Il professore vorrebbe salvare la “cosa”, ma dopo l’ennesimo assalto il capitano Hendry decide di distruggerla. Allo scopo prepara un arco voltaico e una trappola che costringa la “cosa” a passarvi in mezzo. Quando l’essere sta per cadere nella trappola, Carrington cerca di salvarlo e di parlargli, ma il mostro lo ignora e finisce distrutto dalla corrente elettrica. Il film termina con un invito all’intera umanità: guardate i cieli!


Generalmente questo film viene considerato uno dei migliori di tutti i tempi, secondo alcuni anche in confronto con quello di John Carpenter del 1982. Eppure non mi ha mai convinto, forse perché la creatura, anche se saggiamente mostrata appena nella scena finale, mi sembrava assai ridicola. Quanto al confronto con Carpenter, quest’ultimo ha riprodotto più fedelmente la paranoia del romanzo originale (“Who goes there?” di John W. Campbell), e considerando la chiara metafora anti-sovietica di “guardare i cieli”, non si capisce perché Howard Hawks non abbia fatto la stessa cosa. In ogni caso, anche qui è questione di gusti: “La cosa da un altro mondo” è comunque una pietra miliare, e tale va considerato.

Giuseppe Massari (The Doctor)