Il diritto di opporsi: solo misericordia

Il diritto di opporsi di Destin Daniel Cretton vede protagonisti Jamie Foxx , Micheal B. Jordan e Brie Larson  all’interno di un classico legal-drama dedicato a una storia vera e tragica che supera anche l’immaginazione del più bravo sceneggiatore di Hollywood.

Just mercy (letteralmente “solo misericordia”) recita il titolo originale del lungometraggio, e, forse, è proprio ciò che suona meglio per la vera storia di Walter McMillian, detto Johnny D., condannato innocente alla sedia elettrica da un tribunale dell’Alabama sulla base di una falsa testimonianza, in un profondo Sud a ridosso del nuovo millennio, ma ancora pieno di razzismo per lui, afroamericano onesto lavoratore.

La vicenda appartiene ad una delle innumerevoli storie di giustizia, o, meglio, ingiustizia che, a volte, hanno fatto morire con la pena capitale degli innocenti; in altre occasioni e solo dopo una lunga detenzione nel braccio della morte, in attesa della fatidica data, alcuni sono stati scagionati.

Tratta dal best seller di Bryan Stevenson (edito da Fazi editore), una  storia che sembra scritta apposta per farne un film, con la presenza di tutti gli elementi per un robusto melodramma, dove l’ennesimo nero viene condannato innocente. Potrà sembrare un argomento ormai ridondante per il nostro pubblico, ma, in realtà, questo è un grande  merito dell’opera cinematografica. Non ci si concentra solo sull’aspetto razziale, del resto. Gli eventi risalgono alle presidenze Bush e Clinton. Sebbene l’Alabama, dove si svolgono i fatti, appartenga a quegli stati in cui i luoghi comuni dello sceriffo bianco che se la prende con i neri non sono affatto uno stereotipo cinematografico.

Il perfetto adattamento del libro riesce a consegnare un’opera che cerca di andare oltre i soliti clichè del legal-drama made in USA. Ed è curioso che film esca a pochi giorni da un’altra storia di ingiustizia come quella di Richard Jewell, portata sullo schermo da Clint Eastwood In quel caso si parla di un bianco paffuttello,  ma va dato grande merito a tutta la produzione di non aver voluto seguire la chiave banale della struttura di questo genere, come ha fatto lo stesso Eastwood.

Alla fine, quello che viene fuori per i nostri spettatori è che, forse, il nostro sistema legale, seppur con tante falle e problemi di lentezza, è sicuramente più equo di quello americano. L’obiettivo de Il diritto di opporsi è quello di portare tutti a pensare come, spesso, la voglia di vendetta e punizione si sostituiscano alla giustizia e alla misericordia. Fondamentali sono le ottime  interpretazioni  di  Jamie Foxx nel ruolo di Johnny D. e di Michael B. Jordan in quello di Bryan Stevenson, ovvero l’avvocato che accede alla Scuola di Legge di Harvard, che consegue una laurea che è la chiave per un futuro di fama, successo e benessere economico, ma che sceglie la via più impervia di difendere i maggiormente sfortunati, fondando la Equal Justice Initiative.

Una associazione di avvocati che difende anche i condannati dal sistema per via razziale ed economica e che hanno trovato in questo avvocato e nel suo team delle persone che hanno permesso di risolvere molti casi di ingiustizia e che continuano ad operare mentre scriviamo queste righe.

Un film da era trumpiana alcuni potrebbero definirlo; peccato, però che proprio durante l’era Clinton succedeva di peggio a livello di ingiustizia e pene capitali eseguite. Di conseguenza, merito all’opera di essere riuscita, cosa non facile, a riportarci lo spirito del libro e di farci conoscere la figura di Bryan Stevenson attraverso una di quelle tante storie a volte riportate di sfuggita dai media. Una storia che ci parla di ingiustizia, ma anche, appunto, di misericordia

 

 

Roberto Leofrigio