E’ morto Gabriele Ferzetti, attore simbolo di eleganza, da 007 a Sergio Leone

Giorni terribili per lo spettacolo italiano. In meno di tre settimane sono scomparsi grandissimi interpreti come Nando Gazzolo (QUI) e Luca De Filippo (QUI) a cui si aggiunge, tristemente, un nuovo lutto. Si è spento ieri a Roma, dove era nato 90 anni fa, l’attore Gabriele Ferzetti. Nella sua lunghissima carriera, durata quasi 70 anni, ha interpretato oltre 140 film e molti tra miniserie e film tv, oltre a tanti spettacoli teatrali.

Interprete elegante e raffinato, Gabriele Ferzetti è stato uno degli attori italiani più popolari all’estero, soprattutto negli anni ’50 e ’60. La sua passione per il teatro inizia sin dai tempi della scuola, tanto da fargli ottenere una borsa di studio presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma. Viene però espulso per essere andato in scena con una compagnia teatrale di professionisti e così decide di passare al Teatro Nazionale di Guido Salvini, dove debutta in “Anna Bolena” e poi nella compagnia di Vivi Gioi, in cui nel 1951 sarà protagonista di “Sogno ad occhi aperti“.

Ferzetti 2

Un giovane Gabriele Ferzetti

Debutta giovanissimo anche sul grande schermo, nel film di Luigi Chiarini “Via delle cinque lune” (1942). Dopo una serie di ruoli minori, nel 1953 è finalmente protagonista in “La provinciale” di Mario Soldati, tratto da Moravia, in cui interpreta il giovane professore Franco Vagnuzzi al fianco di Gina Lollobrigida. Questo ruolo gli vale l’anno successivo il Nastro d’Argento e lo lancia come star di film romantici. Nel frattempo, subito dopo il film di Soldati, veste per due volte i panni del famoso musicista Giacomo Puccini, prima nell’omonima pellicola (1953) e poi in “Casa Ricordi” (1954), entrambi diretti da Carmine Gallone.

Ferzetti 3

Con Gina Lollobrigida in “La provinciale” (1953)

E’ poi un elegante Casanova in “Le avventure di Giacomo Casanova” (1955) diretto da Steno, a cui segue lo storico incontro con Michelangelo Antonioni, che segnerà la svolta della sua carriera, in ruoli da uomo affascinante ma titubante, opposto al fascino dell’appariscente ed istrionico latin lover italico standard. Nei due film che gira con il maestro è prima il pittore Lorenzo in “Le amiche” (1955) accanto ad Eleonora Rossi Drago, e poi l’architetto fallito Sandro, che nel controverso “L’avventura” (1960) va alla ricerca della compagna scomparsa Lea Massari per poi finire per innamorarsi della sua migliore amica, Monica Vitti. Seguono poi ruoli in drammi politici, come “La lunga notte del ’43” (1960) di Florestano Vancini e personaggi di uomini viziati, nascosti dietro affascinanti e sofisticate facciate.

Ferzetti 4

Con Monica Vitti in “L’avventura” (1960)

Si consolida per Ferzetti anche la fama internazionale, grazie alle partecipazioni in “Tre camere a Manhattan” (1965) di Marcel Carné, nella serie tv americana “Le Spie” (1966) e ne “La Bibbia” (1966) di John Huston. La definitiva consacrazione a livello mondiale arriva a fine anni ’60 grazie ai personaggi di Morton, cinico magnate delle ferrovie in “C’era una volta il West” (1968) di Sergio Leone, e Marc-Ange Draco, boss dell’Unione Corsa che finisce per allearsi con James Bond contro Blofeld in “Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà” (1969), l’unico interpretato dallo sfortunato George Lazenby.

Ferzetti 5

L’indimenticabile Morton di “C’era una volta il West” (1968)

Anche in Italia sono tanti i film importanti interpretati da Ferzetti come co-protagonista e diretti da grandi registi: da “L’arcidiavolo” (1966) di Ettore Scola (in cui è Lorenzo de’ Medici) a “A ciascuno il suo” (1967) di Elio Petri; da “Grazie zia” (1968) di Salvatore Samperi a “Un bellissimo novembre” (1969) di Mauro Bolognini; da “Bisturi – La mafia bianca” (1973) di Luigi Zampa a “Gli ultimi 10 giorni di Hitler” (1973) di Ennio De Concini, fino a “Il portiere di notte” (1974) di Liliana Cavani, in cui interpreta sobriamente l’ex camerata Hans. A metà anni ’70 Ferzetti prende parte ad alcuni poliziotteschi, come “Gli amici di Nick Hezard” (1976) di Fernando Di Leo, e partecipa ai due film de “La Orca” di Eriprando Visconti, oltre che all’incursione nel thriller paranormale di “Sette note in nero” (1977) di Lucio Fulci.

Ferzetti 6

Con Irene Papas e Gian Maria Volonté in “A ciascuno il suo” (1967)

Nel 1981 è nel cast del mega flop “Inchon” di Terence Young, prodotto dal Reverendo Moon (!), mentre negli ultimi 30 anni si moltiplicano le sue partecipazioni a film e serie tv, come “Due fratelli” (1988) di Alberto Lattuada o “Le ragazze di Miss Italia” (2002), ultima regia di Dino Risi. Al cinema invece è nell'”Otello” (1995) di Oliver Parke, con Laurence Fishburne e in “Perduto amor” (2003) di Franco Battiato e infine, dopo aver interpretato il potentissimo Cardinal Siri nella fiction “Papa Luciani – Il sorriso di Dio” (2006) di Giorgio Capitani, conclude la sua carriera nei film “Io sono l’amore” (2009) di Luca Guadagnino e “Diciotto anni dopo” (2010) di Edoardo Leo.

Ferzetti 7

Con Edoardo Leo in “Diciotto anni dopo” (2010)

Nonostante la sterminata carriera davanti alla macchina da presa, Ferzetti non ha mai rinunciato al teatro, del quale è stato un amatissimo interprete (spesso al fianco di Anna Proclemer), con una longeva carriera che ha avuto il suo apice nella meritata vittoria del Premio Ubu come miglior attore, ricevuto nel 1993 per la sua interpretazione di Edgar, tormentato capitano dell’esercito in “Danza di morte“, tratto dal dramma di August Strindberg per la regia di Antonio Calenda.

Ferzetti 8

Con Anita Bartolucci nello spettacolo “Antigone” (2000)

Gabriele Ferzetti, che tra l’altro era il suocero di Pierfrancesco Favino, sulla soglia degli 80 anni si lamentava di non essere più considerato: “In Italia non c’è spazio per gli attori come me. Proprio no. Poi, quando c’è un ruolo interessante, l’attore maturo vanno a cercarlo all’estero. E’ una mania italiana. Sa quanti ruoli ho perso perché sono andati a cercare un attore del mio tipo, ma all’estero?” e aggiungeva, sul suo stile di vita: “Sono felicemente isolato. Vivo in campagna, e non cerco la folla neanche in estate: me ne sto qui, e va benissimo così. Altri attori formano dei clan, si ritrovano fra loro, cercano in questo modo di difendersi in un mondo che divora. Ma dagli attori bisogna guardarsi. E’ una razza pericolosa, piena di ipocrisia e di livore. Me compreso, naturalmente…“.

 

Ivan Zingariello

 

Ferzetti 9

Ferzetti nel 2009