Daniele Faraotti: il suo è un grammelot psichedelico

Parliamo di un disco particolare, che siede fiero e stabile al confine tra bellezza ed inganno, tra senso estetico comune e trasgressione di forma e di vizio. Daniele Faraotti, chitarrista, compositore ma io direi anche visionario del suono e della sua forma. Festeggia un anno il suo ultimo disco “English Aphasia”, un lavoro che oggi ritorna ad avere voce con una nuova edizione in vinile 33 giri e un video di lancio del singolo “I got the blues”. Usa il grammelot Daniele Faraotti, alle liriche sostituisce (quasi ovunque) suoni che rimandano ad un inglese reale ma che reale non è… un po’ come la dimensione del suono stesso, del concetto stesso di ogni singolo brano. Lisergiche assonanze, alchimie metafisiche di una bellezza che si rende decisamente interessante. Un disco figlio del rock psichedelico degli anni ’70… in cui io trovo agganci sociali anche per questo nuovo futuro che sta arrivando. Ed il grammelot davvero è la chiave di volta…

Noi parliamo spesso di bellezza. Ecco cominciamo da qui: per te cos’è la bellezza?
La bellezza è molto aperta; la bellezza è Caravaggio, anche Bacon è bellezza; la bellezza è una giornata di sole – la bellezza è una giornata di pioggia – la bellezza è Mozart – anche Beethoven è bellezza; la bellezza sono i Beatles – anche Captain Beefheart è bellezza; anche Zappa anche Stravinsky anche Mahler anche Thom Yorke. Edgar Allan Poe è bellezza – anche il Faust di Mann è bellezza.

Estetica e bellezza contro il contenuto. Un equilibrio che gestisci come? Quanto è importante l’estetica per veicolare il contenuto?
Non contro. Per me estetica e bellezza sono il contenuto.

In questo disco, la bellezza, l’hai messa a dura prova, almeno secondo i canoni tradizionali. Libertà di forma e di espressione. Non è così? Come hai coniugato il gusto comune con la tua libertà?
Sai, il giudizio sulla mia musica è un po’ fuorviato da sto circondario uniforme e uniformato che mi fa sempre fare la parte di quello strano. In altri ambiti mi darebbero del tradizionalista reazionario. Al gusto comune proprio non penso – non mi riguarda. Io scrivo per me e per un ipotetico altro. L’altro pero come tutti di incontrarlo, sarebbe una gran festa. Come quando incontri una persona che ha le tue stesse passioni le tue stesse manie. Ci si riconosce: ogni tanto mi capita, raramente ma capita. Tutto si esaurisce nell’arco di una giornata: ci si vomita addosso tutto lo stupore vissuto tra le cose che ci uniscono e poi ognuno per la sua strada – ognuno con la consapevolezza di avere un fratello da qualche parte nel mondo. Lucio Mazzi un giornalista/musicsta/critico ha scritto: “Faraotti prende a calci la canzone per farla andare avanti”. Mi è piaciuta questa immagine – direi molto azzeccata per descrivere quello che vado facendo.

Ci sono tantissime soluzioni particolari negli arrangiamenti… cosa ti mancava dal suono degli strumenti?
Beh ho cmq chiamato molti musicisti per registrare parti strumentali reali, parti di flauto, tromba , trombone, violino, theremin, clarinetto. Ero solo, non avevo più i miei fidi Dioscuri per cui scrivevo parti di basso e batteria – dovevo sfangarla – volevo fare da solo. Non mi mancava niente del suono degli strumenti ma alcuni suoni di logic 9 volevo utilizzarli e l’ho fatto.

A chiudere: geniale questo video di lancio. Ti mancano gli anni ’90?
Grazie! I piedi mi accompagnano fin dal primo album. Ci tornerò ancora sugli alluci; avrei voluto dare più spazio a loro – devo affinare alcune tecniche di ripresa per i miei “allucioni”. Gli anni 90? Cavolo dici niente… Radiohead sopra tutti. No non mi mancano: fanno parte di me.