Stasera in tv su Rai Movie alle 21,10 7 minuti di Michele Placido

Stasera in tv su Rai Movie alle 21,10 7 minuti, un film del 2016 diretto da Michele Placido. È ispirato a una storia realmente accaduta in Francia a Yssingeaux ed è tratto dall’omonimo testo teatrale di Stefano Massini. Scritto e sceneggiato da Michele Placido, Stefano Massini e Toni Trupia, con la fotografia di  Arnaldo Catinari, il montaggio di Consuelo Catucci, le scenografie di Nino Formica, i costumi di Andrea Cavalletto, il trucco di Mauro Meniconi, e le musiche Paolo Buonvino, 7 minuti è interpretato da Ambra Angiolini, Ottavia Piccolo, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia, Maria Nazionale, Violante Placido, Clémence Poésy, Sabine Timoteo, Donato Placido, Gerardo Amato.

Trama
I proprietari di un’azienda tessile italiana cedono la maggioranza della proprietà a una multinazionale. Sembra che non siano previsti licenziamenti, operaie e impiegate possono tirare un sospiro di sollievo. Ma c’è una piccola clausola nell’accordo che la nuova proprietà vuole far firmare al Consiglio di fabbrica. Undici donne dovranno decidere per sé e in rappresentanza di tutta la fabbrica se accettare la richiesta dell’azienda. A poco a poco il dibattito si accende e a emergere prima del voto finale saranno le loro storie, fatte di speranza e ricordi.

Ispirato a una storia realmente accaduta in Francia a Yssingeaux e tratto dall’omonimo testo teatrale di Stefano Massini, 7 minuti vede il ritorno alla regia di Michele Placido, dopo il discreto La scelta (2015). L’attore-regista, che ha sceneggiato il film insieme a Massini, prende di petto, senza cincischiare, lo scottante problema del progressivo ma inesorabile smantellamento dei diritti dei lavoratori che, nell’ultimo ventennio, ha visto una preoccupante impennata, complice la generalizzata crisi economica, la quale ha consentito di realizzare in poco tempo una stretta senza precedenti sul trattamento riservato a chi ogni giorno presta, senza risparmiarsi, il proprio contributo alla produzione di beni in un sistema economico sempre più convulso e imprevedibile.

11 operaie, a seguito dell’acquisto della maggioranza delle azioni dell’azienda tessile in cui lavorano da parte di un gruppo francese, si ritrovano a discutere la richiesta apparentemente innocua, avanzata dai nuovi proprietari, di ridurre di ‘soli’ 7 minuti il tempo concesso per la pausa pranzo. Ciò che di primo acchito sembrava una condizione ragionevole, paragonata all’ipotesi della perdita del posto di lavoro, dopo un lungo confronto si rivela l’ennesimo tassello di una lenta e astuta strategia di diminuzione e annullamento di tutte quelle conquiste che, nel corso del ‘900, attraverso dure lotte, i lavoratori avevano faticosamente ottenuto.

Film corale (brave le varie attrici Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia, Maria Nazionale, Violante Placido, su cui svetta il volto inquieto della veterana Ottavia Piccolo), 7 minuti risulta nel complesso riuscito, laddove Placido ha saputo contenere l’impianto fortemente teatrale del soggetto con delle robuste iniezioni di realismo che drammatizzano in maniera efficace la situazione allarmante in cui si ritrovano le angosciate lavoratrici. E poi, a latere, la questione dell’integrazione degli immigrati, giacché nel gruppetto delle protagoniste sono presenti più donne provenienti da diversi paesi, e il desiderio ardente di poter continuare a lavorare crea ulteriori conflitti, dovuti alla differente percezione del problema che costituisce il fulcro del film.

Ma al di là del tono forse a tratti retorico che caratterizza il film, 7 minuti ha il merito di aver messo potentemente a fuoco la desolante riduzione del valore del lavoro che è stata operata negli ultimi anni. Ciò che prima costituiva un diritto sacrosanto, che spettava a tutti per il solo motivo di essere venuti al mondo, ora appare come un privilegio concesso benevolmente da chi detiene il possesso dei mezzi di produzione (si perdoni il gergo un po’ anacronistico, ma, come faceva notare Jacques Derrida, lo spettro di Marx non è mai svanito, si aggira per l’Europa), e si è disposti ad accettare qualunque condizione pur di ottenerlo.

Scherzando su un futuro tragicomico, ma sinistramente alle porte, si potrebbe finanche immaginare una nuova dimensione del lavoro in cui le parti si invertiranno e si dovrà retribuire chi offre l’onore di poter aver un ruolo nel tessuto sociale. Si, perché il lavoro, come è stato sottolineato da molti, non è solo un fatto economico, di sopravvivenza, ma costituisce un elemento decisivo per conferire dignità all’individuo. Considerata, dunque, l’essenza profonda dell’attività umana, il paradosso paventato diviene il presupposto per innescare un processo di impoverimento indiscriminato delle masse lavoratrici. Il capitale non ha più pudore, laddove, gestendo al meglio i soffocanti mezzi di comunicazione, ha dimostrato di saper sedare anche le situazioni di malcontento più disperate. Una narcotizzazione di massa senza precedenti. Sapremo svegliarci da questo torpore?

Onore al merito, allora, a 7 Minuti, un piccolo, ma onesto film, che invita a riprendere coscienza su questioni che non possono essere più disattese, pena la perdita della dignità, della possibilità di sentirsi ancora soggetti all’interno di un quadro comunitario.

 

 

Luca Biscontini