THE ELEVATOR UN FILM CHE SAREBBE PIACIUTO AD ALFRED HITCHCOCK. IN CONCORSO AL RIFF.

Si può fare un film con due attori, rinchiusi in un ascensore e renderlo funzionale accattivante per 90 minuti? Sì, si può, e THE ELEVATOR ne è la conferma. Dopo aver entusiasmato il Taormina Film Festival, e la stampa estera, il film del talentuoso siciliano Massimo Coglitore arriva al Roma International Film Festival. Prodotto da Riccardo Neri con la sua Lupin Film, il film e trascinato da una sceneggiatura brillante. THE ELEVATOR ci porta nell’abisso delle nostre paure, rinchiudendoci in una gabbia di metallo insieme ad una straordinaria Caroline Goodall e uno strepitoso James Parks, che soffre con noi, dentro pochi metri quadri, in un angusto spazio chiuso. Jack non conosce le motivazioni che hanno spinto la donna a bloccarlo dentro l’ascensore.

Unico obiettivo dell’uomo scoprire riuscire a fuggire e mettersi in salvo, mentre i secondi scorrono inesorabilmente. Attraverso la propria incredibile capacità di far rimanere lo spettatore attaccato alla poltrona per 90 minuti, senza dargli mai tregua, THE ELEVATOR si mostra così, affascinante e conturbante, perché costruito su uno script (Mauro Graiani e Riccardo Irrera) e una regia che sono delle impeccabili macchine da ‘guerra’, nell’aggiungere tensione a tensione, ansie a paure, svelando minuto dopo minuto sempre più informazioni. Jack Tramell è un famoso showman americano, ha tutto e non gli manca niente. Vive in un attico lussuoso sito nella parte eccellente di Manhattan. Una sera prende l’ascensore e viene immobilizzato e stordito da una donna sconosciuta.

Quando si risveglia, si trova legato e imbavagliato.  Perché è stato rinchiuso? Cosa vuole questa donna? Uno spietato gioco di nervi, in cui la donna accusa Jack di qualcosa di grave. Jack si professa innocente, non conosce la donna, deve esserci uno sbaglio. Il racconto ci ricorda per certi versi le dinamiche de La morte e la fanciulla di Roman Polasky. Ad Alfred Hitchcock THE ELEVATOR sarebbe piaciuto. Forse avrebbe voluto addirittura girarlo. Il film del siciliano Massimo Coglitore omaggia palesemente quelli del Maestro, attraverso una storia che angoscia, ammalia e conquista, e a una serie continua di colpi di scena che ci portano a soffrire insieme a Jack (James Parks) ma anche a studiare la donna (Caroline Goodall) in ogni minimo movimento per carpirne il suo obiettivo.

Coglitore, ci regala una regia mai banale, considerando la difficoltà tecnica e di sviluppo del soggetto, appoggiandosi ad una fotografia spettrale, affidata a Vincenzo Carpineta, con dei colori freddi, cupi, a tratti inquietanti. Attraverso un finale tanto coraggioso quanto spiazzante, Coglitore conclude un’opera praticamente quasi perfetta (a parte un rallentamento a metà film), originale e incredibilmente riuscita con una chiaro attacco al potere, al denaro, ma soprattutto allo spirito innato della sopravvivenza. Il film sarà distribuito nella sale italiane da Distribuzione Indipendente ed uscirà nei primi mesi del 2016.

Maddalena Felici