Stasera in tv in prima visione su Rai 3 alle 21, 20 Tonya di Craig Gillespie, con Margot Robbie

Stasera in tv in prima visione su Rai 3 alle 21, 20 Tonya, un film del 2017 diretto da Craig Gillespie. Il film è incentrato sulla controversa vita della pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding, interpretata da Margot Robbie, protagonista nel 1994 di uno dei più grossi scandali sportivi degli Stati Uniti d’America. La storia è narrata tramite segmenti di interviste ai protagonisti e ricostruzioni dei fatti. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival, dove ha ottenuto il secondo posto nel premio del pubblico. Tonya ha incassato 30 milioni di dollari in Nord America e altri 24 nel resto del mondo, per un totale complessivo di 54 milioni. Con Margot Robbie, Sebastian Stan, Allison Janney, Paul Walter Hauser, Julianne Nicholson, Bobby Cannavale, Mckenna Grace, Bojana Novakovic.

Trama
Tonya Harding è una pattinatrice artistica su ghiaccio che, nonostante le difficoltà, riesce ad affermarsi a livello internazionale. La sua vita però nel 1994 è segnata dall’aggressione alla rivale Nancy Kerrigan, dando vita a uno degli scandali più assurdi e tragici della storia del pattinaggio e dei giochi olimpici.

Tonya è un mockumentary di notevole livello cinematografico, una contaminazione tra realtà e finzione studiata con cura certosina. A cominciare dall’episodio prescelto, esattamente non tra i più edificanti della storia sportiva: la pattinatrice Tonya Harding coinvolta nell’ideazione di un pessimo gesto intimidatorio nei confronti di una sua diretta concorrente alle Olimpiadi del 1994. La Harding ne viene fuori come una donna sfortunata, prima vessata da una madre tirannica, poi da un marito manesco che lascia e riprende più volte, e anche sul famoso scandalo che decreterà la fine della sua carriera agonistica il film si mantiene cauto, dando le colpe più al marito e a un suo complice idiota che alla protagonista. Ad emergere, in particolare, sono la miseria e il degrado della provincia americana, vera sorgente di malessere esistenziale, in cui la retorica del sogno e della scalata sociale sono ormai divenuti una chimera e quello che rimane è l’oblio nell’alcol e nei vizi.

La frammentazione dei punti di vista viene riflessa sul piano visivo dal continuo cambio di formato e di qualità dell’immagine. Una transizione brusca e senza soluzione di continuità che riproduce l’estrema facilità di passare da una prospettiva all’altra, da un intervento all’altro, dalla verità alla menzogna. Il gioco sta proprio in questo: nella scelta al limite del paradossale di narrare una storia vera e allo stesso tempo affidarsi alla soggettività di chi la racconta, di mettere in scena un evento realmente accaduto contaminandolo con dettagli di pura finzione, e infine di utilizzare la forma tipica del cinema documentario avvalendosi di attori e non di persone autentiche. Persone che, peraltro, in linea con un’estetica del sintetico, sono caratterizzate all’estremo fino a diventare maschere teatrali, figuranti di uno spettacolo dove anche i sentimenti divengono puro artificio.

Un’esibizione pirotecnica di forma e colore, esaltata da una colonna sonora esplosiva e complice del dinamismo di un film che interpella lo spettatore a intervalli regolari. È proprio la musica che, per contrasto, permette a Tonya di distinguersi rispetto alle avversarie e di rimanere se stessa – quella stessa bambina che, per diventare una reginetta di bellezza con una costosissima pelliccia, la fabbrica con i conigli che ha scuoiato nei boschi insieme al padre, e la giovane donna che, per diventare l’esatta incarnazione della femmina americana, nasconde i lividi sotto stati di trucco e veste il migliore sorriso.

Diretto dall’australiano Craig Gillespie, Tonya ha una regia piuttosto dinamica, con un montaggio che rende bene le scene di competizione sportiva e conferisce un ritmo abbastanza vivace, anche se questo non riscatta del tutto alcune debolezze della scrittura che si avvertono sia nel rapporto col marito, a tratti alquanto inverosimile, sia in altri momenti intimi del personaggio. Margot Robbie si conquista una nomination all’Oscar con un’interpretazione energica e accattivante; Allison Janney riesce ad aggiudicarsi la statuetta come attrice non protagonista, con una prova infallibile su un personaggio che non scade mai nella caricatura e il rumeno Sebastian Stan, pur non reggendo il confronto con loro, ha buoni momenti nel rendere l’isteria del marito di Tonya.

 

 

Luca Biscontini